Glauco da un po’ si sentiva inquieto. E non riusciva a capire perché.
Il rapporto con la moglie era come sempre al limite della perfezione. Il lavoro gli stava dando discrete soddisfazioni, non ultimo, anche sul piano finanziario, e la sua squadra di calcetto si era classificata al terzo posto dell’ultimo torneo. Lui era stato anche il capocannoniere della squadra. Era popolare tra gli amici e ben voluto anche dai vicini di casa.
Eppure sentiva che qualcosa non andava. Era come un presagio, ma non rivolto al futuro, non era paura che qualcosa accadesse, no, qualcosa stava già accadendo era già accaduto. Ma non sapeva dire cosa.
Aveva provato ad accennarlo alla moglie, ma lei l’aveva scambiato per uno scherzo. Uno scherzo un po’ strano e non troppo divertente, cui non aveva dato peso.
La sensazione di disagio aumentava progressivamente e Glauco temeva cominciasse a trasparire sotto forma di scortesia o di altri comportamenti per lui inusuali. Temeva anche che la perduta serenità lo portasse a compiere errori sul lavoro, a diminuire le prestazione sportive sociali e quant’altro.
Insomma da quell’ansia indefinita derivava sempre più un’ansia reale e ben dettagliata. Ancora nessuno pareva notarlo e Glauco combatteva una grande battaglia interna, perché così continuasse ad essere, in attesa di capire cosa stesse succedendo. Perché qualcosa c’era, qualcosa di terribile e nascosto.
Un giorno in autobus sentì dei brandelli di conversazione, che gli restarono impressi. Per ciascuna persona esistono cinque sosia. Cinque persone identiche o quasi, magari diverse solo per un piccolo particolare.
Quella sera si accorse che il suo malessere misterioso e segreto si acuiva quando parlava o guardava la moglie.
Il mattino dopo la moglie gli sembrò strana. Un paio di sere dopo vide la moglie che usciva dalla doccia con quella sua piccola voglia a forma di grappolo d’uva sul gluteo destro.
Sì, sul gluteo destro! Ma la voglia che vedeva stava sulla natica sinistra. Dunque quella non era sua moglie!. Un sosia, un maledetto sosia si era sostituito a sua moglie. E di sua moglie che ne era? Doveva ritrovarla, salvarla.
Glauco pensò che la cosa migliore da fare fosse far finta di niente e cercare di indagare.
Cominciò così a interrogare il sosia, prima in modo velato poi sempre più direttamente, Finché lei non sbottò:
ma insomma Glauco che ti prende? Mi stai facendo una sfilza di domande su cose che sai benissimo per non parlare delle domande assurde, dove vuoi andare a parare?
Allora Glauco strappò la corda di una tenda, saltò addossò all’impostore e stringendole il collo incominciò ad urlare: Dov’è Cinzia? Dov’è? E tu chi sei? che ne hai fatto di lei? Cosa vuoi? Dov’è Cinzia?
Lei rantolava cercando di divincolarsi e certo non poteva dire niente, mentre stava soffocando.
Dov’è? Dov’è? Dov’è?
Insisteva lui. Lei però essendo ormai morta non poteva proprio più rispondere.
Glauco gettò il cadavere dalla finestra e iniziò a spaccare tutto sempre urlando - dov’è?
I poliziotti faticarono a bloccarlo e solo quando il sedativo che gli fu iniettato dal medico del servizio psichiatrico fece effetto Galuco si calmò.
Per molti giorni Glauco restò calmo solo sotto sedazione farmacologica. Finché al risveglio non vide la moglie.
La moglie tornò a trovarlo tutti i giorni durante tutti gli otto mesi che Glauco trascorse in psichiatria. Poi lo riportò a casa.
In breve Glauco si tranquillizzò del tutto e tornò a fare la sua vita di prima, ma non fu mai più proprio come prima. Rimase come svuotato di qualcosa, quasi come una copia, una copia mal riuscita dell’uomo che era e, strana cosa, non riuscì più a distinguere chiaramente tra la destra e la sinistra. Soprattutto si confondeva del tutto quando guardava quella graziosa voglia a forma di grappolo d’uva.
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