“E forza Italia …”
Alle 6.30 le note e le parole dell’inno di Forza Italia riempirono la camera da letto nella suite dell’Hilton di Parigi.
Silvio Berlusconi aprì gli occhi nel buio. Era il Presidente del Consiglio? Sì, lo era di nuovo. Si stiracchiò soddisfatto e si sgranchì con cura le spalle facendole ruotare in avanti e poi all’indietro. Da quando aveva l’inno come suono della sveglia l’inizio della giornata era più facile. Non doveva più cominciare a chiedersi se stava navigando o se era fermo in qualche porto, per poi ricordarsi che no, non faceva più le crociere e risalire pian piano al suo ruolo corrente. Quante cose aveva fatto!
Accese la luce. Dunque dov’era? Ma certo, a Parigi. “A Paris, a Paris” canticchiò. “Cribbio, Presidente, ma hai ancora una splendida voce!”
Si alzò dal letto. Cosa doveva mangiare a colazione? No, non aveva più problemi nemmeno di dieta, grazie a Dio. Già Dio. Recitò velocemente una preghiera, senza dimenticarsi di ringraziare per la grazia della vita e in particolare per essere stato creato Berlusconi.
Che impegni aveva per la giornata? Doveva vedere quel pirla di Chirac, tutto culo e camicia con quel bolscevico di Schroeder. “Bon jour, mon amì”
No, no, più breve la “o”, non poteva mica fare la figura di parlare con accento Belga, lui era un magut, non certo un minatore.
“Prostata o non prostata, una bella pisciata non me la toglie nessuno.” Guardò l’orologio: Diciasette minuti all’arrivo del suo segretario personale, con il discorso ufficiale. Entrò in bagno.
Aspirò con gli occhi ancora chiusi e subito riconobbe il profumo fresco e dolce della pelle di una ventenne. Chi stava dormendo nel suo letto?
Non lo ricordava mai, ma il gusto della sorpresa gli piaceva e lo divertiva.
Aprì gli occhi. La ragazza nuda dormiva sulla schiena, ma teneva le gambe semi-raggomitolate di lato, un braccio piegato sul ventre e l'altro appoggiato sul letto sopra la testa. Girati dalla sua parte i lunghi capelli castani e i glutei sodi.
Si alzò a sedere per vederla meglio. Il volto era grazioso, il seno sinistro le cadeva leggermente di lato, ma quello destro, grazie alla posizione del braccio, si ergeva dritto come una bellissima montagna.
Dalla montagna ai monti il salto è minimo. Berlusconi si rabbuiò. Poi pensò che l'usurpatore, il presidente Monti, stava certamente contemplando in quel momento panorami assai meno ameni e sorriso di nuovo soddisfatto.
Sveglia, sveglia.
Lui emise una sorta di grugnito.
Su Cavaliere è ora di alzarsi – insistette l'infermiera.
Nessuna reazione. Allora provò a scuoterlo prima piano poi con più decisione sempre ripetendo:
Sveglia, Signor Silvio, su.
No – urlò lui d'improvviso – lasciami in pace, ho sonno, sei cattiva.
Ma ha dormito tutto il giorno e adesso è ora di cena, non avete fame?
Lui la fissò.
Tu non sei la mia mamma, voglio la mia mamma – piagnucolò.
L'infermiera sorrise, gli prese le gambe e le girò fuori dal letto, poi prendendolo per le spalle lo tirò in piedi.
Bravo signor Silvio, forza andiamo.
Ho capito subito che sei una brutta comunista – sibilò mentre a piccoli passi si avviava a piccolo passi fuori dalla camera.
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