martedì 22 settembre 2020

Italia: dalla democrazia reale alla democrazia irreale

 Prima della caduta dei regimi comunisti del blocco sovietico era frequente l'uso della locuzione paesi del "socialismo reale" per marcare la distanza tra la visone teorica del comunismo, che al termine della fase transitoria della dittatura del proletariato avrebbe dovuto portare ad una società libera e aperta, e la realizzazione concreta degli apparati statali nei paesi socialisti.

Poi è stato introdotto il concetto di democrazia reale che personalmente ho spesso sentito dalla voce di Marco Pannella, ma non so se sia una sua invenzione o una citazione che egli amava.

E' evidente che rispetto all'ideale di democrazia i regimi democratici reali che oggi incontriamo non sono perfetti e dunque sono una concretizzazione sempre parziale di quell'ideale.

Insieme a Karl Popper potremmo dire che c'è democrazia finché il popolo può scegliere e cambiare i propri governanti, ma perché tutto funzioni bene ci vuole molto altro a partire da rappresentanza, partecipazione, equilibrio e controlli tra i poteri ed efficienza.

La democrazia Italiana ha da molto tempo grossi problemi: dalla partitocrazia che rende effimero il ricambio ai posti di comandi alla malagiustizia che pone il nostro paese a livello dei regimi dittatoriali per quanto riguarda sia i tempi e l'accuratezza dei giudizi sia l'esecuzione della pena.

Ma alcuni elementi si sono aggiunti più o meno recentemente:

1) la riforma delle Provincie di cui abbiamo perso il controllo democratico non essendo queste più elettive, ma mantenendo funzioni importanti per la viabilità, l'edilizia scolastica, l'energia e la polizia agro-forestale funzioni per le quali  credo sia evidente  a tutti il cambio organizzativo non ha dato nessun beneficio in termini di efficacia.

2) l'abuso dei decreti leggi con: non rispetto delle deleghe, trattazioni di questioni in cui è assente il requisito di urgenza ed anche quello di omogeneità espropriando il ruolo legislativo del parlamento a favore del potere esecutivo del governo

3) l'abuso del voto di fiducia con: l'impossibilità di emendare e la forzatura ad approvare leggi dubbie e dunque di nuovo andando a ledere il ruolo dibattimentale e legislativo del parlamento

4) l'uso improprio dei DPCM stigmatizzato dalla stragrande maggioranza dei costituzionalisti, ma ancora in vigore a molti mesi dall'inizio dell'emergenza COVID

5) la riduzione del numero dei parlamentari, approvata per via referendaria dopo una campagna (assente e palesemente sbilanciata) e con modalità di voto inusitate (election day), riduzione che lede gravemente la rappresentanza democratica, l'uguaglianza dei cittadini e compromette la funzionalità del parlamento, in particolare del Senato.

Il comportamento della RAI, in teoria servizio di informazione pubblica, a favore del sì al referendum e dunque delle posizioni governative è stato censurato dall'autority di garanzia ed è l'ennesima prova che il servizio pubblico lottizzato più che mai nell'epoca dei 5 Stelle al potere (alla faccia delle promesse fatte quando erano all'opposizione) non lavora per i cittadini, ma per il governo.

Ed il quinto potere è fondamentale per la democrazia, ma il panorama italiano è desolante, mentre l'informazione alternativa sui social si rivela sempre più di scarsa affidabilità e in mano a chi detiene il potere economico nella rete.

A fronte di tutto ciò la democrazia reale italiano sta scivolando sempre più lontano dall'ideale fino a rischiare di finire fuori dal perimetro della realtà democratica insieme a paesi come la Russia, la Bielorussia e la Turchia.