giovedì 21 giugno 2012

TRAMONTO CON VOCI


Parole dal sen fuggite – tuonò l'uomo.
E l'altro sgranò gli occhi. Primo perché non aveva mai visto una tetta parlare, anche se doveva ammetterlo a certe mancava solo la parola. Secondo perché lui era un maschio e per di più magro. Di che seno stava parlando?
O forse era una di quelle falsificazioni della realtà che chiamano “modi di dire”?
Che già modo di dire è un modo di dire, perché i modi di dire sono: dirlo con calma, dirlo in fretta, arrabbiato, agitato, piangendo, ridendo e altri ancora. Ma non certo “pan per polenta” mentre si parla di giardinaggio e assurdità consimili.
“Il tuono viene sempre dopo il lampo”. Palesemente falso! Durante un temporale un sacco di lampi vengono dopo i tuoni e un sacco di tuoni dopo i lampi. Vengono quando vogliono, sempre che siano loro a voler venire e non sia qualcun altro che li obbliga. Un po' come le azioni degli uomini.
L'altro pensò: i lampi sono belli, ma mi fanno paura, i tuoni non mi piacciono, perché sono troppo rumorosi.
Anche a me i fulmini danno abbastanza fastidio perché ti colgono sempre alla sprovvista.
Il tonno invece mi piace – pensò l'altro immaginando una bella scatoletta, ma il tonno gli fece venire in mente il tempo così disse: tempus fugit
Come? - replicò l'uomo.
Ma la bellezza è ancor più veloce , come vento e nube fugge via – cantò l'altro.
Oh, ma insomma...
Basta vecchio mi hai stufato – lo interruppe la ragazza e prese l'altro per mano e insieme se ne andarono tuffandosi nel sole al tramonto.
Le loro sagome nere divenivano sempre più piccole nel rosso del sole che diveniva sempre più piccolo. Finché sagome e sole sparirono insieme.
L'uomo sospirò. Guardò il crepuscolo fino a quando riuscì a distinguere l'orizzonte.
Sospirò di nuovo e ripensò alle parole dell'altro.
Forse non aveva tutti i torti – borbottò.
E si addormentò sereno.

domenica 17 giugno 2012

RISVEGLI


E forza Italia …”
Alle 6.30 le note e le parole dell’inno di Forza Italia riempirono la camera da letto nella suite dell’Hilton di Parigi.
Silvio Berlusconi aprì gli occhi nel buio. Era il Presidente del Consiglio? Sì, lo era di nuovo. Si stiracchiò soddisfatto e si sgranchì con cura le spalle facendole ruotare in avanti e poi all’indietro. Da quando aveva l’inno come suono della sveglia l’inizio della giornata era più facile. Non doveva più cominciare a chiedersi se stava navigando o se era fermo in qualche porto, per poi ricordarsi che no, non faceva più le crociere e risalire pian piano al suo ruolo corrente. Quante cose aveva fatto!
Accese la luce. Dunque dov’era? Ma certo, a Parigi. “A Paris, a Paris” canticchiò. “Cribbio, Presidente, ma hai ancora una splendida voce!”
Si alzò dal letto. Cosa doveva mangiare a colazione? No, non aveva più problemi nemmeno di dieta, grazie a Dio. Già Dio. Recitò velocemente una preghiera, senza dimenticarsi di ringraziare per la grazia della vita e in particolare per essere stato creato Berlusconi.
Che impegni aveva per la giornata? Doveva vedere quel pirla di Chirac, tutto culo e camicia con quel bolscevico di Schroeder. “Bon jour, mon amì”
No, no, più breve la “o”, non poteva mica fare la figura di parlare con accento Belga, lui era un magut, non certo un minatore.
Prostata o non prostata, una bella pisciata non me la toglie nessuno.” Guardò l’orologio: Diciasette minuti all’arrivo del suo segretario personale, con il discorso ufficiale. Entrò in bagno.

