giovedì 24 ottobre 2019

PULSIONE DI VITA


La vana speranza
di lenire il dolore
di chi gonfia il mio cuore
è l'ultima istanza
che ancora mi frena
dal piegare la schiena
e abbracciare la morte.

domenica 7 luglio 2019

Spagna ed Europa: vergogna senza fine.

La buona notizia è che il gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria delle Nazioni Unite ha pubblicato il 18 giugno 2019 un'altra decisione riguardante i prigionieri politici Joaquim Forn, Josep Rull, Raul Romeva e Dolors Bassa, che,  a parere del gruppo di lavoro, istituito dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, sono detenuti illegalmente in Spagna e sono perseguitati per motivi politici senza alcuna base penale. Tale decisione ribadisce quanto già affermato in quella del 26 aprile 2019 ed è pienamente in linea con quella riguardante Jordi Sanchez, Jordi Cuixert, e l'europarlamentare dottor Oriol Junqueras. La Spagna non attua tale decisione in spregio delle convenzioni internazionali da lei ratificate e della sua stessa Costituzione.
Del resto la Corte Costituzionale, come la magistratura, restano da sempre saldamente in mano all'intellighenzia franchista come ben ha argomentato lo studioso tedesco Prof. Axel Schoenberger.
La pessima notizia è che mentre i legittimi rappresentanti della Catalogna restano fuori dal Parlamento Europeo per volere di Madrid, l'Europa fa un altro regalo alla Spagna nominando il catalano unionista Josep Borell Alto commisario 
Tutti dovrebbero ascoltare l'intervista all'allora ministro spagnolo Borell realizzata dalla BBC nel programma "HARDTalk" (https://youtu.be/i-4nKv0dDd0 ) dove appare chiaramente il sostanziale disprezzo per la democrazia e la spudorata falsità ideologica del personaggio in questione.
Una sollevazione popolare europea per chiederne le dimissioni è auspicabile, per quanto improbabile dato lo sporco lavoro di censura da parte della maggioranza dei media che tengono sottotraccia persino la questione Puidgemont, Comin, Junqueras europarlamentari tenuti fuori dall'Europarlamento.
Deprimente anche la scelta della Lagarde alla BCE. Come direttrice del FMI ha gà dato prova di totale dedizione alla salvaguardia degli interessi finanziari dei grandi speculatori internazionali e storica resterà la sua arrogante battaglia contro "la presidenta" argentina Kirchner.
Su queste basi come potranno mai gli europei continuare a credere all'Europa di cui pure hanno disperatamente bisogno?

domenica 30 giugno 2019

Profezie ed errori di Orwell

Il grande George Orwell nella fattoria degli animali aveva previsto che i regimi comunisti si sarebbero tramutati in nuovi regimi capitalisti e così è stato. 
In Russia i vecchi dirigenti sovietici sono divenuti gli oligarchi della nuova sedicente democrazia neo-zarista. 
Ancora più raffinata la metamorfosi cinese dove con la dottrina della triplice rappresentanza il partito comunista ha aggiunta ai contadini a agli operai le avanguardie intellettuali, sociali  ed economiche -ossia i nuovi capitalisti - tra i suoi protetti.
In 1984 invece Orwell aveva pensato che il grande fratello non potesse dai suoi maxi schermi controllare tutti perciò aveva diviso la società tra membri del partito controllati e prolet ammansiti con panem et circenses. 
In realtà i piccoli schermi degli smartphone ci controllano in tutto e per tutto, grazie alle nuove reti e ai nuovi software intelligenti, ma siamo tutti al contempo anche prolet instupiditi da insulsaggini per sotto acculturati che ci arrivano via TV e ancor più via social networks.
Un altro punto in cui le visioni di Orwell non sono state profetiche è la necessità di cambiare continuamente la storia, oggi non ce n'è più bisogno: nessuna fa più caso che i politici si smentiscano clamorosamente a distanza di pochi mesi, la storia non interessa più a nessuno.
Invece altro successo è la neolingua: tutti ormai dobbiamo parlare inglese (o poche altre lingue principali ammesse) per  pensare tutti insieme come vuole il grande fratello politico-economico che ci domina e le lingue etniche devono il più possibile sparire, Gheto capio? (come disaria me nono ) Hatu capì? (come ke i dis i mei amighi)

