domenica 28 dicembre 2014

MUSICA


Non c’è musica
in me.
Striscio nell’ombra
metallica
di luci blu
lungo il muro
calcinoso
della follia
espandendo tentacoli
di desiderio
nella febbrile angoscia
del vuoto.
Inseguo note, irraggiungibili
dal mio cuore muto,
inferno del mio orgoglio
nera notte
gravida di fiele.

domenica 21 dicembre 2014

NELLA BUONA SORTE


… finché morte non vi separi?
No – disse.
Lei continuò a sorridere come se non avesse sentito o come se lui avesse dato la risposta prevista.
La chiesa non aveva mai visto così tante tonsille tutte insieme.
Il testimone di lui chiuse gli occhi, mentre quelli della testimone di lei si riempirono d'odio, i genitori degli sposi sbiancarono o si accasciarono sul banco. Il sacerdote fissava lo sposo attonito.
No – urlò ancora – non voglio che la morte ci separi, voglio amarti per sempre, ogni giorno presente, futuro e passato. Per l'eternità insieme e sempre nella buona sorte.
La faccia di lei si liquefece: è impazzito - pensò sgomenta, ma intanto il suo cuore si riapriva.
Nessuno ancora riusciva a proferire parola.
Lui la prese in braccio e corse lungo la navata, con un calcio aprì le porte a battente e saltò giù lungo la scalinata come una furia. Attraversò sempre correndo il prato e i primi che riuscirono a reagire e ad uscire dietro di lui lo videro, con lei in braccio, le mani legate attorno al suo collo, sparire nel bosco.
Corse senza mai fermarsi fino a sera come se fosse appena partito, mentre lei si abbandonava nelle sue braccia e nel suo amore folle.
A sera si adagiarono su un prato in fiore c consumarono il non-matrimonio per tutta la notte.
All'alba si presero per mano e si alzarono in volo.
Salirono in alto nel cielo, oltre le nuvole e ancora su fino a sciogliersi nel sole.

domenica 14 dicembre 2014

POMERIGGIO


Ancora i rintocchi
di campane lontane
mi scuotono l’anima
e mi ferisce il mondo
con l’azzurro del cielo
e sospiri e amore
e suoni d’uccelli
silenzioso bevo.

domenica 7 dicembre 2014

LIBERO DI DECIDERE


“Ogni cellula vivente è circondata da una membrana che la separa e la protegge dall'ambiente circostante. Ma la membrana non è ermeticamente chiusa, al contrario permette innumerevoli scambi con passaggi di sostanze, anche complesse, da fuori a dentro e viceversa. Così le cellule possono respirare, nutrirsi, interagire tra di loro, crescere, produrre composti biochimici, metaboliti e cataboliti, che hanno sempre un ruolo e modificano comunque l'ambiente stesso.
A somiglianza delle cellule anche l'uomo non può vivere senza proteggersi dall'esterno e non può vivere senza interagire con l'esterno.
Anche a livello psichico abbiamo bisogno di proteggerci e costruiamo barriere a tale scopo. Ma dove abbonda qualcosa, qualcosa d'altro manca. E le difese che ci proteggono divengono facilmente prigioni, catene che ci impediscono di rapportarci correttamente ed efficacemente con l'ambiente e in particolare con i nostri simili.
Se non siamo in sintonia con l'ambiente la nostra aria è inquinata, la nostra acqua è malata, il nostro cibo è tossico e il nostro corpo deperisce e duole, la nostra anima soffre e le nostre relazioni umane non funzionano.
Se accumuliamo per noi creiamo un'abbondanza di beni, che ci sottrae l'equilibrio interno, corrompe le nostre relazioni e non ci permette più di vivere bene e di far vivere bene chi ci è vicino.
Se diamo il giusto spazio agli altri e al mondo in noi stessi arricchiamo tutti, noi stessi per primi.”
Il discepolo smise di parlare, aprì gli occhi e guardò il maestro.
Gli occhi del maestro parevano socchiusi sicché non era possibile capire se e cosa stesse guardando, ciò nonostante non potevano esserci dubbi che avesse ascoltato attentamente.
I due sedevano uno di fronte all'altro, entrambi nella posizione del loto, sulla cima del colle.
Il maestro guardava verso il mare lontano che luccicava vicino all'orizzonte
Dietro il corpo del maestro si stagliavano cime imbiancate di neve poggiate su rocce pallide e frastagliate. Sotto di loro tutt'intorno sui colli brillava il verde degli alberi e dei prati
Dal bosco sottostante saliva il canto degli uccelli e il vento frusciava fresco sui loro corpi. Nuvole sottili passavano veloci e leggere sopra le loro teste. Il sole era caldo.
Il maestro annuì. Il discepolo richiuse gli occhi.
“Tutto ciò non basta” riprese il ragazzo “giacché pur sapendolo non sono in pace”
“Hai ascoltato il tuo cuore?” sussurrò il maestro
Il discepolo sospirò.
“Ma lei ti ha sorriso” esclamò allegramente, socchiudendo di nuovo gli occhi colpiti dai riflessi del mare.
“Lei?” farfugliò il discepolo, sgranando gli occhi mentre le gote si tingevano come al tramonto.
“Ho visto i suoi occhi” rispose il maestro, sorridendogli ancora “Ma ho visto anche i tuoi occhi”
Questo mi turba. Posso dominare il mio desiderio, ma sono impotente contro il suo desiderio” biascicò il discepolo abbassando lo sguardo verso l'erba rada, la terra scura e i sassi bianchi.
Tu giudichi già i desideri, ma forse essi sono buoni. Qualsiasi cosa tu faccia può essere giusta o sbagliata dipende da te renderla tale.” continuò pacatamente il maestro.
E da lei” e nella sua mente quel lei riverberò come le onde di un sasso in un'acqua ferma.
Tu puoi cambiare i suoi pensieri e lei i tuoi, come io cambio i tuoi e tu i miei, come la terra ci nutre e noi nutriamo la terra” lo sguardo del maestro si allargò fino all'orizzonte.
Il discepolo percepì di nuovo chiaramente il mondo intorno in sé e la sua coscienza per un istante infinito parve ampliarsi fino ai limiti dell'universo.
Maestro il tuo cuore è sereno?”
Lo è”.
I due si sorrisero fissandosi negli occhi, quindi si alzarono e iniziarono a scendere verso la valle.

