domenica 1 gennaio 2012

LA GIOIA DI VIVERE


Sole.
Sole grande e lontano. Pallido, appena sopra l’orizzonte. Odore di muschio nell’aria aspra.
Sole.
Lontane circa un miglio l’una dall’altra. Si stagliano. Uniche linee verticali nella sterminata pianura, le due betulle. Non sono proprio betulle, ma ci assomigliano un poco.
Non hanno nome.
Nulla ha nome qui. Nemmeno io.
Non servono nomi, perché ogni cosa è conosciuta.
Non servono nomi, perché nessuno può pronunciarli, nessuno può ascoltarli.
Nessuno c’è.
Io solo. E la pianura, le due betulle, i piccoli roditori e i licheni. Tanti. Carnosi e nutrienti.
Poi c’è l’oltre. C’è la parte fuori dalla mia portata. Tutto il pianeta. Tranne questo posto in cui sto. In cui stavo. E starò.
La mia forma è strana e forse un po’ ripugnante per te, per via dei fili, degli occhi e del muco. Perciò non ne parlo.
Del resto io non parlo.
La parola non è tra le mie facoltà.
Ma vedo.
Vedo fino all’orizzonte. E vedo il cielo, le nuvole a volte. Ed i roditori che volano. Non so se piccoli o grandi. Volano, là in alto. Non fanno capire la loro distanza, le loro dimensioni.
I piccoli roditori non li vedo, ma ci sono. E’ perché non li vedo, che so che sono piccoli.
Vedo tutt’intorno a me. Vedo la terra che cresce, lentamente, secolo dopo secolo. Vedo i licheni viola. E quelli gialli. E le due betulle.
Le care betulle. Se tu vedessi le betulle le ameresti. E sorrideresti toccandole.
Vorrei vederti sorridere. Vorrei vederti.
Vedo la notte e il giorno. E le quattro lune, che crescono e decrescono, ma sempre splendono fiocamente, anche attraverso le nubi sottili.
A volte mi vedo. A volte no.
E ascolto anche.
Ascolto tanto. Insistentemente con attenzione. Ma non odo. Non odo molto. Solo molto silenzio. Mi piace il silenzio.
Qualche raro fremito dei piccoli roditori tra i licheni. E il vento su di me fa un piccolo rumore. Ma solamente quando è veloce, forte. Ma di solito non c’è vento. Per niente. Quasi mai. E se c’è è debole, leggero.
Io annuso.
C’è sempre odore di muschio nell’aria, non so perché. Quando s’alza il vento meno. Il vento porta via l’odore di muschio e mi dà in cambio un odore misto: odore di cose sconosciute e lontane, odore di vita. Ma da dove?
Non posso andare e cercare di scoprirlo, perché non muovo.
Sono attaccato alla terra.
Cresco fino ai licheni, succhio e li consumo. Mi ritiro e cresco in un’altra direzione, dove il lichene è grasso. Anche il lichene ricresce intanto dall’altra parte, in cui tornerò a succhiare. In un ciclo continuo. Il sapore dei licheni è buono. I licheni hanno il sapore dei licheni. Penso che a te non piacerebbe.
Già penso. Naturalmente io penso. Penso che sarà di me. So la mia nascita, perché ci sono. So dove sto. Qui. Anche se non so dove sia qui nel pianeta, perché non vedo l’oltre.
Ma non conosco il futuro. E quando tutto è fermo, dorme, ci penso.
Non mi dispiace pensare.
Preferisco però un’altra attività. L’ultima che ho da raccontarti. E a cui sono proteso, sempre, quando posso. E quando non dormo i miei lunghi sonni senza sogni.
Io soprattutto sento.
Sento la mia vita. E’ bella.
I nervi e le altre cose dentro di me, che non puoi capire e magari ti turberebbero. Ma io voglio che tu pensi a me con piacere. Tutto il mio corpo mi parla incessantemente. comunica con me e mi fa sapere che io vivo.
E’ meraviglioso.
Ma non solo me, io sento.
Sento te.
Sì te. Le tue emozioni. Le capto nella mia mente. Le analizzo. Gioco a farle mie. E in fondo lo sono. Perché io vivo in te, nel tuo pensiero. Lì sta il mio mondo, il mio universo, la mia vita. E’ reale quanto te, per me. Quanto la tua vita nella mente di Dio.
Pensami. Mi dai la vita così. E’ bella la mia vita.
Ti prego: pensami!

EPILOGO
Dirai, ed è vero, che vivo anche nel pensiero del mio creatore, colui che ha scritto di me. Sì, gli sono grato. Però tu ... beh ...tu … io ... insomma ... insomma, io ti amo.

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