Tajani si dichiara liberale, ma si comporta da fascista

In qualità di presidente uscente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha vergognosamente avvallato l'antidemocratica forzatura di Madrid che impedisce ai leader indipendentisti Catalani di prendere possesso dei loro posti nel nuovo parlamento europeo come sancito dagli elettori.
La Spagna è ancora profondamente franchista e la decenza vorrebbe che venisse isolata dalle altre
nazioni europee, ma la classe politica europea, ancora saldamente dominata dalle logiche nazionaliste, teme il contagio autonomista e così accetta di tenere il gioco ai fascisti.
Del resto già aveva dato mano libera ai tecnocrati che meglio garantisco i loro interessi rispetto al
controllo democratico esercitato dai popoli europei tramite un libero parlamento e ad un governo da
questo eletto.

venerdì 21 giugno 2019

Negata l'Europa a milioni di Catalani

Quasi 3 milioni di Catalani che hanno eletto come loro rappresentanti a Bruxelles Puidgemont, Comin e Junqueras sono stati defraudati dei loro europarlamentari dal governo neo-franchista di Madrid. E poco importa che oggi i fascisti siano nominalmente socialdemocratici, del resto anche ai tempi di Francisco Franco a correre a cannoneggiare i comunisti della Repubblica Catalana erano stati i bolscevichi della flotta sovietica. Fa quasi più impressione che un sedicente liberale come il presidente uscente dell'Europarlamento Tajani faccia da sponda a Madrid negando l'insediamento per i tre catalani a fronte degli assurdi vincoli posti arbitrariamente e pretestuosamente dal governo spagnolo.
I legali rappresentanti di  Puidgemont e Comin non hanno potuto compiere in loro nome il giuramento di fedeltà a Madrid previsto per la nomina al parlamento europeo dei rappresentanti spagnoli. Ma perché i due non si sono presentati personalmente? Perché appena messo piede sul suolo spagnolo sarebbero stati arrestati e non sarebbe stato loro comunque permesso di giurare.
Infatti a Junqueras, che -a differenza dei 2 rifugiati in esilio giudicati innocenti dai tribunali tedeschi e belgi - è ormai da quasi 2 anni in carcere in Spagna per motivi politici (il suo reato è aver organizzato il referendum popolare sull'indipendenza che a polizia spagnola ha vanamente tentato di impedire con l'uso della violenza) è stato impedito di uscire dal carcere per andare come chiedeva a giurare fedeltà e pertanto non essendosi presentato è stato anche lui destituito.
Tutto ciò oltre a ledere i diritti umani dei tre politici ed europarlamentari catalani fa a pezzi il diritto ad essere rappresentati democraticamente di oltre 2 milioni di cittadini europei. Gli atti di Madrid sono chiaramente illegali e anti-democratici, speriamo che Bruxelels non chiuda vigliaccamente occhi, orecchi e bocca, insedi i legittimi europarlamentari catalani e obblighi Madrid al rispetto delle regole democratiche. E' in gioco la credibilità democratica dell'europa! 

domenica 16 giugno 2019

STUPIDITA' E MALAFEDE

Anche le persone intelligenti a volte dicono o fanno cose stupide. Figurarsi quelle meno dotate intellettivamente o meno abituate a mettere a frutto le loro doti mentali. Su questa debolezza fanno conto gli specialisti della comunicazione, politici  o giornalisti, che ovviamente difficilmente possono dire convintamente grosse stupidaggini, quando postano sui social o pubblicano sui giornali, ma sono semplicemente in malafede.
Così i leaders dei 5 Stelle si permettono di definire un "regalo ad una radio privata" il ripristino seppure a breve termine della convenzione con Radio Radicale che tutte le forze politiche, dall'estrema destra all'estrema sinistra, hanno approvato riconoscendo il valore del servizio offerto da Radio Radicale che supera di gran lunga il pagamento ricevuto, è insostituibile e fondamentale per la democrazia e non può (e non deve!) trovare spazio sul mercato. Chiunque abbia ascoltato almeno una volta Radio Radicale lo capisce perfettamente. Una stupidaggine assoluta dunque? No malafede di chi preferisce un popolo ignorante e facilmente condizionabile e guidabile, alla faccia della retorica sui cittadini.
Altro esempio: le critiche di alcuni cronisti sui giornali di centro destra contro Papa Francesco di cui sono venuto a conoscenza ascoltando la Rassegna Stampa di Radio Radicale.
Questi pii commentatori affermano che l'attuale Papa, e con lui ormai la Chiesa Cattolica, si occupa di tutto tranne che di ciò che dovrebbe: predicare il Cristo risorto.  Questi ipocriti ricordano molto il Sinedrio di Caifa che per salvaguardare gli interessi economici dei sacerdoti, propietari del bestiame che vendendo gli animali per il sacrificio, facendosi pagare per il rito del sacrificio, rivendendo poi la carne per il pasto agli stessi pellegrini traevano profitti enormi dal sistema dei sacrifici che Gesù dichiarava invece inutile e dannoso. Così questi sedicenti cattolici, tralasciando il cuore del messaggio cristiano, messaggio di amore e di responsabilità sociale, vogliono ridurre la religione a formale osservanza di riti stanti e predicazione di dogmi teologici e si infastidiscono per i tentativi di salvare il pianeta dalla devastazione ambientale e dallo sfruttamento sociale che mette a repentaglio la vita di tutti e dei più poveri in particolare, ma che arricchisce però i loro amici e mecenati. Anche questi non sono stupidi, ma sono sicuramente in malafede, al di là del fatto che siano o meno credenti..