lunedì 1 dicembre 2014

L'EDONISTA


“Ci si innamora di ciò che ci dà piacere, e non si può trarre piacere se non da ciò che si ama”. Questa frase che aveva pronunciato solo una volta, quasi distrattamente, per poi dimenticarsene, avrebbe potuto essere il motto di Ronaldo Remo Rotti. Tutto il suo stile di vita discendeva infatti da lì. “Cercare il piacere sessuale con tante donne è inutile, solo una donna che ami veramente ti può appagare” era invece una frase che non aveva mai pronunciato, ma che era in lui profondamente radicata e gli rigirava, magari con qualche variante lessicale, non di rado nella testa.
Purtroppo per lui, il grande amore della sua vita si era frantumato in una grandissima delusione, quando, a nozze già fissate, la promessa sposa, ritrovatasi gravida, aveva deciso di convolare con il padre del nascituro, lasciandolo attonito e depresso.
Era una ferita che non si sarebbe più rimarginata completamente e che aveva sconvolto completamente la sua vita sentimentale o meglio, l'aveva praticamente annientata.
R.R. Rotti aveva però altre risorse. Era innanzi tutto un bravo antiquario.
Essendo competente e onesto, abbastanza simpatico, non logorroico, né taciturno (entrambi difetti imperdonabili in un venditore), ma capace di spunti interessanti, attirava persone anche lontane sia come fornitori sia come clienti. Il Padre era stato rigattiere e RR, ne aveva ereditato il negozio, una vetrina in una zona semi-centrale, vicina ad un ampio parcheggio pubblico, con un magazzino capiente. Aveva mantenuto l'insegna “Rotti Rigattiere” aggiungendo però sotto in caratteri non più grandi, ma più accattivanti “Antiquario”.
La sua casa era distante poche centinaia di metri dal negozio, all'ultimo piano di un vecchio palazzo con un grande terrazzo. Gli arredamenti erano d'epoca, ma molto curati e impreziositi da soprammobili non di grande valore, ma molto interessanti, anche i numerosi quadri non erano di particolare pregio, ma scelti con gusto e ben accostati, la biblioteca di rilevanti dimensioni conteneva molti volumi in edizioni eleganti e per la maggior parte classici e saggi di varia natura, molti di gastronomia.
Oltre ad un vecchio grammofono, che leggeva i vecchi vinili compresi i 78 giri, di cui aveva una piccola collezione tra musica classica, jazz e blues e successi del primo dopo guerra, possedeva un impianto moderno con diversi DVD di musica classica e etnica. La televisione era piccola e messa un po' in un angolo.
RR era un buongustaio, aveva frequentato i migliori ristoranti, sia della città, sia dei luoghi che aveva visitato per turismo e per lavoro. Poi era arrivato ad un punto in cui il piacere della degustazione gli era sembrato monco e aveva iniziato ad appassionarsi alla preparazione del cibo.
Questa nuova passione oltre ad impegnarlo in cucina lo aveva spinto a selezionare con cura i negozi, poi era arrivato ad approvvigionarsi direttamente in campagna, infine aveva trasformato il terrazzo in un piccolo orto per potersi produrre per lo meno le spezie mediterranee, ma poi un po' alla volta un po' di tutto e così catturare appieno la fragranza e gli aromi dei cibi.
Anche la colazione era divenuta un pasto importante mentre in precedenza si era limitato ad un caffè e persino gli spuntini di metà mattina e del pomeriggio erano occasioni di degustazioni di pane, salatini e biscottini, tutti fatti in casa, con estratti di frutta e verdura e tè accuratamente selezionati.
Tutti i passaggi nelle preparazioni e nel consumo erano sempre stati mossi dalla ricerca della perfezione organolettica e del conseguente piacere degustativo.
