Gad prese il tablet nuovo
fiammante che aveva ricevuto il giorno precedente per il suo 16°
compleanno e lo mise nel cassetto. Amava la matematica, ma con il
tablet sotto il naso non riusciva a concentrarsi e per il giorno
seguente aveva un bel po' di esercizi di fare, complice anche il
fatto che il giorno prima a causa del party di compleanno non aveva
studiato affatto.
Aprì libro e quaderno e
impugnò la penna.
Stava per iniziare a
copiare l'equivalenza sul quaderno quando suonò l'allarme. Mollò la
penna e balzò in piedi con il cuore in gola.
Perché ancora? Non ne
poteva più del panico che lo travolgeva ogni volta che sentiva quel
suono, dell'angoscia che lo attanagliava mentre correva al rifugio,
del sibilo da cui riconosceva il missile in arrivo. Non ne poteva più
nemmeno di vivere con l'ansia costante di sentire suonare l'allarme.
D'improvviso un'idea strana lo attraversò: bastava accettare l'idea
della morte, non scappare più, essere pronti a lasciarsi colpire e
starsene lì tranquilli disposti a prendere ciò che arrivava la
salvezza o la distruzione. Si riscosse e cominciò a correre. Sentì
il rumore degli Shahak che proprio in quel momento passavano sopra la
sua testa. Non se ne rallegrò, sapeva che non era una soluzione al
problema. Altri ragazzi come lui sarebbero impazziti di paura per le
bombe sganciate da quegli aerei e qualcuno forse sarebbe stato
colpito motivando di più qualcun altro a lanciare nuovi missili
verso di loro, verso Sderot. Se solo qualche palestinese fosse stato
lì con loro e qualche israeliano a Gaza a scappare assieme inseguiti
dai missili e dalle bombe nessuno avrebbe più sparato contro
l'altro. O forse sì? Forse non bastava, bisognava che ebrei e
musulmani si innamorassero tra di loro, si sposassero, facessero
figli assieme, diventassero parte di uno stesso popolo con due
identità in cui trasmigrare da una generazione all'altra in una
direzione o nell'altra o da fondere in una nuova identità
sincretica.
Forse per il rumore dei
bombardieri, forse per quegli assurdi pensieri Gad non sentì il
sibilo del missile.
Chissà quale ragazza, a
Gaza, era pronta ad innamorarsi di lui. Non riuscì a darsi una
risposta, a immaginare un volto, un corpo, perché in quel momento il
missile lo colpì.
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