domenica 1 febbraio 2015

UNA GOCCIA DI RUGIADA


Un anziano maestro aveva raggiunto un tale livello di consapevolezza da riuscire ad assorbire direttamente l'energia dell'universo. Aveva perciò smesso di consumare cibo e si limitava a bere ogni mattina una goccia di rugiada. Solo nelle giornate molto calde o quando la sua attività fisica aumentava verso sera beveva un'altra goccia d'acqua. Ogni giorno però meditava per un paio d'ore.
Per il resto faceva una lunga passeggiata, un po' di ginnastica e poi studiava e insegnava.
Tutti avevano notato che, oltre a godere di perfetta salute, il maestro, da quando non toccava più cibo, sembrava aver smesso di invecchiare ed erano passati ormai quasi dieci anni.
Un giorno giunse un piccione viaggiatore con un messaggio.
Mia nipote è malata, devo andare da lei, sono 5 giorni di cammino, vieni con me, – disse ad un giovane discepolo.
Il discepolo preparò una grossa sacca più una piccola con tutto il necessario per il viaggio, in particolare cibo, mentre il maestro prese solo una stuoia per dormire, un mantello impermeabile, un ricambio di indumenti e una piccola borraccia.
Il mattino seguente all'aurora dopo la colazione del discepolo e la goccia di rugiada del maestro meditarono per un paio d'ore e si misero in cammino. Il maestro camminava ad un passo appena un po' lento, ma molto regolare e a sera bevve una goccia d'acqua. Così per cinque giorni.
Giunsero infine a casa della giovane nipote che era molto debole e sofferente. Il maestro le parlò, passò le mani sopra di lei per sentire i flussi di energia e poi diede istruzioni al discepolo per trovare e raccogliere alcune erbe e radici nel bosco e nei prati.
Per una settimana preparò il cibo per la ragazza, cantò sopra di lei, le applicò degli impacchi e degli oli, recitò con lei alcuni mantra.
Alla fine la ragazza si era ripresa completamente e maestro e discepolo ripresero la via del ritorno.
Lungo il cammino trovarono una coppia di ragazzini con due paia di capre malconce distese per terra. Lei piangeva sommessamente, mentre lui prendeva nervosamente a calci i sassolini del sentiero.
Hanno mangiato delle erbe strane e ora stanno male e non fanno più il latte – spiegarono.
Il maestro le visitò, si fece spiegare l'aspetto delle erbe e poi mandò il discepolo a raccogliere delle erbe e delle bacche, che diede alla capre.
Si fermarono la notte e la mattina del giorno seguente finché le capre non furono di nuovo vispe e le mammelle tornarono a riempirsi. I ragazzini vollero condividere il loro formaggio e il loro pane con i loro salvatori e con grande stupore del discepolo il maestro ne mangiò.
Dopo un'ultima giornata di cammino maestro e discepolo furono di ritorno, ma il maestro pareva molto stanco, anzi a guardare bene era improvvisamente invecchiato.
Il mattino seguente il maestro fece scendere una goccia di rugiada sulla lingua e riprese le sue abitudini.
Maestro il cibo che hai preso non ti ha giovato – esclamò il discepolo.
Non ne dubitavo – sorrise il maestro.
Perché allora lo hai mangiato?
Sarebbe stato scortese rifiutare l'unico segno di riconoscenza che potevano offrirci.
Il discepolo guardò il maestro dubbioso e triste.
Il maestro intuì i suoi pensieri e gli disse:
Tu giudichi dalle apparenze, ma la mia forza interna si esaurisce al di là delle variazioni del mio aspetto.
I due si guardarono, il volto del discepolo si rilassò, poi il maestro aggiunse:
Daresti un giorno della tua vita in cambio del sorriso di quei due ragazzini?
Il discepolo sorrise e annuì convinto.

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