lunedì 1 novembre 2021

Ogni lasciata è persa

 

Nicodemo sedeva sul divano, con in mano il bicchiere di Malbech bevuto a metà. Ascoltava il crepitare della legna nel caminetto. Si guardò intorno e, a destra del caminetto, vide la foto di lui e Ciro a Mantova, gita di terza media. Ricordava bene quella foto, l'aveva scattata Cinzia, a cui Ciro aveva fatto il filo tutto il giorno, riuscendo a passare il viaggio di ritorno a pomiciare con lei in fondo alla corriera. Era stata la prima volta che Nicodemo aveva dovuto trovare un'alternativa a passare il tempo con Ciro a causa di una donna. La prima, ma non l'ultima.

Del resto non è che si vedessero poco all'epoca. Abitavano nello steso condominio e dato che i genitori di entrambi lavoravano fino a sera si ritrovavano ai pranzi dei giorni feriali per cucinare e mangiare assieme.

Poi alle superiore Ciro accompagnava tutte le mattine in moto Nico a prendere la corriera per Lonigo, dove Nico Studiava per divenire Perito Agrario, e tornava a recuperarlo alla sera, non proprio sempre, alla sera, cioè solo quando non era impegnato con qualche ragazza, cosa che nel corso degli anni accadeva sempre più frequentemente cosicché le passeggiate pomeridiane di Nico si moltiplicavano.

Ciro era figlio di un operaio del sud, collega del padre di Nicodemo in una fabbrica metalmeccanica. I nonni materni di Nicodemo vivevano poco lontano in mezzo alla campagna, nella fattoria di famiglia.

Il paese era piccolo, ma tra Ciro e Nicodemo non c'era un'amicizia casuale, i due erano molto diversi, ma in qualche misura complementari e dunque perfettamente compatibili e si supportavano molto bene essendo entrambi di natura tollerante e avendo capito velocemente la potenza della collaborazione. Faceva eccezione ovviamente il campo sentimentale, giacché Ciro lavorava da solo, mentre Nico non era interessato al tipo di ragazze e di relazioni che inseguiva l'amico.

Le doti fisiche di Ciro non erano particolarmente brillanti, né poteva dirsi bello, soprattutto a causa del volto angoloso, conscio di ciò e sostenuto da una grossa produzione di testosterone decise presto di puntare alle brutte.

Essendo per di più ragazzo di spirito la strategia risultò vincente, ma presto Ciro scoprì la gioia di soddisfare le ragazze e la sua diventò una vera e proprio missione, non tanto generosa, bensì molto soddisfacente per entrambe le parti. Con il tempo affinò la tecnica sia nei preamboli sia nella prestazione fisica, giungendo a standard prestazionali senza dubbio ragguardevoli.

Finita la scuola scelse, non a caso, ma sostenuto anche da un certo estro, la carriera di parrucchiere. Risultò subito bravo nel trattare con le clienti e anche la bottega in cui lavorava come apprendista e, in seguito la sua, divennero naturalmente terreno di conquista. In ogni caso, fosse anche stato un parrucchiere scontroso, la sua abilità sarebbe stata sufficiente al successo dell'attività.

Nico, di fronte alle conquiste di Ciro, spesso con ragazze dotate a scelta o addirittura in addizione di bruttezza esagerata, stupidità fastidiosa, noiosità sovra umana, logorrea acuta, isteria perniciosa, si limitava a dire “Ciro, Ciro”. Al che Ciro ribatteva con detti tipo. “el casso no ga oci”, “el buso xe sempre el buso”, “ogni lasciata è persa”, “fottitene dell'orgoglio”. Frasi che Ciro riservava unicamente all'amico fidato, perché delle sue conquiste Ciro non parlava mai con nessuno, né per vantarsene, né per parlare o sparlare delle ragazze. Faceva parte della sua etica, ma era anche una valida assicurazione per il proseguo della carriera di latin lover o come diceva Nico di roiti-lovers.

