Melcheb il
terremoto. Melcheb il ciclone. Melcheb l’inesauribile. Così fin da
piccolo avevano chiamato Melcheb, un bimbo dalla rara vivacià ed
energia.
Poi un
giorno, il nonno, vedendolo giocare a rincorrere la sua ombra aveva
esclamato: “Persino la sua ombra fatica a stargli dietro”. E da
lì era nato il soprannome che aveva rapidamente sbaragliato tutti
gli altri: Ombraveloce.
In realtà
l’ombra di Melcheb, come tutte le ombre era molto solidale con il
suo padrone e non se ne separava mai. Per quanto Obraveloce tenesse
fede al nome, la sua ombra era sempre lì pronta a saltare, tuffarsi,
correre e ruzzolare dietro o davanti o magari in fianco a lui.
Melcheb
Ombraveloce, sempre con l’argento vivo addosso, crebbe e divenne un
ragazzetto forte e sano e pieno di idee.
Allegro,
vivace e sempre impegnato in mille attività, Ombraveloce divenne
presto molto popolare e di fatto era il capo di tutta la folta
schiera di ragazzetti del quartiere. Combinavano certo qualche
marachella, ma erano ben voluti da tutti.
Un giorno
però Ombraveloce conobbe dei ragazzi più grandi che lo convinsero a
provare certe pillole colorate. Mangiata la pillola Melcheb si sentì
privo di forze, ma immagine strane e buffissime, musiche incredibili,
colori iridescenti, sensazioni bizzarre e fantastiche, mai provate
prima, si affollarono nella sua mente.
Melcheb
Ombraveloce, provata la droga, ne divenne presto avido. Dopo la prima
però, nessuno era più disposto a regalargli altre pillole, ma
esigeva soldi, soldi, tanti soldi.
Così
Melcheb, abbandonò i vecchi amici e con il favore delle tenebre
cominciò a rubare nei magazzini per racimolare i soldi per la droga.
Una notte la
sua ombra proiettata da un lampione fu vista da un vigilantes ed
Ombraveloce dovette ricorrere a tutta la sua velocità e agilità per
eclissarsi nei vicoli, sfuggendo alla cattura.
Maledisse
allora la sua ombra, per il rischio che gli aveva fatto correre. E
questa senza pensarci su due volte prese e se ne andò. Melcheb
rimase di sasso, ma non pensò a rincorrerla, come faceva da bambino:
“Meglio così – pensò – senza ombra correrò meno rischi”.
Ma quando il
giorno dopo passeggiando per la strada la gente si accorse che il suo
corpo non proiettava nessuna ombra, fu scambiato per un fantasma. E
tutti fuggirono atterriti.
Così
Melcheb si ridusse a vivere da solo, muovendosi solo la notte, dove
le tenebre erano più fitte.
Dopo un po’
però si sentì triste, incominciò a stufarsi delle visioni della
droga e a rimpiangere le mille attività e i giochi che era solito
fare di giorno con i suoi vecchi compagni.
Melcheb
tornò allora dove l’ombra l’aveva abbandonato e piangendo la
supplicò di tornare. E così fu.
Melcheb
ritornò ad essere di nuovo l’Ombraveloce che tutti conoscevano e
anzi divenne un paladino dei deboli sempre pronto ad aiutare, a fare
del bene e a mettere in guardia i ragazzi dal pericolo della droga.
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