La guardò di sfuggita, ma intensamente “che gnocca! questa sì me la farei”.
Lei notò lo sguardo “gli piaccio” e non poté trattenere un luccichio dell’occhio mentre lo ruotava altrove “anche tu non sei male” concluse in un sospiro interiore, pieno di desiderio.
L’istinto animale avrebbe voluto che ciascuno affidasse i suoi geni all’altro senza aspettare. Ma decine di migliaia di anni di sviluppo intellettivo e raziocinante, e di ipocrisia, vincono a mani basse partite ben più dure che impedire una fecondazione umana in un marciapiede affollato di una strada del centro nell’ora di punta.
Nessuno rallentò il suo passo, nessuno si voltò, nessuno fermò quel pensiero per un istante, un altro misero istante.
“... quella dannata ditta! se domani non consegnano hanno chiuso per sempre...” “... e già che passo in farmacia per lo sciroppo prendo un po’ di magnesia ...” “... se continua così...” “... sempre in ritardo ...”
L’auto, l’autobus, il cancello, l’ascensore, la porta. “ciao, come stai?” “...tra pochi minuti, dopo la pubblicità”. E via.
Una sera qualunque, una settimana, un mese, un anno. Anni, eventi, gioie, dolori, amori, morte.
Se si fossero fermati! Quanti milioni di persone, lungo i secoli, avrebbero visto la luce grazie a quel seme di vita. E non saranno mai. Ogni vita ha un debito infinito verso il nulla.
Se incroci uno sguardo, non ti fermare: stai cancellando milioni di vite, stai evitando di pagare il tuo debito al nulla e magari anche una risposta scortese o, nella migliore delle ipotesi, una denuncia per atti osceni in luogo pubblico.
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