domenica 12 maggio 2019

Servizio e disservizio pubblico

L'altro ieri ho ascoltato su Radio Radicale una parte della presentazione del Manifesto per il diritto liberale e per il giusto processo dell'Unione delle Camere Penali Italiane. No ho poi avuto il tempi di andare in cerca del documento e leggerlo, ma grazie a Radio Radicale ho saputo della sua esistenza ed ho raccolto tutta una serie di informazioni sull'evoluzione del diritto penale dal medioevo, grazie alle idee illuministiche ed ho sentito la valutazione, certamente di parte, ma competente, di come il populismo, anche nel nostro paese, spinga verso l'abbandono di alcune concezioni illuministiche e dunque al regresso verso il medioevo. Da quanto ho sentito mi trov per lo più in sostanziale accordo con le posizioni dell'Unione, ma, ad ogni modo, la conoscenza di tali tematiche, che solo Radio Radicale mi ha dato, mi paiono importanti per la mia capacità di giudizio sulle scelte politiche e dunque sulla mia partecipazione alla vita democratica. Ancora una volta Radio Radicale ha svolto in modo esemplare il ruolo di servizio pubblico.
La sera dello stesso giorno ho ascoltato sul TG2 delle 20.30 un'intervista ad una parente di una vittima di un fatto di cronaca che parlando dei presunti colpevoli affermava: "devono soffrire come soffro io". Tipico di certo giornalismo italiano sempre alla ricerca dell'emotività e poco importa se invece di giustizia si finisce per chiedere solo vendetta. Ma subito dopo un altro servizio insultava un camorrista reo di aver mancato il bersaglio ferendo gravemente una bambina: Il giornalista letteralmente lo derideva per non essere nemmeno capace di sparare, resto perplesso: che senso ha?
ma subito dopo il giornalista prosegue facendo notare come il delinquente non ha neppure avuto il coraggio di rispettare il codice d'onore delle mafie in cui chi sbaglia e mette nei guai l'organizzazione si costituìsce alle forze dell'ordine. Resto allibito: dunque il codice d'onore delle mafie è un valore positivo da proporre come modello? Questo è il servizio o meglio il disservizio pubblico che offre la RAI, Viva Radio Radicale dove pure i mafiosi parlano, ma almeno dai mafiosi te lo puoi aspettare che si parli bene della mafia!

sabato 4 maggio 2019

DEMOCRAZIA EUROPEA

Qualcuno in Europa, per fortuna, ancora si inalbera per i campi di rieducazione dei musulmani in Cina, per i crimini dei regimi dittatoriali dal Venezuela a Cylon passando per l'Iran, per le violazioni dei diritti umani nei paesi senza governo effettivo, dalla Libia alla Somalia.
Ma  pochi sembrano accorgersi della violenza e della negazione di democrazia nel cuore dell'Europa.
La speranza è che il nuovo governo Sanchez dia una svolta alla deriva neo-franchista della Spagna e che ciò abbia una ricaduta anche sui processi prettamente politici contro i leaders Catalani.
Finora il governo spagnolo ha tentato in tutti i modi di indurre i Catalani a rispondere con la violenza alla violenza per avere il pretesto per una repressione ancora più dura, i Catalani hanno saputo resistere, ma fino a quando?
Quando la democratica Europa, che appoggia l'autodeterminazione dei popoli - vedi il Kossovo -  deciderà che tutti i popoli sono uguali e godono di tale diritto anche i Catalani, i Baschi, i Galiziani, i  Veneti, i Sardi, i Siculi, i Corsi, i Bretoni, gli Alsaziani e tutti gli altri?

domenica 21 aprile 2019

VECCHIA BREXIT E NUOVA I.R.A.

