domenica 11 dicembre 2011

L’ULTIMA MAGIA


In una immensa pianura, sulle sponde di un grande fiume sorgeva un tranquillo villaggio. Poco fuori dal villaggio in un boschetto di tigli e di querce viveva un vecchio mago scontroso.
Tutti al villaggio lo conoscevano come il mago Balthus, ma in realtà pochi credevano fosse veramente un mago, perché, a memoria d’uomo, nessuno ricordava una sua magia. Di tanto in tanto però dei viaggiatori giungevano da paesi lontani chiedendo di lui e raccontavano che, moltissimi anni prima, nei loro paesi, il mago Balthus aveva operato grandi prodigi.
Il vecchio mago dal canto suo rimandava sempre via in malo modo tali viaggiatori e si teneva alla larga anche dagli abitanti del villaggio.
Solo i bambini andavano spesso e volentieri a trovarlo. Infatti anche se era un po’ burbero, il mago giocava pazientemente con loro e aveva mille cose strane, bizzarre e divertenti, che facevano la felicità dei bambini.
Su tutta la grande pianura venne un anno sfortunato che portò con sé una grande siccità. Le piogge d’autunno infatti non si videro, né la neve d’inverno e a primavera ancora il cielo rimase senza una nube. Così quando giunse l’estate il grande fiume era completamente asciutto, le riserve d’acqua nei campi erano esaurite, le piante rinsecchivano e gli animali erano stremati. Gli uomini non potevano nemmeno lavarsi, anzi già cominciavano a soffrire essi stessi la sete perché non v’era più nulla da bere e poco ormai anche da mangiare.
Tutti erano disperati e non sapendo più cosa fare andarono dal mago Balthus a supplicarlo di aiutarli.
Il mago Balthus da principio cercò di mandarli via, ma quando i bimbi vennero piangendo a tirarlo per le brache non seppe resistere. E accettò di parlare con la gente del villaggio.
Spiegò loro di aver giurato di non esercitare più la magia perché in gioventù ad ogni suo sortilegio, fatto per il bene delle persone, erano seguite direttamente o indirettamente delle sventure ancora più grandi che egli non aveva saputo controbattere con le sue arti magiche.
La gente del villaggio lo supplicò di nuovo:
Se tu non fai nulla, noi moriremo tutti di sete, cosa può succedere di peggio? Se ci farai sopravvivere alla siccità non ti faremo nessuna colpa di tutto ciò che potrà accadere dopo e risolveremo qualsiasi problema con le nostre sole forze.”
Così il mago ruppe il suo giuramento e scagliando formule magiche contro il cielo chiamò a raccolta le nubi. Ben presto cominciò a piovere copiosamente.
La gente fece una grande festa, ma Balthus non ne volle sapere e si rintanò nel suo rifugio.
Dopo una settimana di pioggia qualcuno incominciò ad avere qualche dubbio. Dopo due settimane, il villaggio era già allagato e la corrente sempre più forte minacciava di travolgere case, bestie e persone.
La gente nonostante le promesse fatte tornò a rivolgersi al mago. Balthus, dopo averli sgridati per bene, prese una bottiglia e vi buttò dentro alcuni bocconi di cibo: pane, frutta e verdura, semi e fieno. Poi riunì tutti gli abitanti del villaggio e i loro animali al centro della sua casa, sopra un grande tappeto e con una magia li rimpicciolì e li ficcò dentro la bottiglia. Quindi si trasformò in un’anatra e, presa la bottiglia nel becco, si mise a svolazzare e a nuotare sopra il villaggio ormai completamento sommerso.
Dopo un’altra settimana di pioggia il cielo si riaprì, il sole tornò a splendere e le acque a ritirarsi.
Il villaggio era tutto infangato, ma ancora incredibilmente intatto e anche gli alberi erano ancora al loro posto, anche se un po’ patiti.
L’anatra-mago si levò in volo e fece cadere la bottiglia, che arrivata a terra si ruppe e tutti coloro che vi erano dentro ripresero le dimensioni normali.
Balthus, sempre in forma di anatra, starnazzò forte e volò via e nessuno ne seppe più nulla.

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