domenica 26 agosto 2012

LA PRINCIPESSA PALLIDA


Il re del Paese dei Salici aveva una figlia di nome Giada. Tutti i dignitari del regno e tutti i sudditi, consideravano Giada non solo la più bella ragazza del regno, ma di tutta la Terra, non potendo immaginare una bellezza più grande.
Giada aveva un carattere dolce e socievole, tanto che, appena riusciva ad eludere la sorveglianza della guardia reale, usciva dal castello per andare a passeggiare tra la gente e spesso si fermava a giocare con i bambini o a chiacchierare con giovani, adulti e anziani.
Tutti le volevano molto bene e per questo il re, anche se sgridava bonariamente la figlia per le sue frequenti uscite solitarie, non ordinava mai alle sue guardie di sorvegliarla più strettamente per impedirgli davvero di lasciare il castello.
Un giorno però, mentre sostava presso una fontana per rinfrescarsi, la principessa incontrò una donna vestita di nero, che mai prima di allora aveva visto. Era la strega Barbogia, cattiva e invidiosa. Infatti appena vide la bellissima fanciulla fu rosa dalla gelosia e congegnò uno dei suoi perfidi malefici.
Si avvicinò alla principessa e appoggiandole una mano sulla schiena le disse: “O povera fanciulla, stai molto male? Coraggio, coraggio, sono qui per aiutarti!”. Giada rise stupita: “Ma no, vi sbagliate, non sto affatto male”. “Davvero” rispose la strega, fingendosi stupita “eppure sei così pallida, che sembra tu stia per morire”.
La pelle della principessa era in verità molto chiara, ma quel candore si abbinava perfettamente ai suoi capelli, ai suoi occhi e ai suoi lineamenti, conferendole maggiore bellezza. Giada guardò la propria immagine riflessa nella fontana e non vide un colore anormale, ma per la prima volta in vita sua si accorse del candore della propria pelle.
La strega non perse tempo e prima di dare tempo alla fanciulla di riflettere aggiunse: “Devi stare più tempo all’aria aperta, prendere un po’ di sole”. Giada rispose sempre più incerta: “Ma io sto quasi sempre all’aperto”. “Oh ma davvero” disse Barbogia fingendosi affranta “allora è proprio la tua pelle ad essere così, che peccato però, saresti una così bella ragazza, se non fosse per questo pallore spettrale”.
Giada, che era da sempre abituata a ricevere solo complimenti, si turbò moltissimo sentendo le parole della donna e si guardava sconsolata la pelle. Allora la strega mise a frutto il suo astuto piano: “Non essere triste, ho io la soluzione al tua problema” e svelta, svelta estrasse dalla borsa una boccetta: “In questa fiala c’è un unguento che ha il potere di abbronzare anche la pelle più pallida, persino la neve diviene del colore del mogano se bagnata da questo olio, spalmati per bene con quest’olio, subito questa sera e già domani avrai una splendida abbronzatura”.
Giada ringraziò la donna, tornò al castello e la sera si unse con il magico unguento. La mattina dopo appena sveglia corse allo specchio ed effettivamente si vide perfettamente abbronzata.
Tutta contenta andò dalla sua damigella pensando di farsi rimirare, ma essa sembrò non badare al colore della sua pelle, ma tappandosi il naso le disse “Misericordia principessa, che orribile odore”. “Che puzza disgustosa” dissero le guardie, “Che olezzo ributtante” disse la cameriera, “Che tanfo ripugnante” disse la governante, “Che fetore vomitevole” disse il giullare, “Che lezzo raccapricciante” disse il ciambellano. E così via.
Ogni persona che incontrava si turava il naso e si allontanava da lei inorridito e in preda ai conati. In breve Giada capì che la pozione aveva reso la sua pelle non solo scura, ma anche orribilmente puzzolente.
Il tanfo che emanava dalla sua pelle era davvero terribile e solo la povera Giada non l’avvertiva. Provò a lavarsi, a profumarsi a purificarsi con saune, bagni turchi, incensi e fumi aromatici, diete vegetali, ma non c’era niente da fare, il fetore ripugnante non diminuiva per nulla.
La vita della principessa fu sconvolta: così ributtante era il suo odore che nessuna persona o animale riusciva ad avvicinarla e persino le piante deperivano alla puzza che emanava la sua vicinanza.
Giada fu costretta a ritirarsi tutta sola in una torre del castello e a passeggiare in un angolo del giardino reale che ben presto divenne spoglio come un deserto. Guardava da lontano le piante, gli animali e le persone e piangeva.
Finché un giorno, dalle lontane terre del Nord giunse un cavaliere di splendido e nobile aspetto, forte e triste. Era il principe Modrum che cercava moglie, non avendo trovato né nel suo paese né in quelli vicini una donna di cui riuscisse ad innamorarsi, ed era pronto a ricompensare il padre della sposa con cento carri pieni di gemme preziose.