La Brexit ha perso ormai da tempo il sapore della novità e sta divenendo sempre più qualcosa di stantio. Danni ne ha già fatti, in particolare ha occupato le agende politiche europee e britanniche impedendo di affrontare e magari risolvere molti altri problemi reali. Oggi la recrudescenza delle tensioni inter-etniche nell'Ulster e il tentativo di riorganizzarsi della Irish Republican Army sono un ulteriore risultato del corso della Brexit e del dilemma del Back Stop. A mio avviso questo è  il più chiaro ed inquietante segnale di come il ritorno al nazionalismo possa portare al riaprirsi di conflitti nel nostro continente. Spero da un lato che la Brexit possa non giungere in porto, dall'altro che possa invece innescare finalmente il processo di riunificazione Irlandese e di  indipendenza scozzese.
E per quanto riguarda l'Unione che il tormentato esito della Brexit possa scoraggiare nuove tentazioni di uscite sovraniste degli Stati e che invece il processo di indipendenza Catalana come quello dell'autonomia Veneta possano compiersi favorevolmente e in tempi rapidi, come prodromo per l'instaurazione di una Confederazione Cantonale Europea .
http://debolisegnali.altervista.org/Manifesto_eu7dot0.html

mercoledì 17 aprile 2019

MASSIMO BORDIN

La scomparsa di Massimo Bordin lascia un vuoto enorme nel giornalismo e nella politica italiana, ma anche nel cuore di tanti che da decenni seguivano quotidianamente la rassegna stampa di Radio Radicale e si erano affezionati alla sua simpatica voce roca. Ci mancheranno le sue analisi, il suo garbo, la sua arguzia, la sua lucidità ed equanimità, la sua ironia, la sua prodigiosa memoria storica.
Già avevamo perso i suoi incontri settimanali con Marco Pannella, in cui alla fine il suo ruolo era divenuto davvero difficile e la sua presenza ancor più preziosa. Ora manca solo che un governo liberticida riesca a far morire anche Radio Radicale. Sarebbe una perdita drammatica non solo per la cultura e l'informazione, ma per la democrazia stessa.  

lunedì 15 aprile 2019

La pubblicità del gioco d'azzardo

Ricordo bene di avere approvato quando ho sentito che una delle prime decisioni prese dal nuovo governo giallo-verde fosse il divieto di pubblicizzare il gioco d'azzardo.
Da sempre sono antiproibizionista e a livello internazionale sempre più la politica di limitazione del danno sta mietendo successi rispetto al proibizionismo nell'ambito delle dipendenze. Lungi da me chiedere la proibizione del gioco d'azzardo, ma la sponsorizzazione martellante nei canali televisivi dei venditori di dipendenza, quali sono i gestori dei siti per il gioco d'azzardo, è un'azione per l'amplificazione del danno che ingrassa i gestori e riduce sul lastrico migliaia di persone certamente tra le più deboli, che già trovano locali ovunque in cui dannarsi con il proprio vizio. 
Legalizzare le droghe vuol dire depenalizzare, svuotando le carceri e tutelando la vita dei consumatori, controllare, tutelando la vita dei tossicodipendenti dalle sostanze nocive con cui spesso gli spacciatori tagliano le droghe, sottrarre alla criminalità un'enorme fonte di profitto indebolendo così l'illegalità. Non vuol dire certo sostenere il consumo promuovendolo a fine commerciali.
Perché con la ludopatia invece si fa proprio questo? Sarebbe interessante capire in quali tasche finiscono i soldi del gioco d'azzardo e quali leve di potere controllano questi "criminali" legalizzati.
Ma tornando all'inizio che ne è stato di quel divieto annunciato dai telegiornali ormai un anno fa?  

domenica 24 marzo 2019

UNA NUOVA ERA

"Non vogliamo entrare in un nuovo stato, ma in una nuova era", così Charles Puidgemont, presidente in esilio della Catalogna, convinto europeista, che ha capito che l'Unione Europea si salva solo uscendo definitivamente dalla trappola nazionalistica per rifondarsi su base localistica e democratica.
Per chi teme la secessione dei ricchi dai poveri, vale per la Spagna, ma anche per l'Italia giova ricordare che la Germania federalista, con ampie autonomie anche fiscali dei Laender ha ridotto del 30% il divario tra Est ed Ovest in un decennio dalla riunificazione mentre nello stesso periodo il divario tra Sud e Nord nell'Italia centralista cresceva di quasi il 20%. Di fatto dall'Unità ad oggi le cose per il Sud sono andate sempre peggiorando rispetto al Nord segno evidente che i trasferimenti che gravano sui cittadini del Nord, e oggi nella congiuntura mondiale rischiano di affossarlo, non aiutano lo sviluppo del Sud, ma ne perpetuano l'arretratezza.
Del resto perché anche il Sud si affida oggi al Padano Salvini? Il problema è se la necessaria autonomia del Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna andrà veramente avanti e si concretizzerà rapidamente in una cosa seria o sarà la solita truffa gattopardesca, che aiuterà solo i cinesi a fare un solo boccone di un'Italia troppo divisa dall'Europa e troppo schiacciata dall'inefficienza centralista romana..
http://debolisegnali.altervista.org/Manifesto_eu7dot0.html




