“Ogni cellula vivente è
circondata da una membrana che la separa e la protegge dall'ambiente
circostante. Ma la membrana non è ermeticamente chiusa, al contrario
permette innumerevoli scambi con passaggi di sostanze, anche
complesse, da fuori a dentro e viceversa. Così le cellule possono
respirare, nutrirsi, interagire tra di loro, crescere, produrre
composti biochimici, metaboliti e cataboliti, che hanno sempre un
ruolo e modificano comunque l'ambiente stesso.
A somiglianza delle
cellule anche l'uomo non può vivere senza proteggersi dall'esterno e
non può vivere senza interagire con l'esterno.
Anche a livello psichico
abbiamo bisogno di proteggerci e costruiamo barriere a tale scopo. Ma
dove abbonda qualcosa, qualcosa d'altro manca. E le difese che ci
proteggono divengono facilmente prigioni, catene che ci impediscono
di rapportarci correttamente ed efficacemente con l'ambiente e in
particolare con i nostri simili.
Se non siamo in sintonia
con l'ambiente la nostra aria è inquinata, la nostra acqua è
malata, il nostro cibo è tossico e il nostro corpo deperisce e
duole, la nostra anima soffre e le nostre relazioni umane non
funzionano.
Se accumuliamo per noi
creiamo un'abbondanza di beni, che ci sottrae l'equilibrio interno,
corrompe le nostre relazioni e non ci permette più di vivere bene e
di far vivere bene chi ci è vicino.
Se diamo il giusto spazio
agli altri e al mondo in noi stessi arricchiamo tutti, noi stessi per
primi.”
Il discepolo smise di
parlare, aprì gli occhi e guardò il maestro.
Gli occhi del maestro
parevano socchiusi sicché non era possibile capire se e cosa stesse
guardando, ciò nonostante non potevano esserci dubbi che avesse
ascoltato attentamente.
I due sedevano uno di
fronte all'altro, entrambi nella posizione del loto, sulla cima del
colle.
Il maestro guardava verso
il mare lontano che luccicava vicino all'orizzonte
Dietro il corpo del
maestro si stagliavano cime imbiancate di neve poggiate su rocce
pallide e frastagliate. Sotto di loro tutt'intorno sui colli brillava
il verde degli alberi e dei prati
Dal bosco sottostante
saliva il canto degli uccelli e il vento frusciava fresco sui loro
corpi. Nuvole sottili passavano veloci e leggere sopra le loro teste.
Il sole era caldo.
Il maestro annuì. Il
discepolo richiuse gli occhi.
“Tutto ciò non basta”
riprese il ragazzo “giacché pur sapendolo non sono in pace”
“Hai ascoltato il tuo
cuore?” sussurrò il maestro
Il discepolo sospirò.
“Ma lei ti ha sorriso”
esclamò allegramente, socchiudendo di nuovo gli occhi colpiti dai
riflessi del mare.
“Lei?” farfugliò il
discepolo, sgranando gli occhi mentre le gote si tingevano come al
tramonto.
“Ho visto i suoi occhi”
rispose il maestro, sorridendogli ancora “Ma ho visto anche i tuoi
occhi”
“Questo
mi turba. Posso dominare il mio desiderio, ma sono impotente contro
il suo desiderio” biascicò
il discepolo abbassando lo sguardo verso
l'erba rada, la terra scura e i sassi bianchi.
“Tu
giudichi già i desideri, ma forse essi sono buoni. Qualsiasi cosa tu
faccia può essere giusta o sbagliata dipende da te renderla tale.”
continuò pacatamente
il maestro.
“E
da lei” e nella sua mente quel lei riverberò come le onde di un
sasso in un'acqua ferma.
“Tu
puoi cambiare i suoi pensieri e lei i tuoi, come io cambio i tuoi e
tu i miei, come la terra ci nutre e noi nutriamo la terra” lo
sguardo del maestro si allargò fino all'orizzonte.
Il
discepolo percepì di nuovo chiaramente il mondo intorno in sé e la
sua coscienza per un istante infinito parve ampliarsi fino ai limiti
dell'universo.
“Maestro
il tuo cuore è sereno?”
“Lo
è”.
I
due si sorrisero fissandosi negli occhi, quindi si alzarono e
iniziarono a scendere verso la valle.
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