domenica 2 novembre 2025

Così i nipoti ricordano Marialuisa

Così i nipoti ricordano Marialuisa 

Letto da Erich 8/09/2025 nella chiesa di Loreto 


Da sempre, la cucina della casa dei nonni in Via Feltre è stato per noi il nodo della famiglia, il punto di incontro privilegiato. Era lì che, tornando prima da scuola, poi dal treno da cui eravamo scesi in stazione o prima del corso del pomeriggio o delle uscite con gli amici, capitava di incontrarsi tra zii e zie, cugini grandi e piccoli che tra una fase di vita e l'altra sarebbe stato altrimenti più facile perdere di vista. Si era creata una dinamica molto dolce e familiare attorno a quella cucina che, come diceva il cartello attaccato su uno dei suoi muri, era "aperta 24 ore su 24, 7 giorni a settimana, con servizio al costo di un abbraccio". 

Era così familiare l'arrivare e trovare una cugina o un cugino ascoltare e riascoltare le tante storie della nonna riguardanti la sua infanzia tra il Cadore, Pesaro e Padova, l'adolescenza e l'università tra Padova, Milano e Bologna, il suo anno a Kiel con la coinquilina Jaqueline e la tesi su Fontane, l'inizio della storia con il nonno, dal primo ballo in veste di traduttrice all'incontro dopo l'esposizione dei cani degli zii a Stoccarda, l'infanzia degli zii e nostri genitori. Per anni, le storie della nonna sentite un'immensità di volte ci hanno dato da riflettere. Pensare a lei che decideva di passare un semestre di università all'estero, da donna negli anni '50, ci lascia ancora increduli. 

Pensare a lei che viaggia per mezza Europa in autostop con le sue amiche, lavorando tra campi in Germania, con quella leggerezza mista ad affidabilità che ancora dopo tanti anni trasmetteva ci sembra ancora assurdo, ma allo stesso tempo così naturale. Forse negli anni aveva perso un po' di quell'intraprendenza giovanile, ma sicuramente non la leggerezza d'animo che le aveva permesso di prendere e partire, di lasciarsi andare e vivere le cose con la speranza e il sorriso. Se c'è una cosa che porteremo sempre nel cuore della nonna Isa è proprio questo, la leggerezza con cui si muoveva nel mondo. Per noi più grandi, quella capacità di accettare e ridimensionare alcune cose che sembravano così grandi e complesse ai nostri occhi è stata tante volte un appiglio, un rifugio che ci accoglieva entrando in quella cucina. In tutti i nostri momenti di crisi, di dubbio e di incertezza sulla scuola, sul lavoro o sulle disavventure nelle amicizie e nelle prime relazioni non abbiamo mai ricevuto dalla nonna una parola di critica, di giudizio o anche solo di opinione non richiesta su cosa avremmo dovuto o potuto fare. La nonna con noi nipoti aveva capito che quello che poteva fare al meglio era una cosa: accoglierci per quello che eravamo. 

Bastava una candela accesa e una preghierina per noi, e per il resto c'era già chi nelle nostre vite ci assisteva nelle scelte, ci guidava in modo più aperto o più critico e ci faceva notare quello che avremmo potuto migliorare. Lei era lì a farci capire con il suo modo leggero che era tutto possibile, tutto una buona scelta, e che ci supportava e voleva bene a prescindere da cosa facevamo e cosa sceglievamo. E che, in fondo, le cose importanti avvengono senza forzarle e anche la peggiore delle tempeste sarebbe presto passata. E quindi nella sua cucina c'era sempre un biscotto, una fetta di torta alle noci e una tazza di tè ad aspettarci, accompagnata da delle orecchie attente e delle storie di un passato di spensieratezza, racconti di una strada che in un modo o nell'altro la aveva portata dove era allora, in compagnia dei suoi nipotini. E nel suo offrirci un rifugio, mostrava con tutta la sua sincerità che quell'esserci per noi era la sua gioia più grande. Non abbiamo conosciuto molte persone così tenere e attente all'altro come la nonna Isa. 

Siamo stati tanto fortunati a poterla vedere e accompagnare nella sua ultima fase della vita, nella vecchiaia che ha dedicato alla cura per tutti questi piccoli umani che le giravano attorno. Da Silvia a Christian, nell'arco di più di vent'anni lei ci ha dato tutte le attenzioni che potessimo desiderare, un po' da nonna e un po' giocando con noi, tornando la bambina che era nel profondo del suo cuore. Non potremo mai esserle abbastanza grate e grati per tutto l'amore che ci ha dedicato. Grazie nonna, e buon viaggio! 


giovedì 16 ottobre 2025

So erinnern sich ihre Enkel an Marialuisa

 Gelesen von Erich am 8. September 2025 in der Loretokirche 


Die Küche im Haus unserer Großeltern in der Via Feltre war schon immer der Mittelpunkt unserer Familie, unser liebster Treffpunkt. Hier trafen wir uns oft mit Onkeln und Tanten, Cousins und Cousinen, die sonst zwischen den Lebensabschnitten leichter den Kontakt verloren hätten. Eine herzliche, familiäre Atmosphäre hatte sich um diese Küche entwickelt, die, wie das Schild an einer ihrer Wände verkündete, “24 Stunden am Tag, 7 Tage die Woche geöffnet war und Bedienung zum Preis einer Umarmung bot". 