domenica 3 marzo 2019

MANIFESTO PER UN EUROPA CONFEDERALE CANTONALE

IL CONTESTO

Il quadro ormai consolidato della situazione planetaria nel secondo decennio del XXI secolo mostra tre ordini di problemi, che è necessario affrontare con urgenza e radicalità. In primo luogo il problema ambientale che riguarda la biodiversità, il riscaldamento globale e l'esaurimento delle risorse fossili.
Il patrimonio di specie si sta drammaticamente riducendo, in particolare negli habitat più ricchi, le foreste pluviali e gli oceani. Le conseguenze sono la fragilità di interi ecosistemi che rischiano di non riuscire più a trovare punti di equilibrio e di andare dunque integralmente perduti, la perdita di future risorse farmaceutiche in larga parte ancora da scoprire e la perdita di specie importanti dal punto di vista alimentare. La stessa biodiversità coltivata per la diffusione di sementi selezionate versa in grave pericolo; secoli di attenta selezione negli ambienti più disparati e dunque idonei a situazioni climatiche differenti sono ormai andati persi e ciò che resta è nelle mani di pochi contadini, che vengono per lo più considerati arretrati. A fronte dei sistemi di coltivazioni cosiddetti avanzati la fertilità dei suoli è quasi ovunque a livelli che rasentano la sterilità. Il patrimonio ittico depauperato dalla pesca industriale e dallo spaventoso inquinamento delle acque con i residui dispersi delle materie plastiche è largamente compromesso. Il cambiamento climatico, al di là della sua controversa origine, sfida ulteriormente il futuro dell'agricoltura e la vita degli oceani in particolare nelle barriere coralline. La crescente coscienza dell'intrinseca connessione tra tutti gli esseri viventi, che formano il complesso ecosistema terrestre, rischia di essere tardiva per salvare il mondo così come lo conosciamo.
Di rilievo meramente antropico, ma dagli effetti certamente pesanti per l'organizzazione economico-sociale, è l'esaurirsi o quantomeno l'accresciuta difficoltà di estrazione di molte risorse fossili dal petrolio, al carbone, all'uranio a molti altri metalli di uso industriale.
Tutti questi mutamenti in atto hanno un forte impatto sul secondo elemento di crisi che è rilevabile sul piano della coesione sociale.
Gli equilibri sociali su cui si basa la pacifica convivenza del genere umana vivono una fase estremamente delicata, come testimoniano i molti conflitti in un epoca in cui dovrebbe essere ormai universalmente assodata la convenienza e la fattibilità di soluzioni negoziali.
Alla base di tale instabilità vi è la crescente diseguaglianza nella distribuzione delle risorse, sia tra le nazioni, sia tra gli individui all'intero dei singoli paesi.
La quantità di beni in possesso di una piccolissima percentuale della popolazione è talmente spropositata da lasciare allibiti e far temere l'aprirsi di conflitti sanguinosissimi.
Il terzo grande campo di crisi è quello culturale.
Le grandi ideologie dell'epoca moderna che erano state una forza propulsiva in grado di guidare l'evoluzione sociale e di cementare segmenti di società nei secoli appena trascorsi sono ormai relegate a piccole nicchie mentre le religioni segnano il passo, se non per l'affievolimento del sentimento religioso, per la perdita della loro funzione di coesione sociale sia per effetto della frammentazione delle fedi - dovuta da un lato alle migrazione dall'altro all'apertura alle esperienze di culture lontane – sia per la marginalizzazione del loro ruolo morale rispetto alle pratiche di vita ormai individualizzate.
Il nuovo collante globale è costituito dal consumismo che spinge ad un appiattimento dei gusti e dei valori conforme all'offerta industriale, ad un consumo acritico ed emozionale ad una insoddisfazione permanente dell'essere umano da colmare con sempre nuovi e sempre più effimeri desideri da bruciare in un orgia parossistica di acquisti compulsivi.
Le nuove tecnologie se da un lato offrono molte opportunità di scambio culturale, di potenziale acceso alle informazioni, di cure mediche, di nuovi e più efficienti sistemi di produzione sul piano gnoseologico creano una serie di problemi dall'eccesso di informazioni, all'aumento della complessità tecnologica, allo sincoparsi dei tempi in tutte le forme di comunicazione rendendo difficoltoso qualsiasi approfondimento e ancor più una coerente ed esaustiva visione complessiva, compito imprescindibile, insieme alla capacità di mediazione, della politica.
La globalizzazione economica, che avvantaggia soprattutto pochi grandi gruppi industriali e finanziari, segna grossi ritardi sul piano dei diritti politici, sindacali e civili, mentre la corsa alla crescita illimitata appare sempre più irrealizzabile, inutile per il benessere umana e deleteria per il pianeta.