Proprio mentre il principe arrivava nel paese, i salici cominciarono a fiorire e la lanugine copriva come neve il paese. Il principe, che non conosceva i salici restò meravigliato, ma cominciò anche a starnutire e a tossire, gli occhi gli lacrimavano, la testa gli girava e si sentiva le febbre alta. Era allergico al polline dei salici!
Decise perciò in cuor suo di attraversare più velocemente possibile quel paese e continuare più oltre la sua ricerca.
Quando però il re seppe dell’arrivo del principe nel Paese dei Salici e della sua ricerca, ordinò che il cavaliere del Nord fosse portato subito alla sua presenza. Le guardie del re lo raggiunsero e gli ordinarono di presentarsi al re del paese.
Il principe, che rispettava le leggi, seppur di malavoglia seguì le guardie e si presentò al castello. Starnutendo e soffiandosi il naso, il cavaliere chiese al re di lasciarlo proseguire velocemente, perché il polline dei salici lo tormentava. Ma il re gli disse: “Prima di proseguire vorrei presentarti mia figlia”.
Dopo aver dato ordini severi a tutti i cortigiani e aver costretto anche la figlia a promettere il silenzio, introdusse il principe nella stanza di Giada.
Modrum fu subito colpito dalla principessa e a causa del fortissimo raffreddore non né sentì la puzza. Giada, fu contenta di poter parlare finalmente con qualcuno, che non scappasse via dopo pochi secondi in preda ai conati di vomito.
A sera i due giovani stavano ancora chiacchierando, ma già si erano innamorati. Modrum propose subito a Giada di sposarlo e Giada, lo mise in guardia, dicendogli, che non poteva rompere il giuramento del silenzio, ma una stregoneria era su di lei e lui non avrebbe dovuto sposarla, anche se lei stessa ne sarebbe stata molto felice.
Modrum restò perplesso, ma scrollò le spalle, troppo innamorato per vedere problemi anche in quella pur strana situazione e andò dal re a chiedere la mano della principessa.
Il re acconsentì, ma pose la condizione che le nozze dovevano svolgersi il giorno seguente al castello. Modrum acconsentì e la mattina seguente, alla presenza di pochi testimoni, con il naso turato dalla cera e i visi coperti dai veli sposò la principessa.
Poiché grande era la gioia per avere trovato la sposa che sempre aveva sognato si meravigliò solo un poco dello strano abbigliamento dei presenti alle nozze: “Questa è l’usanza del nostro paese” gli spiegò astutamente il re.
La mattina seguente si mise in viaggio per tornare nel regno di suo padre, con la sua bellisima sposa. Quando però uscirono dal Paese dei Salici, e la lanugine sparì anche il raffreddore allergico cessò e Modrum incomincio e sentire come tutti la puzza della pelle di Giada.
La poverina, che aveva pensato che almeno Modrum non avrebbe mai sentito il suo odore, piangeva disperata e propose a Modrum di abbandonarla nel deserto, dove desiderava morire. Modrum però, che ormai amava Giada, si riempì il naso di fango e portò Giada al suo paese.
Il padre di Modrum si indignò per il raggiro che il re del Paese dei Salici aveva ordito ai danni di suo figlio, ma per non contrariarlo accettò Giada e le diede la torre più alta del castello per rifugiarsi lontana dalle narici delle gente.
Tutti i medici, i guaritori e i maghi del paese furono convocati, ma nessuna soluzione fu trovata. Finché una ragazza di nome Sheena, che passava tutto il suo tempo libero a prendere il sole, convinse Giada ad andare con lei sul ghiacciaio che scendeva al mare in cima al grande fiordo in cui sorgeva la capitale del regno del Nord.
Qui fece sdraiare Giada su una coperta in una giornata di sole. Il riflesso dei ghiacci e il sole di montagna, presto scottarono la pelle della principessa, che si seccò e cadde. Sotto riapparve la vecchia pelle candida e profumata.
Il principe allora prese Giada, Sheena, cento carri di gemme preziose e mille guerrieri e tornò nel Paese dei Salici. Il padre di Giada fu contentissimo di riabbracciare la figlia liberata dal sortilegio e lodò le lealtà del principe, che nonostante il raggiro gli consegnava le gemme pattuite.
Così i guerrieri del Nord non dovettero sguainare le spade perché il re accettasse il pegno impostogli da Modrum per farsi perdonare e donò a Sheena un lungo tratto di spiaggia, dove la ragazza fondò una bellissima stazione balneare che divenne famosa per i suoi bagni di sole.
Modrum e Giada tornarono nel paese del Nord dove divennero gli amatissimi regnanti e vissero felici e contenti per lunghissimi anni ed ebbero molti figli e figlie belli, buoni, forti e profumati come i loro genitori.

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