Aspirò con gli occhi ancora chiusi e subito riconobbe il profumo fresco e dolce della pelle di una ventenne. Chi stava dormendo nel suo letto?
Non lo ricordava mai, ma il gusto della sorpresa gli piaceva e lo divertiva.
Aprì gli occhi. La ragazza nuda dormiva sulla schiena, ma teneva le gambe semi-raggomitolate di lato, un braccio piegato sul ventre e l'altro appoggiato sul letto sopra la testa. Girati dalla sua parte i lunghi capelli castani e i glutei sodi.
Si alzò a sedere per vederla meglio. Il volto era grazioso, il seno sinistro le cadeva leggermente di lato, ma quello destro, grazie alla posizione del braccio, si ergeva dritto come una bellissima montagna.
Dalla montagna ai monti il salto è minimo. Berlusconi si rabbuiò. Poi pensò che l'usurpatore, il presidente Monti, stava certamente contemplando in quel momento panorami assai meno ameni e sorriso di nuovo soddisfatto.

Sveglia, sveglia.
Lui emise una sorta di grugnito.
Su Cavaliere è ora di alzarsi – insistette l'infermiera.
Nessuna reazione. Allora provò a scuoterlo prima piano poi con più decisione sempre ripetendo:
Sveglia, Signor Silvio, su.
No – urlò lui d'improvviso – lasciami in pace, ho sonno, sei cattiva.
Ma ha dormito tutto il giorno e adesso è ora di cena, non avete fame?
Lui la fissò.
Tu non sei la mia mamma, voglio la mia mamma – piagnucolò.
L'infermiera sorrise, gli prese le gambe e le girò fuori dal letto, poi prendendolo per le spalle lo tirò in piedi.
Bravo signor Silvio, forza andiamo.
Ho capito subito che sei una brutta comunista – sibilò mentre a piccoli passi si avviava a piccolo passi fuori dalla camera.

domenica 10 giugno 2012

THNG 0 - Premessa


TIR HAFL NI GRETCH
(Il libro sacro del popolo dei GRETCH)

Premessa


La storia della cassa di Weddell è universalmente consciuta, ma poiché la nuova storia che vogliamo presentare ai lettori è in fondo un nuovo capitolo di quella ci corre l'obbligo di riassumerla velocemente.
Nel corso di carotaggio climatologici sulla banchisa antartica del Mare di Weddell è sta casualmente portata alla luce una piccola cassa di legno contenete 4 volumi, che la datazione scientifica tramite il C14 ha fatto risalire a 7500 anni prima di Cristo.
Dei quattro volumi i primi, 2 uno di argomento agronomico e l'altro zootecnico, hanno un immenso valore storico per le nuove informazioni che portano delle conoscenze in tali campi, seppure di una civiltà sorprendentemente avanzata rispetto alle altre civiltà neolitiche anche di epoche posteriori fino ad oggi conosciute.
Il terzo oltre a ciò porta nuove conoscenze anche ad altre scienze contemporanee. Si tratta infatti di un sorta di manuale all'identificazione delle piante commestibili, con indicazioni precise delle caratteristiche visibili, ma anche delle epoche e delle parti da consumarsi e in alcuni casi dei trattamenti da effettuare per eliminare le tossine presenti. Vengono catalogate oltre 700 piante. Alcune di queste informazioni riguardano piante da noi conosciute, ma sono per noi del tutto nuove. In altri casi si possono identificare piante ormai estinte o comunque mutate in modo significativo.
L'ultimo e più stupefacente libro è un libro di medicina, che è ancora al vaglio degli scienziati per quanto riguarda le terapie utilizzate, ma che nella parte di anatomia è incredibilmente accurato. Quest'ultimo libro con la capillarità delle spiegazione descrittive delle tavole illustrate è stato fondamentale per la transcodifica della lingua.
Quale popolo ha scritto quei libri? Dove viveva? Perchè non ha lasciato altre tracce?
Ma anche: come è finita quella piccola cassa in mezzo ai ghiacci eterni del continente antartico? Domande ad oggi senza risposta.
Ma veniamo al nostro nuovo capitolo. Nella biblioteca di Timbuctù è stato rinvenuto, durante lavori di catalogazione dei preziosissimi e antichissimi volumi ivi contenuti un tomo, in pessime condizioni generali, ma in alcuni tratti ancora recuperabile, scritto nella stessa lingua dei libri della cassa di Weddell. Il libro risale al 400 avanti Cristo il che rende necessario ipotizzare un'opera di trascrizione di volumi più antichi, forse senza più neppure conoscere il significato del testo per colmare il gap temporale con l'epoca dei volumi di Weddell.
Il libro ora in corso di ricostruzione e di traduzione è un libro sacro di un popolo misterioso che non pare essere comunque il popolo di Weddell, ma un altro popolo il cui libro è stato tradotto in quella lingua.
Non vogliamo fare al momento altri commenti, ma offriamo al lettore la prima parte del libro, una sorta di libro della Genesi che offre a nostro avviso motivi di viva sorpresa per la visione cosmologica che un popolo così antico è riuscito a rappresentare.