L'EUROPA OGGI

In questo conteso si inserisce la crisi politica europea che nasce però, oltre che dalla crisi di idealità, dalla inadeguatezza della classe politica e dalle tensioni economico-sociali, anche da un mancato riconoscimento, o quantomeno da una sottostima, dei risultati ottenuti grazie al cammino di integrazione fin qui compiuto che ha garantito pace, benessere economico, facilità negli scambi economici e culturali finanche alla nascita di una identità comune (perlomeno nelle fasce più colte delle nuove generazioni), lo smorzamento dei conflitti interni nazionali grazie al capro espiatorio europeo (a tutto vantaggio della classe politica).
Gli aspetti negativi dell'integrazione appaiono per lo più legati alla sua incompiutezza: mancata gestione dei flussi migratori più poveri, sperequazioni fiscali, nei servizi sociali e normative, deficit democratico. Appaiono particolarmente limitanti la mancata integrazione delle politiche estera e di difesa e addirittura incredibile, a fronte della moneta unica, quella dei sistemi bancari.
Il deficit democratico non riguarda solo il parlamento europeo, la commissione o la banca centrale, ma è ravvisabile nella rappresentanza delle comunità locali, lacunosa già a livello nazionale e regionale e in alcuni Stati, vedi l'Italia e le sue Provincie, in ulteriore smantellamento.

L'EUROPA DOMANI

Per contrastare il processo di disgregazione che, a partire dalla Brexit, cerca in modo paradossale di ovviare ai difetti delle istituzioni e dell'organizzazione dell'Unione tornando ad un insano e inconcludente nazionalismo e per rivitalizzare invece il progetto originario rafforzando la coesione interna è necessario da subito lavorare alle seguenti riforme:
1) quella delle Istituzioni Europee, rendendo la Commissione un autentico Governo Europeo che risponda al Parlamento che la elegge e depotenziando il Consiglio dei Ministri fino ad eliminarlo;
2) operare una duplice devoluzione di competenze:
a) dai governi nazionali al governo europeo, per quello che riguarda esteri, difesa, tesoro ed alcune competenze di politica interna ed economica e
b) dai governi nazionali agli enti locali, ad esempio per l'Italia fino al livello provinciale, per alcune competenze di polita interna ed economica, agricoltura, sanità, istruzione.
3) uniformare e informatizzare i sistemi burocratici semplificando gli oneri e gli obblighi per cittadini e imprese.
Il punto di arrivo dovrebbe essere una confederazione di piccoli cantoni sul modello elvetico (es. le provincie italiane), con il livello nazionale ridotto ad assemblee regionali in cui i rappresentanti dei cantoni si confrontano con il ministero degli affari regionali del governo europeo.
Centrali nella politica sia confederale sia dei cantoni dovranno essere l'istruzione, l'alimentazione e l'agricoltura, l'ambiente, i diritti civili a partire dal diritto alla conoscenza.

CONCLUSIONI

Il percorso verosimilmente percorribile sarà quello di realizzare tra il massimo numero possibile di paesi aderenti sia alla moneta unica sia al libero transito di merci e persone, e quantomeno tra i paesi fondatori, un'autentica federazione di stati (Stati Uniti di Europa), che verrà gradualmente trasformata in Confederazione Cantonale. L'Unione potrà continuare inizialmente a sussistere per portare alla successiva integrazione di altre nazioni o alla formazione di forti relazioni bilaterali tra Confederazione Europea e Stati Nazionali.
Giacché è il linguaggio a consentire il pensiero ed il pensiero a plasmare la realtà non è possibile concludere senza citare il problema linguistico. Ogni cantone europeo avrà il compito di promuovere e tutelare tutte le culture presenti nel suo territorio, in particolare quelle autoctone, mentre a livello confederale sarà opportuno adottare una unica lingua comune, che potrebbe essere l'euro-english, sganciandolo quanto prima possibile dall'inglese britannico, o potrebbe essere l'Esperanto, Le esperienze israeliane e irlandese insegnano che una lingua può diventare viva nell'arco di 2 generazioni per scelta delle scuole e delle istituzioni. Questa seconda soluzione appare la più favorevole.