Anche la pulizia della cucina era diventato un piacere strettamente connesso a quello del mangiare.
Come si può cucinare con gioia e mangiare con soddisfazione in una cucina che non sia pulita, profumata e ordinata? Qualche buona bottiglia di vino, ma anche tè e tisane erano un compendio necessario cui RR dedicava un congruo spazio in dispensa e soprattutto nel budget alimentare.
RR badava certo alla qualità, ma anche alla varietà del cibo, ma alla fine ciò risultava anche in una certa abbondanza quantitativa. Per sua fortuna egli era costituzionalmente magro.
Forse per la vita molto tranquilla o per la qualità del cibo o forse di nuovo per dote genetica, RR godeva fondamentalmente di buona salute e ciò era una vera fortuna in quanto egli aborriva gli ospedali, come anche i cimiteri e tutti i luoghi e le persone in cui si leggesse troppo chiaramente la sofferenza. Ciò non faceva di lui una persona particolarmente aperta alle opere caritatevoli.
Ma il percorso con cui per gustare appieno il cibo RR era diventato prima cuoco e poi contadino non poteva fermarsi lì.
Cominciò così ad interessarsi di fisiologia per arrivare ad una dieta che lo portasse a digerire senza sforzo e dunque con piacere, e infine giunse ad interessarsi in chiave edonistica delle funzioni corporali.
RR era molto regolare nei bisogni grossi, defecava infatti tutte le mattine dopo colazione, ma anche in quelli piccoli, urinando con precisione quasi cronometrica ogni 2 ore. Ma per poter trarre piacere anche da queste attività imparò ad attendere qualche minuto prima di espletare le funzioni. Non troppo a lungo, altrimenti la cosa si trasformava in sofferenza e liberazione da questa, ma giusto quel tanto da rendere più sensibile il senso di liberazione e di appagamento. Equilibrio non facile da trovare che presuppone grande consapevolezza e capacità introspettiva. Ronaldo aveva questa capacità e anche il tempo da dedicare a sé stesso. Egli era infatti fondamentalmente una persona sola e la maggior parte dei suoi contatti sociali si svolgevano in ambito lavorativo, nel suo negozio, o in negozi e uffici per le necessità ordinarie.
Non che non avesse qualche amico e del resto alcuni clienti erano ormai divenuti anch'essi amici, che passavano da lui più per chiacchierare che per comprare, ma tutto ciò non occupava più di tanto né il suo tempo né il suo cuore.
Arrivato all'età della pensione iniziò a diradare gli orari del negozio e mise fine alle uscite alla ricerca di pezzi da vendere, ma non chiuse mai il negozio. La passeggiata dopo colazione verso il negozio era un rito cui non poteva rinunciare e spolverare in negozio e vedere qualcuno di quando in quando erano dei buoni passatempi per un anziano.
Ma con l'avanzare dell'età un nuovo grande enigma si affacciò alla sua mente: come trarre piacere dalla Morte? Ritornando gioiosamente a Dio, certo. Già, ma quale Dio? Non si poteva sceglierlo, era quello che era se pur era, inoltre affidarsi al Dio sbagliato per la morte poteva avere delle conseguenze infauste per il seguito e se nel momento della morte cade il velo la scoperta dell'errore poteva distruggere lo stesso momento del trapasso.
LA questione gli si presentava via via sempre più di frequente, più insistentemente, con sempre maggiore forza, era sempre più difficile da mettere in disparte fino ad arrivare a minacciare tutti gli altri piaceri di cui si era circondato, con la sua ombra di inquietudine.
Il problema del trapasso in realtà non aveva significato, ma RR non lo seppe mai, perché Ronaldo Remo morì nel sonno.