Da parte sua Ciro evitava di esprimere giudizi sulla vita sentimentale di Nico, a suo avviso del tutto inesistente: contento lui contenti tutti.

Nicodemo ottenuto il diploma alla scuola agraria si trasferì in campagna rilevando il podere dei nonni, che gli fecero compagnia per pochi anni. I rapporti tra i due amici si fecero saltuari, cosa del resto inevitabile, quando l'età adulta regala la contrazione del tempo libero fino al limite prossimo allo zero.

Per Nicodemo c'erano la fattoria - che convertì con successo anche commerciale al biologico e fornì di laboratorio di trasformazione - i quattro figli, la moglie - un valido aiuto, ma anche una compagna cui dedicare tempo di qualità - cosicché già per i nuovi amici del paese il tempo a disposizione era prossimo allo zero.

Per Ciro c'era l'atelier, come amava chiamare il suo negozio di parrucchiere e le donne, le donne e ancora le donne.

Gli anni passarono e Ciro resistendo a qualche profferta di rapporto stabile, continuò con costanza nella sua missione. Le sue doti amatoriali iniziarono a divenire argomento di conversazione femminile nell'intera provincia.

Iniziò quindi ad attrarre ragazze e poi donne sempre più piacenti e anche quelle veramente belle. Da cacciatore divenne preda. La cosa non gli dispiacque, l'approccio iniziale era più passivo, ma il risultato finale comunque garantito, in più ora il rispetto e l'invidia della comunità maschile del paese era alle stelle, anche se i mariti o compagni delle sue clienti divennero ostili e Ciro si fece il porto d'armi, comprò una pistola e iniziò a praticare il tiro a segno.

Ad un certo punto però cominciò a sentire il limite di questa attività amatoriale puramente fisica, ma il suo ruolo era quello e dato che le donne lo cercavano e lo volevano solo per provare piacere e non per instaurare relazioni affettive e tanto meno stabili, non era affatto agevole uscire da questo vortice di sesso facile con donne avvenenti.

Con pazienza però Ciro cominciò a sondare il terreno e a cercare l'amicizia femminile con la A maiuscola, liberandosi il più velocemente possibile, dopo averle beninteso soddisfatte, delle predatrici interessate all'uomo oggetto.

Finalmente intavolò una relazione stabile, in cui inizialmente credeva, ma non seppe riadattare la sua vita ad un rapporto di coppia che esigeva una flessibilità che chi è abituato alla solitudine fatica ad avere: rinunciare ad alcune delle proprie confortanti abitudini, assumerne di nuove per le quali non si prova alcun trasporto, imparare a considerare le esigenze, i tempi, i desideri dell'altro. Cose banali, ma estremamente difficili, giacché gli automatismi rendono la vita facile e perderli richiede di aumentare il proprio livello di coscienza ed è uno sforzo costante. Troppo per Ciro e la relazione non resse. La delusione fu cocente. Oltretutto, vuoi per quella parentesi di indisponibilità vuoi perché ormai le donne potenzialmente interessate a lui le aveva avute, Ciro si ritrovò, dopo moltissimi anni, addirittura non proprio a faticare a trovare compagnia occasionale, ma comunque a doverci mettere di nuovo l'impegno e a riabbassare il livello estetico o a rialzare il target di età.

Fu così che ripensò alla sua vita, gli tornò in mente il vecchio amico e decise di andare in campagna a trovare Nicodemo e la sua famiglia.

Ecco Ciro se ne era appena andato e Nicodemo, sorseggiando il suo vino, rifletteva guardando quella foto e faticava a inquadrare la situazione di oggi, ma si perdeva piuttosto nei ricordi del passato.

Parlando della sua inquietudine con il vecchio amico e vedendo la sua famiglia Ciro aveva capito e subito confessato a Nicodemo che avrebbe voluto trovare la madre per i figli che avrebbe desiderato finalmente avere, ma ormai temeva fosse tardi.

