Il
dibattito sulla riforma della PAC è in corso, ma è improbabile
possa avvenire quel cambio di prospettiva che sarebbe invece
necessario e che è ben comprensibile se si approccia il problema del
riconoscimento dei vantaggi di una economia contadina, realtà per
fortuna sempre più attuale, ma che purtroppo ad oggi non ha ancora
nessun riconoscimento giuridico (una bozza di legge in tal senso
giace da anni in parlamento).
Il
paradigma economico classico, ancora faro degli economisti agrari di
Bruxelles, prevede che l’imprenditore agricolo, massimizzi il
proprio profitto.
L’equazione
che sta alla base è quella del tornaconto, che ogni studente di
economia agraria ben conosce:
TORNACONTO
= VALORE PRODUZIONE – SPESE VARIE – AMMORTAMENTI -
SALARI&STIPENDI – INTERESSI – BENEFICIO FONDIARIO – TASSE
che
possiamo riscrivere, per meglio comprenderla, in termini di
remunerazioni :
REMUNERAZIONE
IMPRENDITORE = RICAVI PRODUZIONI – COSTI PRODUZIONI & GENERALI
– RIPRISTINO BENI DUREVOLI - REMUNERAZIONE LAVORO – REMUNERAZIONE
FINANZIATORI – REMUNERAZIONE PROPRIETARI TERRENI – REMUNERAZIONE
STATO
E’
evidente che per massimizzare la remunerazione dell’imprenditore
(profitto o tornaconto) è conveniente da un lato sotto-remunerare
quanto più possibile tutti i fattori produttivi, dall’altro
sfruttarli al massimo, anche senza tener conto degli effetti sugli
stocks di lungo periodo. In parole povere ciò significa che anche il
terreno è un fattore produttivo come un altro e va semplicemente
sfruttato. Non è in fondo sorprendente che sulle base di questa
impostazione concettuale i terreni agricoli stiano andando incontro
alla progressiva sterilizzazione e le risorse ambientali, importanti
anche in ottica aziendale dato l’impatto agro-ecologico, siano
sempre più compromesse nella loro capacità di rigenerazione .
Nel
paradigma dell’economia contadina, al contrario, gli obbiettivi del
soggetto che esercita l’attività agricola, il contadino, sono
molteplici e possono essere riassunti in tre macro-obbietti
(conservazione del patrimonio, fornitura di servizi, ottenimento di
reddito) che hanno svariate declinazioni economiche e sociali sia in
ambito aziendale sia extra-aziendali in termini di servizi resi alla
collettività (vedi figura: Obbiettivi dell’azienda agricola
nell’economia contadina).
Figura: Obbiettivi dell’azienda agricola nell’economia contadina
Per
quanto riguarda la remunerazione monetaria (il reddito) è sia
illusorio sia iniquo pensare che essa possa derivare in modo
soddisfacente solo dalla vendita dei prodotti.
Illusorio
perché con l’ampliamento dell’offerta di prodotti
agro-alimentari biologici in atto, peraltro auspicabile per gli
effetti sulla salute e sull’ambiente, i prezzi sono inesorabilmente
destinati a scendere, iniquo perché restano non remunerati una larga
parte dei vari servizi svolti dall’azienda agricola a vantaggio
della collettività tra cui in primo luogo quelli ambientali.
Un’integrazione
molto probabilmente necessaria al reddito dovrebbe sortire dalla
remunerazione di servizi ricreativi offerti dall’azienda agricola,
il che però comporta investimenti economici e disponibilità di
personale.
Soprattutto
però una remunerazione completa non può prescindere dalla
compensazione dei servizi ambientali, che un’azienda contadina
(implicitamente biologica) offre in misura consistente alla
collettività.
Va
sottolineato che un’azienda agricola biologica, anche non
completamente all’interno di un contesto di economia contadina,
rende tali servigi in misura considerevolmente superiore rispetto ad
una azienda agricola convenzionale e tanto più quanto più l’azienda
convenzionata sia legata a tecniche basate sulla chimica con tutte le
ricadute negative sulla fertilità dei terreni, sulla salute delle
persone, sulla qualità dell’ambiente.
Remunerare
questi servizi ambientali attualmente offerti gratuitamente
dall’agricoltura (esternalità positive) dovrebbe essere il compito
della PAC, ma tale compensazione per essere efficace in termini di
tutela ambientale ed equa in termini di pagamento del servizio
effettivamente erogato deve essere collegata non già, come oggi
avviene, anche per le misure esplicitamente finalizzate alla tutela
ambientale, alle superfici, bensì all’impiego di lavoro aziendale,
in concreto alle Unità di Lavoro Agricolo.
E’infatti
indubbio che l’intensità di lavoro aziendale sia direttamente
proporzionale ai servizi ambientali mentre l’estensione in termini
di superfici sia più spesso inversamente proporzionale a tali
servizi.
Un
modello da imitare per una politica agraria strutturata in questo
senso esiste: il sistema dei Pagamenti Diretti all’Agricoltura di
Montagna della Confederazione Elvetica.
Purtroppo
di tutto ciò non si sente nemmeno parlare, per questo sarebbe
importante almeno cominciare a diffondere l’idea.