C’era un uomo molto ricco, che abitava in una casa costruita sulla roccia e passava tutto il tempo in una grande sala dove riceveva i suoi amministratori, i mezzadri e i mercanti. La sala aveva una sola uscita verso l’esterno e una più larga, verso la sala del tesoro.
Il ricco signore passava tutto il tempo lì dentro a curare i suoi affari, mangiava e beveva lautamente e dormiva dietro un separé vicino all’ingresso della stanza del tesoro. L’attività dell’uomo era frenetica, tanto che per anni dimenticò di uscire dalla stanza e a causa del poco moto e delle abbondanti libagioni divenne molto, molto grasso.
Un giorno finalmente guardando dalla finestra della stanza la città con i suoi giardini e i boschi sui monti e la campagna con i torrenti e i laghi e gli uccelli che volavano nel cielo, ebbe voglia di lasciare per un po’ i suoi affari e di uscire.
Subito però si accorse di essere divenuto troppo grasso per passare dalla porta. Chiese di allargarla, ma gli fu detto che ciò non poteva essere fatto senza far crollare tutta la casa e lo stesso valeva per il tetto e la finestra, poiché la casa era stata costruita come una fortezza per difenderla dai ladri.
L’uomo chiese allora di scavare un tunnel, ma la roccia era così dura da spezzare le punte dei picconi. Convocò allora i medici per una cura dimagrante, ma scoprì che occorrevano molti mesi per perdere tutti i chili necessari a passare di nuovo dalla porta e inoltre si richiedeva una dieta ferrea e molto moto. Ma chiuso in quella stanza l’uomo non poteva fare molto moto, né aveva altri passatempi se non quello di mangiare. Come fare allora?
Il ricco mercante si sentì in trappola e divenne sempre più nevrotico. Dopo poche settimane stava già per impazzire, quando si presentò un vecchietto magro magro con un grosso gatto, una cornamusa e un sacco. “Se mi donerai tutti i tuoi averi ti farò uscire dalla stanza in meno di un’ora”. L’uomo che era ormai disperato accettò.
Allora il vecchietto gli ordinò di stendersi per terra e gli mise un piede sopra, poi gli insegnò una canzone dalle parole misteriose, estrasse dal sacco un furetto digrignante e lo tenne ferme al suolo con l’altro piede. A quel punto iniziò a suonare la cornamusa.
L’uomo come gli era stato ordinato cominciò a cantare: “Carumma com curum, carumma com curum, carumma com curum, …”. Dopo un po’ l’uomo cominciò a digrignare i denti e il furetto ad emettere strani versi: “Cam com cum”.
L’uomo e il furetto si erano infatti scambiati il corpo. Il vecchio subito capì che lo scambio era avvenuto e lasciò libero il corpo dell’uomo posseduto ora dal furetto.
Il gatto gli si avventò contro, e il furetto, che non sapeva di possedere un corpo da uomo, incominciò a fuggire disperato per la stanza. Mosso dal furetto il corpo dell’uomo incominciò a sudare e sudare e in poco più di tre quarti d’ora aveva perso più di cento chili di peso.
Allora il vecchio posò la cornamusa e recitò delle parole magiche. “Carumma com curum” riprese a cantare l’uomo, che era di nuovo nel suo corpo. Nel suo corpo dimagrito.
Il vecchio rimise il furetto nel sacco. L’uomo lo ringraziò e se ne andò povero e felice a godersi i prati, i boschi i laghi e i ruscelli. Il vecchio fece demolire la casa e donò tutte le ricchezze agli amministratori, ai mezzadri, ai servi e ai poveri della città. Quindi andò nel bosco liberò il furetto e seguito dal suo grosso gatto se ne andò per la sua strada.
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