domenica 20 novembre 2011

LA LUCE NEGLI OCCHI


Sparivano subito, tra la polvere e le crepe della terra riarsa, le grosse gocce che cadevano dal corpo infuocato dell’uomo. Quando la Rupe mise fino al supplizio dei raggi affilati del sole a spaccargli la testa era ormai completamente senza forze. Si chiedeva se davvero fosse lui a sollevare e trasportare i grossi sassi o non piuttosto il contrario. L’aria sottile e povera di ossigeno si fece velocemente sempre più gelida. Il sole era tramontato e i suoi compagni più sotto lo chiamavano mentre si mettevano in marcia verso il villaggio. Come al solito, pensò, ora avrebbe finalmente raccolto il fazzoletto che aveva contenuto il suo unico magro pasto, avrebbe iniziato lentamente e faticosamente a scendere giù dai campi alti lungo il ripido pendio insieme ai suoi pochi compagni. Il cervello annebbiato, pietosamente, non avrebbe captato appieno le precise sensazioni di ogni nervo: il suo corpo era dolore. Tutt’intorno pietre.
Poi entrando nel consunto villaggio avrebbe incrociato gli occhi tristi dei bambini affamati e le membra cadenti di corpi precocemente invecchiati che, come lui, si trascinavano verso i miseri tuguri dopo una giornata di lotta sisifica contro la natura crudele di quella terra maledetta.
Giunto davanti alla sua casupola di pietra avrebbe piegato la bocca in una smorfia nel tentativo di rispondere al triste sorrise di lei. Non era mai stata una bella ragazza, anzi, non era mai stata propriamente una ragazza, come nessuna della sua gente. L’uomo stesso, vecchio già quasi prima di essere adulto , non era conscio di ciò, attratto com’era morbosamente da quella ragazza, di cui persino gli occhi, parevano vivi.
Anche quella sera adagiato vicino al fuoco, con la ciotola non meno vuota dello stomaco, ma meno raggrinzita, avrebbe cercato di non respirare nemmeno, per non sollecitare i muscoli ardenti. Ma quando la pressione dei suoi seni lo avesse scosso si sarebbe subito mosso a cercare le sue labbra. Mentre le due bocche si stavano schiudendo nella sua mente un boato e un tremito del suolo lo costrinsero a tornare alla realtà.
Un’enorme massa nera scendeva con rabbia dalla Rupe sui campi alti, percuotendo la valle come un tamburo. Lui restò impietrito a guardare l'enorme frana che si abbassava a ingoiarlo. Spentosi l’eco e le ultime vibrazioni tutto restò immobile e muto per un tempo indefinito. I compagni salirono sulla frana e si guardarono intorno. Poi scesero al villaggio.
Tutto il villaggio immobile fissava il silenzio, mentre la polvere lentamente ricadeva su di loro.
La ragazza li vide arrivare e cercò la sua sagoma. Loro la videro e scossero la testa. Le altre donne le si fecero incontro e l'abbracciarono.
Lei chiuse gli occhi e respirò. Respirò a lungo. Contemplò la Rupe poi rientrò in silenzio nella sua capanna, ma senza più luce negli occhi.

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