Sedico, 25/09/2017
Gerhard Kuehl

domenica 10 febbraio 2019

GIVE EUROPE A CHANCE


I ever celebrated the enlargements of European Community and Union, but now is time to have a stronger Union, even smaller but stronger or we are risking to see the end of the european dream.
We need as soon as possible:
1) direct democracy: european parlament which elects european governament and no more commission and no more council.
2) Euro currency for all countries, who don’t wont Euro should get out
3) free circulation (Schengen) in the whole union
4) just one central bank, just european debt emission, tax armonization
5) european army, european central police, european foreign office
6) devolution from national to local level (italian province, german Kreise, french departments, spanish provincias and so on) of most of political competence, national level should have a residual regional coordination role, it means we need an european confederation (suisse confederation could be a model)
7) social and economic equity among all the citizens
8) migration flows management at european level
9) a new PAC with payements of environmental services of susteneable agricolture on the basis of work units
10) less burocracy

domenica 3 febbraio 2019

LA VERTIGINE ONTOLOGICA


L’essere, come afferma Emanuele Severino, in quanto tale non può che essere eterno ed immutabile, non può originare dal non-essere né svanire nel non-essere. Ciò implica che l’intero spazio-tempo, ogni infinitesimo volume e ogni attimo esistano da sempre e per sempre. E ciò che noi vediamo come dinamico è solo l’apparire dell’essere per il fluire della coscienza.
Ma se l’essere è immutabile e noi solo lo vediamo apparire e poi celarsi, vi è spazio per il nostro libero arbitrio? Ve ne è in realtà tantissimo, perché l’apparire disvela sempre solo una piccola parte dell’essere e quale parte venga illuminata può essere determinato proprio dalle nostre scelte.
Le teorie delle stringhe ipotizzano da 10 a 26 dimensioni e dunque una piccola serie di universi paralleli, ma potenzialmente la realtà fisica può differire al variare dello stato quantico di ciascuna particella. Per sapere le combinazioni di stati quantici delle particelle dell’universo dobbiamo elevare gli stati quantici di ciascuna particella per il numero delle particelle elementari ossia per circa 2,5*10^89. Questo numero andrebbe poi moltiplicataoper gli istanti di tempo contenuti tempo di vita completo dell’universo. L’età attuale dell’universo è di circa 4,3*10^11 millesimi di secondi. Arriviamo solo con la vita passata dell’universo per le combinazione delle particelle ad un numero attorno a 6,8 * 10^100. Quindi con questa ipotesi gli universi paralleli andrebbero computati almeno nell’ordine delle decine di googol (1 googol = 10^100).
Ma questo computo fisico è quasi irrilevante, in quanto l’essere eterno e immutabile da sempre e per sempre deve contenere tutti i tempi, dunque il tempo in esso contenuto deve essere infinito senza inizio e senza fine o l’essere sorgerebbe e cesserebbe. Analogamente lo spazio deve essere infinito. E a questo punto anche le dimensioni saranno logicamente infinite. In questo modo tutte le scelte anche le più irrilevanti di ciascuna creatura dell’universo può trovare un universo parallelo in cui apparire. L’apparire fluirà dunque non solo tra i tempi e gli spazi, ma anche tra le dimensioni, verosimilmente intersecando varie dimensioni.
Da tutto ciò Dio non è necessariamente escluso, potremmo anzi avere infiniti dei, magari uno per ogni dimensione, certo non dei onnipotenti e creatori, ma semplici demiurghi, parti dell’essere e determinanti dell’apparire.
Abbiamo dunque un essere infinito in ogni senso possibile e un apparire infinitesimale. Ed il non-essere che spazio trova se l’essere riempie ogni cosa (una sorta di Tao pietrificato, mentre il suo mutamento è puro apparire)? Il non essere è una trascendenza dell’essere, una sorta di super-essere fuori dagli infiniti infiniti dell’essere, dunque un paradosso che non può esistere e dunque c’è senza esserci.
In tutta questa vertiginosa concezione resta inevasa la questione della freccia temporale: perché l’apparire ha una direzione temporale irreversibile? Cosa impedisce di disvelare sezioni diverse dell’essere navigando tra i tempi e le dimensioni? Perché la coscienza fluisce? O ancora quante diverse coscienze fluiscono nell’essere? Infiniti apparire è il minimo che mi sento di prevedere.
Ma a chi appariranno?


giovedì 24 gennaio 2019

RIFORMA DELLA PAC ED ECONOMIA CONTADINA


Il dibattito sulla riforma della PAC è in corso, ma è improbabile possa avvenire quel cambio di prospettiva che sarebbe invece necessario e che è ben comprensibile se si approccia il problema del riconoscimento dei vantaggi di una economia contadina, realtà per fortuna sempre più attuale, ma che purtroppo ad oggi non ha ancora nessun riconoscimento giuridico (una bozza di legge in tal senso giace da anni in parlamento).
Il paradigma economico classico, ancora faro degli economisti agrari di Bruxelles, prevede che l’imprenditore agricolo, massimizzi il proprio profitto.
L’equazione che sta alla base è quella del tornaconto, che ogni studente di economia agraria ben conosce:

