Nicodemo sedeva sul
divano, con in mano il bicchiere di Malbech bevuto a metà.
Ascoltava il crepitare della legna nel caminetto. Si guardò intorno
e, a destra del caminetto, vide la foto di lui e Ciro a Mantova, gita
di terza media. Ricordava bene quella foto, l'aveva scattata Cinzia,
a cui Ciro aveva fatto il filo tutto il giorno, riuscendo a passare
il viaggio di ritorno a pomiciare con lei in fondo alla corriera. Era
stata la prima volta che Nicodemo aveva dovuto trovare un'alternativa
a passare il tempo con Ciro a causa di una donna. La prima, ma non
l'ultima.
Del resto non è che si
vedessero poco all'epoca. Abitavano nello steso condominio e dato che
i genitori di entrambi lavoravano fino a sera si ritrovavano ai
pranzi dei giorni feriali per cucinare e mangiare assieme.
Poi alle superiore Ciro
accompagnava tutte le mattine in moto Nico a prendere la corriera per
Lonigo, dove Nico Studiava per divenire Perito Agrario, e tornava a
recuperarlo alla sera, non proprio sempre, alla sera, cioè solo
quando non era impegnato con qualche ragazza, cosa che nel corso
degli anni accadeva sempre più frequentemente cosicché le
passeggiate pomeridiane di Nico si moltiplicavano.
Ciro era figlio di un
operaio del sud, collega del padre di Nicodemo in una fabbrica
metalmeccanica. I nonni materni di Nicodemo vivevano poco lontano in
mezzo alla campagna, nella fattoria di famiglia.
Il paese era piccolo, ma
tra Ciro e Nicodemo non c'era un'amicizia casuale, i due erano molto
diversi, ma in qualche misura complementari e dunque perfettamente
compatibili e si supportavano molto bene essendo entrambi di natura
tollerante e avendo capito velocemente la potenza della
collaborazione. Faceva eccezione ovviamente il campo sentimentale,
giacché Ciro lavorava da solo, mentre Nico non era interessato al
tipo di ragazze e di relazioni che inseguiva l'amico.
Le doti fisiche di Ciro
non erano particolarmente brillanti, né poteva dirsi bello,
soprattutto a causa del volto angoloso, conscio di ciò e sostenuto
da una grossa produzione di testosterone decise presto di puntare
alle brutte.
Essendo per di più
ragazzo di spirito la strategia risultò vincente, ma presto Ciro
scoprì la gioia di soddisfare le ragazze e la sua diventò una vera
e proprio missione, non tanto generosa, bensì molto soddisfacente
per entrambe le parti. Con il tempo affinò la tecnica sia nei
preamboli sia nella prestazione fisica, giungendo a standard
prestazionali senza dubbio ragguardevoli.
Finita la scuola scelse, non a caso, ma sostenuto anche da un certo estro, la carriera di
parrucchiere. Risultò subito bravo nel trattare con le clienti e
anche la bottega in cui lavorava come apprendista e, in seguito la
sua, divennero naturalmente terreno di conquista. In ogni caso, fosse
anche stato un parrucchiere scontroso, la sua abilità sarebbe stata
sufficiente al successo dell'attività.
Nico, di fronte alle
conquiste di Ciro, spesso con ragazze dotate a scelta o addirittura in
addizione di bruttezza esagerata, stupidità fastidiosa, noiosità
sovra umana, logorrea acuta, isteria perniciosa, si limitava a dire
“Ciro, Ciro”. Al che Ciro ribatteva con detti tipo. “el casso
no ga oci”, “el buso xe sempre el buso”, “ogni lasciata è
persa”, “fottitene dell'orgoglio”. Frasi che Ciro riservava
unicamente all'amico fidato, perché delle sue conquiste Ciro non
parlava mai con nessuno, né per vantarsene, né per parlare o
sparlare delle ragazze. Faceva parte della sua etica, ma era anche
una valida assicurazione per il proseguo della carriera di latin
lover o come diceva Nico
di roiti-lovers.
Da parte sua Ciro evitava
di esprimere giudizi sulla vita sentimentale di Nico, a suo avviso
del tutto inesistente: contento lui contenti tutti.