Es war so vertraut, anzukommen und eine Cousine zu besuchen, immer wieder den vielen Geschichten meiner Großmutter zu lauschen - von ihrer Kindheit in Cadore, Pesaro und Padua, ihrer Jugend und ihren Studienjahren in Padua, Mailand und Bologna, ihrem Jahr in Kiel mit ihrer Mitbewohnerin Jaqueline und ihrer Abschlussarbeit über Fontane, dem Beginn ihrer Beziehung zu meinem Großvater, vor: ihrem ersten Tanz als Übersetzerin bis zum Treffen nach der Hundeausstellung des Onkels in Stuttgart, der Kindheit meiner Onkel und unserer Eltern. Jahrelang gaben uns die Geschichten meiner Großmutter, die wir so oft gehört hatten, Stoff zum Nachdenken. Der Gedanke, dass sie sich in den 1950er Jahren als Frau für ein Auslandssemester entschied, lässt uns noch immer ungläubig zurück. 

Der Gedanke, wie sie mit ihren Freunden per Anhalter durch Europa reiste, auf den Jugendsalbeitgenossenchaft in Deutschland arbeitete, mit dieser Unbeschwertheit und Verlässlichkeit, die sie auch nach so vielen Jahren noch ausstrahlte, erscheint immer noch absurd und doch so selbstverständlich. Vielleicht hatte sie im Laufe der Jahre etwas von ihrem jugendlichen Einfallsreichtum verloren, aber ganz sicher nicht die Unbeschwertheit, die es ihr ermöglicht hatte, aufzustehen und loszugehen, loszulassen und Dinge mit Hoffnung und einem Lächeln zu erleben. Wenn es etwas gibt, das wir von Oma Isa immer im Herzen tragen werden, dann ist es genau das: die Leichtigkeit, mit der sie durch die Welt ging. 

Für uns Ältere war diese Fähigkeit, bestimmte Dinge, die uns so groß und komplex erschienen, zu akzeptieren und zu relativieren, oft eine Stütze, ein Zufluchtsort, der uns willkommen hieß, wenn wir diese Küche betraten. In all unseren Momenten der Krise, des Zweifels und der Unsicherheit in Bezug auf Schule, Arbeit oder die Missgeschicke in Freundschaften und frühen Beziehungen erhielten wir von Oma nie ein Wort der Kritik, des Urteils oder auch nur eine unaufgeforderte Meinung darüber, was wir hätten tun sollen oder können. Oma verstand, dass das Beste, was sie für uns Enkel tun konnte, war, uns so zu akzeptieren, wie wir waren. 

Es genügte eine brennende Kerze und ein kleines Gebet, und für den Rest gab es bereits jemanden in unserem Leben, der uns bei Entscheidungen half, uns offener oder kritischer anleitete und uns aufzeigte, was wir verbessern konnten. Sie war da, um uns auf ihre unbeschwerte Art zu verstehen zu geben, dass alles möglich war, alles eine gute Entscheidung war und dass sie uns unterstützte und liebte, egal was wir taten oder wählten. Und dass wichtige Dinge schließlich auch ohne Zwang geschehen und selbst der schlimmste Sturm bald vorüberziehen würde. Und so warteten in ihrer Küche immer ein Keks, ein Stück Walnusskuchen und eine Tasse Tee auf uns, begleitet von aufmerksamen Ohren und Geschichten aus einer unbeschwerten Vergangenheit, von einem Weg, der sie auf die eine oder andere Weise dorthin geführt hatte, wo sie heute ist, in der Gesellschaft ihrer Enkelkinder. Und indem sie uns Zuflucht bot, zeigte sie mit all ihrer Aufrichtigkeit, dass es ihre größte Freude war, für uns da zu sein. Wir haben nicht viele Menschen getroffen, die so zärtlich und aufmerksam zu anderen waren wie Oma Isa. Wir hatten das große Glück, sie in ihren letzten Lebensabschnitten 

zu sehen und zu begleiten, in ihrem hohen Alter, das sie ganz der Fürsorge für all die kleinen Menschen um sie herum widmete. Von Silvia bis Christian schenkte sie uns über mehr als zwanzig Jahre hinweg all die Aufmerksamkeit, die wir uns wünschen konnten, teils als Großmutter, teils beim Spielen mit uns, und wurde so wieder zu dem kleinen Mädchen, das sie tief in ihrem Herzen war. Wir können nie genug für all die Liebe sein, die sie uns geschenkt hat. Danke, Oma, und gute Reise!