domenica 3 giugno 2012

THNG 4 -Algon


Tutte le speci di animali dell’aria, delle acque e della terra trovarono così il loro posto, nell’ordine della natura, il loro cibo, le loro tane e tutto ciò che ad essi serviva per vivere. E le creature si moltiplicarono e si espansero sopra tutta la terra, nelle acque e nel cielo.
Particolarmente gradite al Signore della Vita erano le scimmie. E sopra tutte le scimmie una specie di scimmie. La Creatrice spinta dall’amore per queste creature infuse loro un soffio del proprio Divino Pensiero. Così questa specie di scimmie fu elevata sopra ogni altro animale acquisendo un’intelligenza divina: tale è la nostra specie.
E il Signore della Vita fu così contento della sua opera che assunse la sostanza di carne e la forma di uomo e prese a vivere con gli uomini. Il nome della Volontà presso gli uomini fu Algon e le forme che assunse furono quelle proprie dei due sessi della nostra specie. Ghi-Algon e Fir-Algon si unirono così alla tribù degli uomini.
Quando giunsero tra gli uomini essi gli accolsero volentieri perché il loro aspetto e le loro parole li rivelavano come propri simili. Insieme raccolsero cibo e mangiarono e giocarono nell’acqua.
Alla sera giunse la pioggia e gli uomini si strinsero sotto gli alberi. Algon mostrò agli uomini come intrecciare i rami e le foglie per costruire un riparo migliore. Così quella notte gli uomini impararono a costruirsi un rifugio.
All’alba tutti gli animali della foresta si presentarono davanti ad Algon rendendo loro omaggio. Gli uomini furono stupefatti nel vedere le bestia tutte insieme, carnivori ed erbivori, avvicinarsi ad Algon e prostrarsi e salutarlo con parole umane, che mai si erano udite da alcuna bestia.
Chi siete dunque? Chiesero loro. Così Algon rivelò loro la propria natura e spiegò come gli uomini nascono dalla carne e nella carne ricevono lo spirito, mentre Algon era in origine spirito e si era rivestito di carne per stare con gli uomini.
Gli uomini si rallegrarono e gioirono comprendendo di dovere ogni cosa alla Creatrice e sperimentandone l’amore particolare per loro poiché aveva voluto stare con loro e condividerne la natura.
Molti animali intanto tornarono alle loro tane, ma alcuni preferirono restare con Algon e con gli uomini e ancor oggi essi vivono così.
Algon visse il tempo assegnato alla natura umana insieme alla tribù degli uomini e generò 10 figli, 5 di ciascun sesso.
Algon insegnò agli uomini l’agricoltura e raccontò loro della creazione e del tempo degli uccelli. Gli uomini ascoltavano volentieri Algon e Algon ascoltava volentieri gli uomini che parlavano di tutto ciò che facevano, che vedevano e che pensavano. Algon aiutava gli uomini in ogno cosa, ma solo di rado usando la forza del proprio pensiero per vincere le forze della natura, solamente quando esse minacciavano l’esistenza degli uomini.
Anche i figli di Algon avevano dei poteri sovrannaturali, anche se limitati, ma anch’essi ne facevano raro uso. Troppo pericoloso è infatti per l’uomo il potere del pensiero: troppo potente ed esaltante rischia di provocare sventure e corrompere lo spirito. Ma Algon e i suoi figli si prodigarono nell’istruire l’uomo per vincere la natura con le proprie forze e la propria intelligenza.
I figli di Algon presero compagni e compagne tra gli uomini e così si moltiplicò la discendenza di Algon e delle sue creature. E poiché i figli della carne di Algon sono i progenitori di tutta l’umanità noi chiamiano Algon: Padre e Madre dell’Umanità