TORNACONTO = VALORE PRODUZIONE – SPESE VARIE – AMMORTAMENTI - SALARI&STIPENDI – INTERESSI – BENEFICIO FONDIARIO – TASSE

che possiamo riscrivere, per meglio comprenderla, in termini di remunerazioni :

REMUNERAZIONE IMPRENDITORE = RICAVI PRODUZIONI – COSTI PRODUZIONI & GENERALI – RIPRISTINO BENI DUREVOLI - REMUNERAZIONE LAVORO – REMUNERAZIONE FINANZIATORI – REMUNERAZIONE PROPRIETARI TERRENI – REMUNERAZIONE STATO

E’ evidente che per massimizzare la remunerazione dell’imprenditore (profitto o tornaconto) è conveniente da un lato sotto-remunerare quanto più possibile tutti i fattori produttivi, dall’altro sfruttarli al massimo, anche senza tener conto degli effetti sugli stocks di lungo periodo. In parole povere ciò significa che anche il terreno è un fattore produttivo come un altro e va semplicemente sfruttato. Non è in fondo sorprendente che sulle base di questa impostazione concettuale i terreni agricoli stiano andando incontro alla progressiva sterilizzazione e le risorse ambientali, importanti anche in ottica aziendale dato l’impatto agro-ecologico, siano sempre più compromesse nella loro capacità di rigenerazione .
Nel paradigma dell’economia contadina, al contrario, gli obbiettivi del soggetto che esercita l’attività agricola, il contadino, sono molteplici e possono essere riassunti in tre macro-obbietti (conservazione del patrimonio, fornitura di servizi, ottenimento di reddito) che hanno svariate declinazioni economiche e sociali sia in ambito aziendale sia extra-aziendali in termini di servizi resi alla collettività (vedi figura: Obbiettivi dell’azienda agricola nell’economia contadina).

Figura: Obbiettivi dell’azienda agricola nell’economia contadina



Per quanto riguarda la remunerazione monetaria (il reddito) è sia illusorio sia iniquo pensare che essa possa derivare in modo soddisfacente solo dalla vendita dei prodotti.
Illusorio perché con l’ampliamento dell’offerta di prodotti agro-alimentari biologici in atto, peraltro auspicabile per gli effetti sulla salute e sull’ambiente, i prezzi sono inesorabilmente destinati a scendere, iniquo perché restano non remunerati una larga parte dei vari servizi svolti dall’azienda agricola a vantaggio della collettività tra cui in primo luogo quelli ambientali.
Un’integrazione molto probabilmente necessaria al reddito dovrebbe sortire dalla remunerazione di servizi ricreativi offerti dall’azienda agricola, il che però comporta investimenti economici e disponibilità di personale.
Soprattutto però una remunerazione completa non può prescindere dalla compensazione dei servizi ambientali, che un’azienda contadina (implicitamente biologica) offre in misura consistente alla collettività.
Va sottolineato che un’azienda agricola biologica, anche non completamente all’interno di un contesto di economia contadina, rende tali servigi in misura considerevolmente superiore rispetto ad una azienda agricola convenzionale e tanto più quanto più l’azienda convenzionata sia legata a tecniche basate sulla chimica con tutte le ricadute negative sulla fertilità dei terreni, sulla salute delle persone, sulla qualità dell’ambiente.
Remunerare questi servizi ambientali attualmente offerti gratuitamente dall’agricoltura (esternalità positive) dovrebbe essere il compito della PAC, ma tale compensazione per essere efficace in termini di tutela ambientale ed equa in termini di pagamento del servizio effettivamente erogato deve essere collegata non già, come oggi avviene, anche per le misure esplicitamente finalizzate alla tutela ambientale, alle superfici, bensì all’impiego di lavoro aziendale, in concreto alle Unità di Lavoro Agricolo.
E’infatti indubbio che l’intensità di lavoro aziendale sia direttamente proporzionale ai servizi ambientali mentre l’estensione in termini di superfici sia più spesso inversamente proporzionale a tali servizi.
Un modello da imitare per una politica agraria strutturata in questo senso esiste: il sistema dei Pagamenti Diretti all’Agricoltura di Montagna della Confederazione Elvetica.
Purtroppo di tutto ciò non si sente nemmeno parlare, per questo sarebbe importante almeno cominciare a diffondere l’idea.