domenica 22 luglio 2012

LA MACCHINA DELLA NEVE


Tra i monti Legnosi nella valle di Golasecca vi è un grande ghiacciaio e sotto il ghiacciaio vi è un piccolo paese che si chiama Nevogeno.
Un tempo il paese si chiamava Sfighello e non vi era nessun ghiacciaio.
Golasecca è una valle molto alta, ma, come dice anche il suo nome, è una valle dove piove e nevica molto poco.
Perciò a Sfighello, gli inverni erano sempre molto tristi; freddi freddi e senza neve. Gli abitanti erano molto scontenti di questa situazione, anche perché nelle valli vicine, dove d’inverno cadeva la neve, con la neve arrivavano gli sciatori e portavano soldi e allegria.
Un giorno a Sfighello giunse un tipo strano di nome Pop Crom, che, sentite le lamentale degli abitanti, si mise a fare strani calcoli su pacchi di fogli e alla fine costruì una strana macchina.
“Questa macchina” disse tutto contento e orgoglioso “è una mia invenzione, che trasforma la roccia in acqua e grazie a quest’acqua trasforma l’aria secca in aria umida e fredda pronta a far cadere la neve. Basta inserire un quintale di patate e la macchina può funzionare per dieci anni”.
Gli abitanti di Sfighello si guardarono perplessi. “Su coraggio, portate qua le patate” disse Pop Crom, ma vide che nessuno credeva in lui. “Fate come volete, la macchina è qui, questo è il pulsante per accenderla, io adesso devo andare, ma tornerò l’anno prossimo”.
Pop Crom partì e gli abitanti di Sfighello guardavano la macchina e discutevano tra loro, ma non si decidevano ad avviare la macchina temendo potesse succedere chissà che cosa.
Molti però, soprattutto i bambini cominciarono piano piano, una patata alla volta, a riempire il serbatoio. Quando fu pieno alcuni ragazzi più coraggiosi degli altri, azionarono di nascosto la macchina.
Dopo neanche mezzora cominciò a nevicare. Nevicò tutto il giorno e il giorno dopo e quello seguente e quello dopo ancora. Dopo una settimana c’erano 30 centimetri di neve, dopo due settimane 60, dopo tre settimane i centimetri di neve erano 90. Gli abitanti di Sfighello, che dapprima erano contentissimi, incominciarono a preoccuparsi. Cercarono di spegnere la macchina in tutti i modi, ma non ci riuscirono. Non riuscivano nemmeno più ad aprire il serbatoio per svuotarlo.
Così nevicò e nevicò per mesi e Sfighello lentamente scomparì sotto la neve e si ritrovò in una grande caverna con dei lunghi camini che portavano all’esterno. Pop Crom non tornò dopo un anno come aveva promesso e nemmeno dopo due né dopo tre. Nevicò per dieci anni sopra Golasecca, poi le patate finirono e tornò il classico sereno della valle.
Ormai però la valle si era trasformata in un enorme ghiacciaio e sotto il ghiacciaio, illuminato da grandi camini di ghiaccio che riflettevano la luce del sole, il piccolo paese che fu ribattezzato Nevogeno.
Sul ghiacciaio e sui fianchi delle montagne, le cui cime contornavano il ghiacciaio, costruirono grandi piste di sci da fondo e da discesa e, grazie al tempo sempre bello, alla neve sempre abbondante e a quel paese così particolare, tutto sotto il ghiaccio, Nevogeno diventò una ricchissima stazione sciistica. Gli abitanti di Nevogeno impararono anche a caricare la macchina di Pop Crom, il cui serbatoio a macchina spenta si apriva regolarmente, con poche patate per volta in modo da avere qualche nevicatina per rinfrescare la pista e fare un po’ di allegria sull’immenso ghiacciaio.
Gli abitanti di Nevogeno ancora aspettano Pop Crom per ringraziarlo e pagargli la sua meravigliosa macchina, ma fino ad oggi dello strano inventore non s’è saputo più nulla.

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