Il
vento rovista
con
dita crudeli
nella
mia anima.
Contemplo
il vuoto
l’assenza
di senso
immobile
e commosso.
Mi
attacco a Dio.
Più
tardi
brividi
d’amore
mi
percorrono
spropositati.
Da
lì, il terrore
la
frenesia del dolore
che
invoco a spiegare
la
mia disperazione
quest’angoscia
totale
che
non vale a placare
neppure
la morte.
La
mente di marmo
accarezza
i primi
tremiti
febbrili
e
poi s’apre
la
fuga agognata
su
questo foglio
e
mi domando perché
e
piango per me.
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