lunedì 22 agosto 2011

IL VIAGGIO

L’anima tremava, ritta davanti al Trono, nel giorno del Giudizio.
Dio apri il Libro e cominciò il Giudizio parlando con voce di tuono:
Io sono il Signore, il tuo Dio.
L’anima sentiva il fuoco e la spada del giudizio puntati su di lei, senza scampo, perché il giudizio di Dio era giusto e tutte le colpe che stavano per esserle imputate erano vere.
Non avere altri dèi oltre a me.
E l’anima si vide prostrata davanti ai potenti, si vide, dimentica dello scudo di Dio, confidare in sé stessa, confidare nell’uomo e maledisse i suoi giorni sterili.
Non pronunciare il nome del Signore, Dio tuo, invano.
E l’anima risentì le accuse pronunciate dalle sue stesse labbre verso la sorte che Dio le aveva dato di fronte ai giorni amari e senza luce che l’avevano presa nel loro laccio.
Osserva il giorno del riposo per santificarlo, come il Signore, il tuo Dio, ti ha comandato.”
E i sabati piene di angustie terrene passarono come greggi numerose davanti all’anima, accusandola di tutta quell’attività empia, lontano dal sentiero luminoso della legge di Dio.
E il suono del corno fece tremare il cielo.
Onora tuo padre e tua madre.
E lacrime copiose sgorgarono dai suoi occhi, mentre l’anima vedeva la durezza con cui aveva trattato i suoi genitori, fin dai primi anni pieni dell’egoismo infantile e poi la ribellione alimentata dalla presunzione giovanile e via via fino al disprezzo per dei poveri vecchi ormai bisognosi di tutto e così ingratamente trascurati per seguire le vanità del mondo.
Non uccidere.
E una folla di bimbi morti di fame e di sete in tutto il mondo e per lunghi decenni, anche dopo la fine della sua vita, si affollorono mostrando all’anima il frutto dello sperpero inutile delle risorse naturali che essa aveva perpetrato, per brama di comodità e smodato edonismo.
Non commettere adulterio.
Nel corpo era innocente, ma nel cuore? Da quanti adulteri si era salvata senza merito, solo perché le circostanza non erano state conformi ai turpi desideri del suo spirito corrotto dai sensi? E l’anima si piegava sempre più sotto il peso delle colpe.
Non rubare.
E le piccole frodi ai danni del suo prossimo divennero macigni sul suo cuore e costruirono un muro possente tra l’anima e il volto di Dio.
Non attestare il falso contro il tuo prossimo.
Ora solo ora, vedeva la verità, ma avrebbe potuto vederla anche allora, se essa non le fosse stata così sfavorevole, se solo il suo cuore fosse stato retto e giusto. E l'evidenza dell'indegnità di fronte a Dio la portava a desiderare di fuggire lontano.
Non desiderare la moglie del tuo prossimo; non bramare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna del tuo prossimo.
Di fronte a nessuno dei comandamenti l’anima poteva dirsi innocente e la disperazione più cupa la pervadeva mentre il suono del corno annunciava la fine della seconda ora del giorno.
Misericordia voglio non sacrifici.
E le elemosina date ai mendicanti sulla strada di casa, apparvero chiaramente come colpe, poiché non avevano altro scopo che quello di tacitare la coscienza tenendo il cuore lontano dai bisognosi.
E tutte le omissioni, i pensieri perversi, ogni istante che aveva trascorso dimentica di Dio o senza fiducia nel suo potere e nelle sue promesse scorrevano davanti all’anima tormentandola.
L’angoscia dell’anima cresceva senza fine e l’anima stava per supplicare il Giudice di emettere la condanna, per quanto spietata dovesse essere, ma di liberarla dal giudizio.
In quel mentre suonò per la terza volta il corno.
Dio allora soffiò sull’anima ed ella si sentì subito purificata.
Ecco io faccio di te una cosa nuova, io ti purifico con issopo, e ora sei pura e più bianca della neve.
Dio soffiò anche sul libro e tutte le colpe dell’anima vi furono cancellate e da ogni azione e pensiero malvagio dell’anima si rivelarono conseguenze buone per l’anima stessa e per il mondo intero. Così Dio infatti trae misteriosamente il bene dal male.
I miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie, come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri.
Questo fu il Giudizio di Dio, quindi il Signore si alzò, prese l’anima per mano e la condusse al trono di misericordia. Fece sedere l’anima sul trono e si accomodò ai suoi piedi. L’anima vide allora tutte le sue sofferenze i dolori e i patimenti della sua vita terrena e il Signore la consolava parlando con voce dolce e soave, come brezza di primavera.
Non temere, io sono il tuo scudo e rendo l’amaro della tua bocca dolce come il miele
L’anima vide quindi le sue buone azioni e le trombe degli angeli suonavano acclamando mentre il Signore le sorrideva.
Vide persone consolate, aiutate spiritualmente e materialmente, vide i figli cresciuti nel timore del Signore.
Poi il Signore disse all’anima:
Questa che hai visto sarà la tua vita, se scenderai sulla Terra, e così anche per mezzo tuo, si compirà il mio disegno nella storia dell’uomo. Accetti di andare? Io sarò sempre con te e sarò pronto a riaccoglierti con gioia al tuo ritorno. Vuoi dunque andare?”
Sì, disse l’anima”
Allora il Signore disse:
Questo è il tuo nome
E con il dito scrisse nel cielo il nome dell’anima.
L’anima contemplò il proprio nome e mentre guardava si addormentò.
L’anima si risvegliò lentamente, smemorata e confusa. Attorno a lei cresceva qualcosa, che era parte di lei. E tutt’intorno vi era qualcos’altro, un liquido, e poi un battito e …
Dov’era? Chi era? L’anima cercava di ricordare, con chi stava parlando? E di cosa? E quand’era? Più sforzava di ricordare più il ricordo si confondeva.
Poi l’anima, emise un sospiro di nostalgia, e si concentrò su questa strana materia che le cresceva intorno. Qualcosa l’aspettava, lo sentiva, un compito arduo, doveva prepararsi.
Poco dopo, nove mesi dopo, l’anima già padrona del corpo in cui si era incarnata, con un robusto vagito cominciava a respirare nel mondo mentre delle voci amiche chiamavano il suo nome.

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