domenica 28 agosto 2011

SANA E BELLA



L'aveva fatto! Ora finalmente la sua vita poteva essere perfetta. Non avrebbe più dovuto sopportare le sue obese colleghe e gli altrettanto grassi colleghi. Né il suo capo, né i clienti. Tutti della stessa razza, tutti ugualmente privi di volontà, stupidi e ciccioni. Sì, si era finalmente licenziata. Del resto non aveva veramente più bisogno di lavorare. La sua vita era semplice, essenziale. Con i soldi risparmiati aveva acceso un libretto di risparmio a tasso variabile, i cui interessi gli bastavano ampiamente a coprire tutte le sue spese ordinarie. E se un domani le cose avessero cominciato ad andare un po' meno bene, magari con qualche grossa spesa imprevista da affrontare, avrebbe sempre potuto cominciare ad erodere pian piano il capitale, senza nemmeno dover tornare a lavorare, che era naturalmente, seppur come estrema ratio, una possibilità. Inoltre una volta raggiunta l'età minima, avrebbe cominciato a percepire una seppur modesta pensione. Infine si era tenuta da parte un gruzzoletto da investire in azioni. Se e fintanto che le cose fossero andate bene d lì avrebbe recuperato i soldi necessari per qualche bel viaggetto culturale. Le bastava una vacanza ogni 3 o 4 anni.
Aveva una casa di proprietà. Una bella casa singola con un ampio giardino ereditata dai genitori. Le spese erano minime. Corrente elettrica ne usava già pochissima ed ora che non lavorava più poteva, come già avrebbe voluto fare prima, svegliarsi col sole e andare a dormire al tramonto, secondo i ritmi della natura. La TV l'aveva eliminata da tempo, era inutile e noiosa, ma soprattutto rendeva pigri. Cosa assolutamente deleteria per la salute. Lo stesso dicasi per lavatrice, lavastoviglie, aspirapolvere. Tutte macchine che impediscono di fare un po' di salutare movimento. Meglio fare tutto a mano. I fornelli non li usava e aveva staccato pure il frigorifero. Mangiava solo un frutto, ovviamente biologico e di stagione, e 2 o3 yogurt alla settimana. Yogurt che consumava sempre subito, appena portato a casa. Da primavera fino all'autunno consumava inoltre i prodotti del suo orticello: carote, radicchio, insalata, pomodori, cavoletti di Bruxelles, fragole. Tutto crudo e condito con sale, pepe e un goccio di aceto, a parte le fragole. Aveva anche 2 meli un albero di cachi e un susino che le facevano risparmiare l'acquisto della frutta per circa una metà dell'anno. D'inverno comprava qualche verdura ed inoltre integrava l'alimentazione bevendo succhi di frutta. A parte la cura dell'orto e del giardino e la pulizia, minuziosa, della casa il suo principale passatempo era fare lunghe passeggiate a passo veloce. Non praticava sport, non andava al mare né in montagna, né al cinema, non comprava libri né riviste. Prendeva però in prestito dei libri alla biblioteca comunale con una certa regolarità pur non essendo un a gran lettrice. Non le piaceva stare ferma, se non per dormire.
Vestiva in modo semplice e non badava minimamente alla moda. Rifuggiva ogni contatto sociale e dunque non si curava gran che del suo aspetto, se non per la linea e la pulizia personale. Anche per quella prediligeva prodotti naturali, in sostanza usava quasi solo il sapone. Aveva una gran specchiera in cui amava rimirare il suo corpo asciutto e completamente privo di grasso. Ora che si era affrancata dalla schiavitù dell'ufficio, che la costringeva all'immobilità sulla scrivania, davanti a quell'insulso computer, poteva fare molto più moto e la sua figura ne avrebbe ulteriormente guadagnato.
Anche il riscaldamento era perennemente spento, per scaldarsi non aveva che da fare ginnastica.
Data l'alimentazione sana e le lunghe ore all'aria aperta tra passeggiate e giardino, dunque sempre con una leggera, ma continua e tonificante attività fisica, la sua salute era di ferro e così non aveva spese di medicinali.
I denti al contrario erano andati, ma li aveva reimpiantati. Neppure gli assorbenti costituivano una voce di spesa perché l'amenorrea era oramai più che decennale.
Era aprile. L'aprile di un anno mite. Ciò favorì le sue attività e le fece gustare appieno la libertà che si era appena conquistata. Maggio e giugno passarono in fretta. Quando si è felici il tempo corre. Luglio fu molto piovoso, ma la circostanza non incise per nulla sulle sue camminate, solo ridusse il tempo dedicato al giardino e all'orto. Lesse un po' di più e fece qualche giro per i negozi. Solo per guardare. Mescolarsi all'umanità deforme le dava un po' di fastidio, ma le dava anche un sottile piacere nel farle toccare con mano la sua superiorità e la rafforzava nella convinzione che il suo fosse lo stile di vita più consono ad un essere evoluto.
Si sentiva un asceta, una monaca zen insensibile ai richiami illusori del mondo e soprattutto a quello più infido, la sirena del cibo.
In un ristorante o in una pizzeria, un fast-food o in qualsiasi negozio di alimentari, eccezion fatta per la botteguccia del suo fruttivendolo, dove comprava quel poco di frutta e verdura, yogurt e succhi di frutta, no, lì non poteva proprio entrare. Quelli erano gli avamposti del male, che aveva ormai conquistato quasi l'intera umanità, era terra maledetta, su cui non posare il piede.
Agosto, con le giornate che si accorciavano, le portò un po' di malinconia. Inoltre dovette rallentare un po' le sue uscite podistiche. Fino ad allora il capogiro che la prendeva al ritorno era stato parte integrante della gioia del camminare, una sorte di ebbrezza finale, prima di tracannare avidamente qualche litro di acqua, lavarsi e, dopo la camminata serale, andare a dormire sognando ancora di camminare e camminare. Ora però i giramenti di testa la prendevano anche lungo la strada costringendola a qualche sosta. Presto imparò a sfruttare queste interruzioni forzate per meditare e così, perdendo la percezione del tempo, le fermate si allungavano a dismisura.
In settembre cominciò a sentirsi un po' debole e accorciò i percorsi consueti, ma non diede peso alla cosa, vi ci si adattò senza nemmeno domandarsene le ragioni.
Ad ottobre iniziò ad uscire meno frequentemente, a novembre di rado.
A gennaio il fruttivendolo cominciò a chiedersi dove fosse sparita quella sua cliente scheletrica e taciturna, ma regolarissima nei suoi piccoli acquisti.
A febbraio la trovarono praticamente mummificata. Era crollata al suolo in mezzo alla stanza con la finestra aperta e la temperatura era così rimasta sempre sotto lo zero.
Tra la pelle e le ossa non c'era poi più carne cosicché la pelle si era seccata e aveva aderito alle ossa.
Tutti quella che la videro, poliziotti, becchini l'anatompatologo, pur essendo abituati a vedere di tutto, ebbero qualche difficoltà a dormire dopo averla contemplata, cosa che del resto succedeva già a taluni di quelli che la incontravano durante le sue ultime passeggiate. Solo lei si era vista, fino all'ultimo, bella. Bella e magra. Ma si sa, la perfezione è metastabile e non può durare a lungo. La notizia del ritrovamento della sua mummia occupò uno scarno trafiletto sul giornale locale e finì poi su un sito web pro-anoressia, dove le consorelle anoressiche magnificarono la mancata decomposizione del suo cadavere come una sorta di prova di santità, di perfezione e di estrema salute fin oltre la morte.

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