domenica 15 gennaio 2012

PICCOLI IMPREVISTI


Nacqui, vissi, morii. Come tutti. Della mia vita non merita parlarne. Singolare fu invece la mia morte.
La morte è sempre un brutto momento. C’è una sofferenza fisica, per l’interrompersi delle funzioni biologiche, c’è l’angoscia della mente per la consapevolezza di ciò che accade. C’è infine uno smarrimento della coscienza, ma poi inizia la percezione.
La mia morte non è stata particolarmente brutta. Certamente improvvisa, inaspettata e casuale.
La colpa di tutto è dei controllori di volo di Fiumicino. Loro con il loro sciopero impedirono il ritorno in ditta del direttore generale, TZ, in tempo per l’importante riunione sui nuovi assetti societari, già calendarizzata da tre settimane.
La cancellazione della riunione permise a RC di ritornare a casa del tutto inaspettato.
RC saltellò tutto soddisfatto su per le scale , aprì la porta di casa. Che strano rumore. Dei colpi sordi e qualcos’altro. RC richiuse silenziosamente la porta.
Il rumore continuava. Seguì silenziosamente il suono. Veniva dal soggiorno. Colpi e ansimi. Chi ansimava nel suo soggiorno? Ad RC girava già la testa. Aprì la porta e la vertigine divenne totale.
La sua bambina era distesa nuda sul divano e gemeva di piacere mentre un orribile scimmione si agitava sopra di lei. Rimase qualche istante impietrito ad osservare la scena.
P, la figlia quattordicenne di RC, aveva le spalle appoggiate sul bracciolo e il capo abbandonato all’indietro. Fu così che roteando gli occhi vide suo padre. L’urlo che le uscì di bocca fu uno strano miscuglio di paura e eccitazione.
S. il ragazzone, invero discretamente peloso, ma sicuramente affatto scimmiesco, captò solo la parte gaudente dell’urlo dell’amica e con grande slanciò assestò gli ultimi colpi. Contemporanamente alzò il capo e vide il volto avvampato del padre di P che si avvicinava.
Ne scaturì un coitus interruptus pirotecnico. RC vide distintamente lo schizzo irrorare il corpo di sua figlia e dirigersi ineluttabilmente anche verso di lui. Non lo vide posarsi sul suo vestito, ma lo sentì chiaramente posarsi sul suo viso.
Si bloccò inorridito e cercò di pulirsi con la manica, ottenendo il solo il risultato di spalmarsi sul viso anche le gocce di sperma che vi si erano posate.
Questi brevi istante consentirono a S di agguantare i pantaloni e di guardarsi intorno alla ricerca di una via di fuga. Con la mano trovò le chiavi della moto e intanto correva verso la porta finestra del terrazzo.
Il padre ringhiando furiosamente e urlando “lo ammazzo”, partì all’inseguimento. S scagliando i calzoni addosso a R guadagnò quella frazione di secondo che gli consentirono di aprire la porta e raggiungere la ringhiera che scavalcò con tutta l’agilità dei suoi diciassette anni, con le chiavi della moto in bocca. Aggrappandosi con le mani alle stecche verticali della ringhiera si lasciò scivolare e quindi dopo aver oscillato per un istante nel vuoto, si lasciò cadere di sotto.
Un salto di un metro e mezzo, sul cemento a piedi nudi, deve essere decisamente doloroso e S faticò a restare in piedi nonostante tutto il suo vigore e la sua prestanza fisica.
R nel frattempo stava con tutt’altra agilità compiendo lo stesso scavalcamento. P tenendo la maglietta con una mano contro il petto, aveva raggiunto il padre sul terrazzo e gli urlava “lascialo stare”.
Il padre gli intimò: “torna dentro tu”. Per tutta risposta P gettò per terra la maglietta e alzate le braccia al cielo iniziò a strillare.
La tattica per fermare il padre era perfetta, ma l’uomo non riuscendo più a reggersi alla ringhiera, cadde suo malgrado di sotto.
Mentre RC nonostante le tremende botte patite nell’impatto con il suolo si rialzava, S che aveva faticosamente raggiunto la sua vespa, sgommò via.
Vuoi per la paura, vuoi per il dolore alle piante dei piedi, l’uscita in strada di S fu tutt’altro che accorta. La macchina che giungeva in senso opposto fu costretta a gettarsi sul marciapiede per evitare lo scontro frontale.
La corsa sul marciapiede fu invero molto breve perché l’auto centrò quasi subito un’idrante.
L’autista AZ, che indossava la cintura di sicurezza non si fece niente, ma il passeggero FG, che non aveva allacciato la cintura di sicurezza picchiò il capo contro il parabrezza procurandosi un taglio piuttosto lungo e profondo.
20 minuti più tardi al pronto soccorso, mentre FG veniva ricucito, AZ rispondeva al cellulare dell’amico. L’ansiosa madre di FG perse immediatamente la testa e senza badare alle rassicurazioni di AZ scese in cortile, montò in macchina e nella fretta mise mezza macchina in strada.
Io sentii il rumore e vidi la macchina che mi veniva addosso. Girai il torace verso la macchina e così, quando questa mi investì rompendomi la gamba destra, caddi dalla bicicletta sulla schiena, battendo la nuca sull’asfalto.
Un lampo mi percorse il cervello. Poi sentii un dolore nuovo arrivare da ogni cellula del mio corpo, che abbandonata a sé stessa si dibatteva nella morte. Quindi le sensazioni del corpo svanirono e iniziò la coscienza.
La coscienza della vita oltre la morte biologica. Ero morto ed ero vivo. Cominciai a percepire.
Il mio corpo, abbandonato e senza vita. Percepii le persone attorno a me. Il medico dell’ambulanza che constatava la mia morte. La madre di FG disperata per avermi ucciso e ancora terrorizzata per l’incidente del figlio.
Il figlio, potevo percepire anche lui, al pronto soccorso. Che cosa straordinaria.
Dopo la morte non c’è più vista, né udito, né tatto, ma c’è una percezione molto più profonda e completa delle cose e delle persone, dei loro pensieri e sentimenti e non ci sono più i limiti fisici, né spazio né tempo. Totale libertà.
Ritrovai tutte le persone che la morte aveva preso prima di me. Ritrovai i miei cari biologicamente vivi e li capii come mai li avevo capiti prima.
I vivi oltre la morte hanno molti modi di comunicare con i biologicamente vivi, ma i modi percepibili da questi ultimi sono poco utili per entrambi. Ciò nonostante ho voluto comunicare con voi, ispirando scrittore, che non saprà mai se tutto ciò è un parto della sua fantasia o è davvero l’ispirazione di uno spirito. L’aldilà è qui in mezzo a voi.
Una cosa non vi ho ancora detto. Dopo la morte i vivi incontrano Dio.
Di lui però non è possibile parlare con le vostre parole. Posso dire solo questo: è meglio, molto meglio di come potete immaginare di immaginarlo.

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