Nicodemo era fiero della sua famiglia: Letizia la primogenita insegnava greco e latino al liceo in città e lo aveva reso già nonno di due splendidi nipotini, Diego il secondo stava facendo carriera come biologo all'Univerisità di Oxford e stava per dargli il primo nipote cinese con la sua compagna taiwanese e già Nico stava pensando al suo primo viaggio in Inghilterra e alla strana esperienza di un nipote che avrebbe parlato inglese e cinese, ma probabilmente poco o nulla italiano, lingua che del resto neppure Nicodemo maneggiava molto non parlandola praticamente mai, visto che nel suo ambiente rurale gli bastava la sua lingua naturale, quella veneta, il terzo figlio di Nicodemo, Anacleto, era ancora in comunità terapeutica ma vederlo pulito e sereno era già una gioia per il padre e infine Sonia, che aveva da poco preso il diploma di perito agrario e già gli era subentrata nella conduzione dell'azienda agricola, sulla carta al momento, ma, era chiaro, ben presto anche di fatto, seppur certo e per fortuna l'aiuto del padre ancora prestante le avrebbe fatto comodo a lungo, anche perché nel frattempo Sonia proseguiva, seppur con calma, gli studi all'Università. La nota veramente dolente era la perdita di Enrica moglie madre e nonna in quel tragico incidente stradale, l'ultima volta che aveva visto Ciro in precedenza era stato proprio al suo funerale, un trauma ancora vivo e una mancanza che non si sarebbe mai riassorbita, ma sì Nicodemo non poteva nemmeno immaginarsi senza la sua famiglia. E poi c'era l'altra famiglia, la famiglia Constantin, ma questo è un confine arbitrario che pone solo il narratore. 

Florian e Nadine erano arrivati per lavorare in un'impresa meccanica, a quel tempo Nico, per racimolare un po' di soldi in più da investire nell'azienda, aveva messo in affitto una porzione del grosso fabbricato in cui un tempo vivevano le varie famiglie del clan che popolava la fattoria e ne costituiva la forza lavoro. La coppia di rumeni si era stabilita lì e presto aveva chiesto di potere coltivare un piccolo orto, poi Florian aveva iniziato a lavorare al bisogno per la fattoria dimostrandosi abile e affidabile e già esperto di lavori agricoli. Ad un certo punto Nico aveva potuto offrirgli un posto fisso nella fattoria che il ragazzo aveva volentieri accettato. Ora i due figli di Florian e Nadine, nati e cresciuti nella fattoria, erano diventati lei la referente del negozio in città e il fratello del laboratorio di trasformazione oltre che dei trasporti per rifornire proprio il punto vendita gestito dalla sorella. Oltre allo stipendio tutti avevano una partecipazione agli utili, e anche una loro quota nella proprietà del negozio. Ma soprattutto erano ormai legati da un vincolo che più che di amicizia era di parentela acquisita, e infatti Nicodemo stesso pensava a loro come parte della famiglia.

“Tu sei nonno e io solo ora mi accorgo di volere essere padre” aveva sospirato Ciro.

Nicodemo naturalmente aveva ribattuto a Ciro che di tempo ne aveva e che comunque se era destino sarebbe sicuramente successo. Del resto trovare una donna non era certo un problema per lui.

“Per una scopata la trovo subito, ma per fare un figlio o anche solo per un rapporto stabile non so da che parte girarmi” aveva ammesso l'amico parrucchiere, ma non si era aperto a raccontare del tentativo da poco concluso in modo fallimentare, forse solo per esorcizzare l'evento relegandolo nel silenzio.

Nicodemo aveva insistito sul destino, non era un gran che come tentativo di conforto, eppure Ciro gli era sembrato più sollevato dopo aver parlato con lui, ma forse più per essersi sfogato, che per le rassicurazioni e i consigli ricevuti. Del resto non era sempre stato così? Ciro era fondamentalmente un individualista, ma Nico ne era convinto poteva ancora cambiare o meglio ritornare ad essere quel compagno generoso che era stato con lui ai tempi della scuola. Intanto sperava che tornasse presto a trovarlo e naturalmente non da solo.

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