giovedì 21 giugno 2012

TRAMONTO CON VOCI


Parole dal sen fuggite – tuonò l'uomo.
E l'altro sgranò gli occhi. Primo perché non aveva mai visto una tetta parlare, anche se doveva ammetterlo a certe mancava solo la parola. Secondo perché lui era un maschio e per di più magro. Di che seno stava parlando?
O forse era una di quelle falsificazioni della realtà che chiamano “modi di dire”?
Che già modo di dire è un modo di dire, perché i modi di dire sono: dirlo con calma, dirlo in fretta, arrabbiato, agitato, piangendo, ridendo e altri ancora. Ma non certo “pan per polenta” mentre si parla di giardinaggio e assurdità consimili.
“Il tuono viene sempre dopo il lampo”. Palesemente falso! Durante un temporale un sacco di lampi vengono dopo i tuoni e un sacco di tuoni dopo i lampi. Vengono quando vogliono, sempre che siano loro a voler venire e non sia qualcun altro che li obbliga. Un po' come le azioni degli uomini.
L'altro pensò: i lampi sono belli, ma mi fanno paura, i tuoni non mi piacciono, perché sono troppo rumorosi.
Anche a me i fulmini danno abbastanza fastidio perché ti colgono sempre alla sprovvista.
Il tonno invece mi piace – pensò l'altro immaginando una bella scatoletta, ma il tonno gli fece venire in mente il tempo così disse: tempus fugit
Come? - replicò l'uomo.
Ma la bellezza è ancor più veloce , come vento e nube fugge via – cantò l'altro.
Oh, ma insomma...
Basta vecchio mi hai stufato – lo interruppe la ragazza e prese l'altro per mano e insieme se ne andarono tuffandosi nel sole al tramonto.
Le loro sagome nere divenivano sempre più piccole nel rosso del sole che diveniva sempre più piccolo. Finché sagome e sole sparirono insieme.
L'uomo sospirò. Guardò il crepuscolo fino a quando riuscì a distinguere l'orizzonte.
Sospirò di nuovo e ripensò alle parole dell'altro.
Forse non aveva tutti i torti – borbottò.
E si addormentò sereno.

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