Nicodemo ottenuto il
diploma alla scuola agraria si trasferì in campagna rilevando il
podere dei nonni, che gli fecero compagnia per pochi anni. I rapporti tra i due amici si fecero saltuari, cosa del
resto inevitabile, quando l'età adulta regala la contrazione del
tempo libero fino al limite prossimo allo zero.
Per Nicodemo c'erano la
fattoria - che convertì con successo anche commerciale al biologico
e fornì di laboratorio di trasformazione - i quattro figli, la
moglie - un valido aiuto, ma anche una compagna cui dedicare tempo di
qualità - cosicché già per i nuovi amici del paese il tempo a
disposizione era prossimo allo zero.
Per Ciro c'era l'atelier,
come amava chiamare il suo negozio di parrucchiere e le donne, le
donne e ancora le donne.
Gli anni passarono e Ciro
resistendo a qualche profferta di rapporto stabile, continuò con
costanza nella sua missione. Le sue doti amatoriali iniziarono a
divenire argomento di conversazione femminile nell'intera provincia.
Iniziò quindi ad
attrarre ragazze e poi donne sempre più piacenti e anche quelle
veramente belle. Da cacciatore divenne preda. La cosa non gli
dispiacque, l'approccio iniziale era più passivo, ma il risultato
finale comunque garantito, in più ora il rispetto e l'invidia della
comunità maschile del paese era alle stelle, anche se i mariti o
compagni delle sue clienti divennero ostili e Ciro si fece il porto
d'armi, comprò una pistola e iniziò a praticare il tiro a segno.
Ad un certo punto però cominciò a sentire il limite di questa attività amatoriale
puramente fisica, ma il suo ruolo era quello e dato che le donne lo
cercavano e lo volevano solo per provare piacere e non per instaurare
relazioni affettive e tanto meno stabili, non era affatto agevole
uscire da questo vortice di sesso facile con donne avvenenti.
Con pazienza però Ciro
cominciò a sondare il terreno e a cercare l'amicizia femminile con
la A maiuscola, liberandosi il più velocemente possibile, dopo
averle beninteso soddisfatte, delle predatrici interessate all'uomo
oggetto.
Finalmente
intavolò una relazione stabile, in cui inizialmente credeva, ma non
seppe riadattare la sua vita ad un rapporto di coppia che esigeva una
flessibilità che chi è abituato alla solitudine fatica ad avere:
rinunciare ad alcune delle proprie confortanti abitudini, assumerne
di nuove per le quali non si prova alcun trasporto, imparare a
considerare le esigenze, i tempi, i desideri dell'altro. Cose banali,
ma estremamente difficili, giacché gli automatismi rendono la vita
facile e perderli richiede di aumentare il proprio livello di
coscienza ed è uno sforzo costante. Troppo per Ciro e la relazione
non resse. La delusione fu cocente. Oltretutto, vuoi per quella
parentesi di indisponibilità vuoi perché ormai le donne
potenzialmente interessate a lui le aveva avute, Ciro si ritrovò,
dopo moltissimi anni, addirittura non proprio a faticare a trovare
compagnia occasionale, ma comunque a doverci mettere di nuovo
l'impegno e a riabbassare il livello estetico o a rialzare il target
di età.
Fu
così che ripensò alla sua vita, gli tornò in mente il vecchio amico e
decise di andare in campagna a trovare Nicodemo e la sua famiglia.
Ecco Ciro se ne era
appena andato e Nicodemo, sorseggiando il suo vino, rifletteva
guardando quella foto e faticava a inquadrare la situazione di oggi,
ma si perdeva piuttosto nei ricordi del passato.
Parlando
della sua inquietudine con il vecchio amico e vedendo la sua famiglia
Ciro aveva capito e subito confessato a Nicodemo che avrebbe voluto
trovare la madre per i figli che avrebbe desiderato finalmente avere, ma ormai
temeva fosse tardi.