Al termine del tempo, come ogni essere umano, anche i corpi di Algon sfiorirono. E Ghi-Algon e Fir-Algon abbandonarono il corpo e apparvero nell’aria come spirito, spirito visibile e multiforme di cui non è possibile dare descrizione. Poi scomparvero in uno sfolgorio di luce.
Quando gli uomini si riebbero dalla sublime visione si accorsero che restavano tra loro i corpi senza vita di Algon. Essi furono presi da tristezza e presero a discuter cosa si dovesse fare dei corpi. Alcuni proposero che fossero tramutati in pietra con la forza del pensiero dai figli, perché restassero in eterno, altri che i corpi fossero divisi come pasto per tutti perchè la carne di Algon continuasse a vivere nella propria carne, altri ancora che i corpi fossero coperti di resina e così conservati. Queste e molte altre proposte furono fatte perchè ciascuno voleva onorare e ricordare Algon.
Quattro proposte piacquero ai figli di Algon e così essi decisero di attuarle. Tagliarono dunque i loro corpi in due parti ciascuno e per ciascun pezzo procedettero secondo uno di tali sistemi. Scavarono un buco nella terra e vi calarono la prima parte e la ricoprirono di terra. Quando videro il corpo sparire sotto la terra furono presi da commozione e dissero piangendo: “Ecco il tuo corpo sparisce ora alla nostra vista, scendendo nella terra e non lo rivedremo più”. Ma poi dissero ancora: “Ma dalla terra il tuo corpo fruttificherà e cresceranno erbe verdissime e fiori fragranti ed alberi maestosi con frutti succulenti e noi ti vedremo di nuovo e di nuovo potremmo toccarti”. E la tristezza più cupa li abbandonò.
Il secondo pezzo fu calato nel fiume e affidato alla corrente. Quando videro sparire il corpo dietro l’ansa del fiume i loro occhi tornarono a velarsi e dissero: “Ecco il tuo corpo sparisce ora alla nostra vista e viaggia verso l’oceano e nell’oceano si perderà e non farà mai più ritorno a noi, ma si dissolverà nella acque.” Dopo poco di nuovo trovarono conforto dicendo: “Ma dal mare giungeranno nubi luminose e rombanti e noi ti rivedremo e scenderà la pioggia ristoratrice e così di nuovo ci abbraccerai”.
La terza parte fu ridotta in frammenti e dato in pasto agli animali domestici e alle fiere che erano giunti dai boschi. “Ecco il tuo corpo sparisce ora nelle fauci di questi animali e non tornerà mai più intero. Ma questi animali genereranno dei cuccioli pieni di vita e noi ti rivedremo e di nuovo potremmo godere della tua compagnia”. Così per la terza volta si consolarono.
L’ultima parte infine fu posta sopra una catasta di legno cui fu dato fuoco e bruciò lasciando solo cenere e fumo nel cielo. E così essi dissero: “Ecco il fumo si disperde nell’aria e così il tuo corpo riempie tutto il cielo pur restando invisibile. Il tuo corpo come lo conoscevamo è distrutto per sempre, ma non il tuo spirito. Esso vive in eterno e già ora i nostri spiriti, sentono la carezza del tuo pensiero affettuoso. E la tristezza vela ormai solo i nostri corpi, ma non più il nostro spirito che già vi ha ritrovato, amati genitori”.
E la tribù degli uomini crebbe, guidata dalla saggezza dei più anziani dei figli di Algon e poi dai figli di questi e dai figli dei figli. Essi erano saggi, corpo, mente e spirito erano concordi e sempre essi parlavano attraverso il loro spirito con la Volontà e la loro vita era serena.
Questo fu l’ordine che la Volontà stabilì per i viventi e tale ordine presiede ancor oggi alla vita delle piante, degli animali e degli uomini nel nostro mondo.