“Ci si innamora di ciò
che ci dà piacere, e non si può trarre piacere se non da ciò che
si ama”. Questa frase che aveva pronunciato solo una volta, quasi
distrattamente, per poi dimenticarsene, avrebbe potuto essere il
motto di Ronaldo Remo Rotti. Tutto il suo stile di vita discendeva
infatti da lì. “Cercare il piacere sessuale con tante donne è
inutile, solo una donna che ami veramente ti può appagare” era
invece una frase che non aveva mai pronunciato, ma che era in lui
profondamente radicata e gli rigirava, magari con qualche variante
lessicale, non di rado nella testa.
Purtroppo per lui, il
grande amore della sua vita si era frantumato in una grandissima
delusione, quando, a nozze già fissate, la promessa sposa,
ritrovatasi gravida, aveva deciso di convolare con il padre del
nascituro, lasciandolo attonito e depresso.
Era una ferita che non si
sarebbe più rimarginata completamente e che aveva sconvolto
completamente la sua vita sentimentale o meglio, l'aveva praticamente
annientata.
R.R. Rotti aveva però
altre risorse. Era innanzi tutto un bravo antiquario.
Essendo competente e
onesto, abbastanza simpatico, non logorroico, né taciturno (entrambi
difetti imperdonabili in un venditore), ma capace di spunti
interessanti, attirava persone anche lontane sia come fornitori sia
come clienti. Il Padre era stato rigattiere e RR, ne aveva ereditato
il negozio, una vetrina in una zona semi-centrale, vicina ad un ampio
parcheggio pubblico, con un magazzino capiente. Aveva mantenuto
l'insegna “Rotti Rigattiere” aggiungendo però sotto in caratteri
non più grandi, ma più accattivanti “Antiquario”.
La sua casa era distante
poche centinaia di metri dal negozio, all'ultimo piano di un vecchio
palazzo con un grande terrazzo. Gli arredamenti erano d'epoca, ma
molto curati e impreziositi da soprammobili non di grande valore, ma
molto interessanti, anche i numerosi quadri non erano di particolare
pregio, ma scelti con gusto e ben accostati, la biblioteca di
rilevanti dimensioni conteneva molti volumi in edizioni eleganti e
per la maggior parte classici e saggi di varia natura, molti di
gastronomia.
Oltre ad un vecchio
grammofono, che leggeva i vecchi vinili compresi i 78 giri, di cui
aveva una piccola collezione tra musica classica, jazz e blues e
successi del primo dopo guerra, possedeva un impianto moderno con
diversi DVD di musica classica e etnica. La televisione era piccola e
messa un po' in un angolo.
RR era un buongustaio,
aveva frequentato i migliori ristoranti, sia della città, sia dei
luoghi che aveva visitato per turismo e per lavoro. Poi era arrivato
ad un punto in cui il piacere della degustazione gli era sembrato
monco e aveva iniziato ad appassionarsi alla preparazione del cibo.
Questa nuova passione
oltre ad impegnarlo in cucina lo aveva spinto a selezionare con cura
i negozi, poi era arrivato ad approvvigionarsi direttamente in
campagna, infine aveva trasformato il terrazzo in un piccolo orto
per potersi produrre per lo meno le spezie mediterranee, ma poi un
po' alla volta un po' di tutto e così catturare appieno la fragranza
e gli aromi dei cibi.
Anche la colazione era
divenuta un pasto importante mentre in precedenza si era limitato ad
un caffè e persino gli spuntini di metà mattina e del pomeriggio
erano occasioni di degustazioni di pane, salatini e biscottini, tutti
fatti in casa, con estratti di frutta e verdura e tè accuratamente
selezionati.
Tutti i passaggi nelle
preparazioni e nel consumo erano sempre stati mossi dalla ricerca
della perfezione organolettica e del conseguente piacere degustativo.
Anche la pulizia della
cucina era diventato un piacere strettamente connesso a quello del
mangiare.
Come si può cucinare con
gioia e mangiare con soddisfazione in una cucina che non sia pulita,
profumata e ordinata? Qualche buona bottiglia di vino, ma anche tè e
tisane erano un compendio necessario cui RR dedicava un congruo
spazio in dispensa e soprattutto nel budget alimentare.
RR badava certo alla
qualità, ma anche alla varietà del cibo, ma alla fine ciò
risultava anche in una certa abbondanza quantitativa. Per sua fortuna
egli era costituzionalmente magro.
Forse per la vita molto
tranquilla o per la qualità del cibo o forse di nuovo per dote
genetica, RR godeva fondamentalmente di buona salute e ciò era una
vera fortuna in quanto egli aborriva gli ospedali, come anche i
cimiteri e tutti i luoghi e le persone in cui si leggesse troppo
chiaramente la sofferenza. Ciò non faceva di lui una persona
particolarmente aperta alle opere caritatevoli.
Ma il percorso con cui
per gustare appieno il cibo RR era diventato prima cuoco e poi
contadino non poteva fermarsi lì.
Cominciò così ad
interessarsi di fisiologia per arrivare ad una dieta che lo portasse
a digerire senza sforzo e dunque con piacere, e infine giunse ad
interessarsi in chiave edonistica delle funzioni corporali.
RR era molto regolare nei
bisogni grossi, defecava infatti tutte le mattine dopo colazione, ma
anche in quelli piccoli, urinando con precisione quasi cronometrica
ogni 2 ore. Ma per poter trarre piacere anche da queste attività
imparò ad attendere qualche minuto prima di espletare le funzioni.
Non troppo a lungo, altrimenti la cosa si trasformava in sofferenza e
liberazione da questa, ma giusto quel tanto da rendere più sensibile
il senso di liberazione e di appagamento. Equilibrio non facile da
trovare che presuppone grande consapevolezza e capacità
introspettiva. Ronaldo aveva questa capacità e anche il tempo da
dedicare a sé stesso. Egli era infatti fondamentalmente una persona
sola e la maggior parte dei suoi contatti sociali si svolgevano in
ambito lavorativo, nel suo negozio, o in negozi e uffici per le
necessità ordinarie.
Non che non avesse
qualche amico e del resto alcuni clienti erano ormai divenuti
anch'essi amici, che passavano da lui più per chiacchierare che per
comprare, ma tutto ciò non occupava più di tanto né il suo tempo
né il suo cuore.
Arrivato all'età della
pensione iniziò a diradare gli orari del negozio e mise fine alle
uscite alla ricerca di pezzi da vendere, ma non chiuse mai il
negozio. La passeggiata dopo colazione verso il negozio era un rito
cui non poteva rinunciare e spolverare in negozio e vedere qualcuno
di quando in quando erano dei buoni passatempi per un anziano.
Ma con l'avanzare
dell'età un nuovo grande enigma si affacciò alla sua mente: come
trarre piacere dalla Morte? Ritornando gioiosamente a Dio, certo.
Già, ma quale Dio? Non si poteva sceglierlo, era quello che era se
pur era, inoltre affidarsi al Dio sbagliato per la morte poteva avere
delle conseguenze infauste per il seguito e se nel momento della
morte cade il velo la scoperta dell'errore poteva distruggere lo
stesso momento del trapasso.
LA questione gli si
presentava via via sempre più di frequente, più insistentemente,
con sempre maggiore forza, era sempre più difficile da mettere in
disparte fino ad arrivare a minacciare tutti gli altri piaceri di
cui si era circondato, con la sua ombra di inquietudine.
Il problema del trapasso
in realtà non aveva significato, ma RR non lo seppe mai, perché
Ronaldo Remo morì nel sonno.
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