Nicodemo
era fiero della sua famiglia: Letizia la primogenita insegnava greco
e latino al liceo in città e lo aveva reso già nonno di due
splendidi nipotini, Diego il secondo stava facendo carriera come
biologo all'Univerisità di Oxford e stava per dargli il primo nipote
cinese con la sua compagna taiwanese e già Nico stava pensando al
suo primo viaggio in Inghilterra e alla strana esperienza di un
nipote che avrebbe parlato inglese e cinese, ma probabilmente poco o
nulla italiano, lingua che del resto neppure Nicodemo maneggiava
molto non parlandola praticamente mai, visto che nel suo ambiente rurale gli bastava la sua lingua naturale, quella veneta, il terzo figlio di Nicodemo,
Anacleto, era ancora in comunità terapeutica ma vederlo pulito e
sereno era già una gioia per il padre e infine Sonia, che aveva da
poco preso il diploma di perito agrario e già gli era subentrata
nella conduzione dell'azienda agricola, sulla carta al momento, ma, era chiaro, ben presto anche di fatto, seppur certo e per fortuna
l'aiuto del padre ancora prestante le avrebbe fatto comodo a lungo,
anche perché nel frattempo Sonia proseguiva, seppur con calma, gli
studi all'Università. La nota veramente dolente era la perdita di
Enrica moglie madre e nonna in quel tragico incidente stradale,
l'ultima volta che aveva visto Ciro in precedenza era stato proprio
al suo funerale, un trauma ancora vivo e una mancanza che non si sarebbe mai riassorbita, ma sì Nicodemo non poteva nemmeno immaginarsi senza
la sua famiglia. E poi c'era l'altra famiglia, la famiglia
Constantin, ma questo è un confine arbitrario che pone solo il narratore.
Florian e Nadine erano arrivati per lavorare in
un'impresa meccanica, a quel tempo Nico, per racimolare un po' di
soldi in più da investire nell'azienda, aveva messo in affitto una
porzione del grosso fabbricato in cui un tempo vivevano le varie
famiglie del clan che popolava la fattoria e ne costituiva la forza
lavoro. La coppia di rumeni si era stabilita lì e presto aveva
chiesto di potere coltivare un piccolo orto, poi Florian aveva iniziato a lavorare
al bisogno per la fattoria dimostrandosi abile e affidabile e già
esperto di lavori agricoli. Ad un certo punto Nico aveva potuto
offrirgli un posto fisso nella fattoria che il ragazzo aveva
volentieri accettato. Ora i due figli di Florian e Nadine, nati e
cresciuti nella fattoria, erano diventati lei la referente del
negozio in città e il fratello del laboratorio di trasformazione
oltre che dei trasporti per rifornire proprio il punto vendita
gestito dalla sorella. Oltre allo stipendio tutti avevano una
partecipazione agli utili, e anche una loro quota nella proprietà
del negozio. Ma soprattutto erano ormai legati da un vincolo che più
che di amicizia era di parentela acquisita, e infatti Nicodemo stesso
pensava a loro come parte della famiglia.
“Tu
sei nonno e io solo ora mi accorgo di volere essere padre” aveva
sospirato Ciro.
Nicodemo
naturalmente aveva ribattuto a Ciro che di tempo ne aveva e che
comunque se era destino sarebbe sicuramente successo. Del resto
trovare una donna non era certo un problema per lui.
“Per
una scopata la trovo subito, ma per fare un figlio o anche solo per
un rapporto stabile non so da che parte girarmi” aveva ammesso
l'amico parrucchiere, ma non si era aperto a raccontare del tentativo
da poco concluso in modo fallimentare, forse solo per esorcizzare
l'evento relegandolo nel silenzio.
Nicodemo aveva insistito
sul destino, non era un gran che come tentativo di conforto, eppure
Ciro gli era sembrato più sollevato dopo aver parlato con lui, ma
forse più per essersi sfogato, che per le rassicurazioni e i
consigli ricevuti. Del resto non era sempre stato così? Ciro era
fondamentalmente un individualista, ma Nico ne era convinto poteva
ancora cambiare o meglio ritornare ad essere quel compagno generoso
che era stato con lui ai tempi della scuola. Intanto sperava che tornasse presto a trovarlo e naturalmente non da solo.