C’era una volta un vecchio melo, che faceva ancora delle mele belle, grosse e saporite. Un inverno, mentre dormiva coperto di neve, perse il suo ramo più alto. Il vento cattivo dell’est si accanì gelido contro quel ramo appesantito dalla neve fino a spezzarlo.
Il vecchio melo, che come tutti gli alberi era molto paziente, non badò un gran che alla cosa e a primavera emise una nuova gemma. Subito un tenero rametto cominciò a crescere verso il cielo. Il nuovo ramo godeva in pieno della luce del sole e crebbe rapidamente.
Sotto di sé poteva vedere tutti gli altri rami ed era molto orgoglioso della sua posizione dominante e privilegiata, a lui nessun altro ramo faceva mai ombra. Il giovane ramo vide anche come gli altri rami più vecchi producevano i fiori e poi li trasformavano in frutti.
Anche lui, la primavera seguente, provò a fare i fiori, ma ne uscirono solo spine e ciò lo indispettì molto. Il vecchio melo sorrise: “Abbi pazienza, figliolo, sei ancora giovane, a suo tempo farai anche tu i fiori e poi le tue belle mele”. Il giovane ramo, si tranquillizzò e, pieno di vigore, crebbe altissimo verso il sole.
Dopo un paio di anni invece delle spine anche il giovane ramo si coprì di bellissimi fiori bianchi. Purtroppo però quell’anno, durante l’estate, venne la grandine e i fiori del ramo più alto, così esposti alle intemperie, furono completamente distrutti. Il ramo era fuori di sé dalla rabbia e di nuovo il vecchio melo lo rasserenò parlandogli di tutti gli anni a venire. Il ramo così non si perse d’animo e crebbe ancora fino all’autunno.
Dormì per tutto l’inverno e a primavera produsse dei nuovi fiori, da cui nacquero le mele, che in autunno cominciarono a divenire grosse e rosse. Quando giunsero i contadini, il ramo gongolava, dandosi grande importanza e aspettava fiero di dare agli uomini le sue mele. Ma il ramo era troppo in alto anche per le lunghe scale dei raccoglitori che con i loro lunghi bastoni da raccolta non riuscivano a raggiungere le sue mele. Così mentre tutti gli altri rami dell’albero vennero liberati dal loro peso di frutti, solo il ramo più alto attese invano e vide andarsene i raccoglitori con ancora tutte le sue belle mele.
Le mele già mature cominciarono a divenire molto pesanti e in breve caddero a terra e lì marcirono. Il ramo piangeva in silenzio, perché orgoglioso com’era non voleva farsi scoprire a piangere ancora una volta dal vecchio melo. Così si addormentò per l’inverno in preda al più grande sconforto ritenendosi inutile e maledicendo la sua posizione di ramo più in alto.
A primavera però dal terreno spuntò una piccola piantina, che guardando in alto lo chiamò e gli disse: “Ciao, papà”. Era un piccolo melo che nasceva da un seme di una delle mele del ramo cadute a terra l’autunno precedente. Il ramo si commosse e pieno di gioia fiorì come mai nessun ramo di melo era fiorito prima.
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