domenica 28 dicembre 2014

MUSICA


Non c’è musica
in me.
Striscio nell’ombra
metallica
di luci blu
lungo il muro
calcinoso
della follia
espandendo tentacoli
di desiderio
nella febbrile angoscia
del vuoto.
Inseguo note, irraggiungibili
dal mio cuore muto,
inferno del mio orgoglio
nera notte
gravida di fiele.

domenica 21 dicembre 2014

NELLA BUONA SORTE


… finché morte non vi separi?
No – disse.
Lei continuò a sorridere come se non avesse sentito o come se lui avesse dato la risposta prevista.
La chiesa non aveva mai visto così tante tonsille tutte insieme.
Il testimone di lui chiuse gli occhi, mentre quelli della testimone di lei si riempirono d'odio, i genitori degli sposi sbiancarono o si accasciarono sul banco. Il sacerdote fissava lo sposo attonito.
No – urlò ancora – non voglio che la morte ci separi, voglio amarti per sempre, ogni giorno presente, futuro e passato. Per l'eternità insieme e sempre nella buona sorte.
La faccia di lei si liquefece: è impazzito - pensò sgomenta, ma intanto il suo cuore si riapriva.
Nessuno ancora riusciva a proferire parola.
Lui la prese in braccio e corse lungo la navata, con un calcio aprì le porte a battente e saltò giù lungo la scalinata come una furia. Attraversò sempre correndo il prato e i primi che riuscirono a reagire e ad uscire dietro di lui lo videro, con lei in braccio, le mani legate attorno al suo collo, sparire nel bosco.
Corse senza mai fermarsi fino a sera come se fosse appena partito, mentre lei si abbandonava nelle sue braccia e nel suo amore folle.
A sera si adagiarono su un prato in fiore c consumarono il non-matrimonio per tutta la notte.
All'alba si presero per mano e si alzarono in volo.
Salirono in alto nel cielo, oltre le nuvole e ancora su fino a sciogliersi nel sole.

domenica 14 dicembre 2014

POMERIGGIO


Ancora i rintocchi
di campane lontane
mi scuotono l’anima
e mi ferisce il mondo
con l’azzurro del cielo
e sospiri e amore
e suoni d’uccelli
silenzioso bevo.

domenica 7 dicembre 2014

LIBERO DI DECIDERE


“Ogni cellula vivente è circondata da una membrana che la separa e la protegge dall'ambiente circostante. Ma la membrana non è ermeticamente chiusa, al contrario permette innumerevoli scambi con passaggi di sostanze, anche complesse, da fuori a dentro e viceversa. Così le cellule possono respirare, nutrirsi, interagire tra di loro, crescere, produrre composti biochimici, metaboliti e cataboliti, che hanno sempre un ruolo e modificano comunque l'ambiente stesso.
A somiglianza delle cellule anche l'uomo non può vivere senza proteggersi dall'esterno e non può vivere senza interagire con l'esterno.
Anche a livello psichico abbiamo bisogno di proteggerci e costruiamo barriere a tale scopo. Ma dove abbonda qualcosa, qualcosa d'altro manca. E le difese che ci proteggono divengono facilmente prigioni, catene che ci impediscono di rapportarci correttamente ed efficacemente con l'ambiente e in particolare con i nostri simili.
Se non siamo in sintonia con l'ambiente la nostra aria è inquinata, la nostra acqua è malata, il nostro cibo è tossico e il nostro corpo deperisce e duole, la nostra anima soffre e le nostre relazioni umane non funzionano.
Se accumuliamo per noi creiamo un'abbondanza di beni, che ci sottrae l'equilibrio interno, corrompe le nostre relazioni e non ci permette più di vivere bene e di far vivere bene chi ci è vicino.
Se diamo il giusto spazio agli altri e al mondo in noi stessi arricchiamo tutti, noi stessi per primi.”
Il discepolo smise di parlare, aprì gli occhi e guardò il maestro.
Gli occhi del maestro parevano socchiusi sicché non era possibile capire se e cosa stesse guardando, ciò nonostante non potevano esserci dubbi che avesse ascoltato attentamente.
I due sedevano uno di fronte all'altro, entrambi nella posizione del loto, sulla cima del colle.
Il maestro guardava verso il mare lontano che luccicava vicino all'orizzonte
Dietro il corpo del maestro si stagliavano cime imbiancate di neve poggiate su rocce pallide e frastagliate. Sotto di loro tutt'intorno sui colli brillava il verde degli alberi e dei prati
Dal bosco sottostante saliva il canto degli uccelli e il vento frusciava fresco sui loro corpi. Nuvole sottili passavano veloci e leggere sopra le loro teste. Il sole era caldo.
Il maestro annuì. Il discepolo richiuse gli occhi.
“Tutto ciò non basta” riprese il ragazzo “giacché pur sapendolo non sono in pace”
“Hai ascoltato il tuo cuore?” sussurrò il maestro
Il discepolo sospirò.
“Ma lei ti ha sorriso” esclamò allegramente, socchiudendo di nuovo gli occhi colpiti dai riflessi del mare.
“Lei?” farfugliò il discepolo, sgranando gli occhi mentre le gote si tingevano come al tramonto.
“Ho visto i suoi occhi” rispose il maestro, sorridendogli ancora “Ma ho visto anche i tuoi occhi”
Questo mi turba. Posso dominare il mio desiderio, ma sono impotente contro il suo desiderio” biascicò il discepolo abbassando lo sguardo verso l'erba rada, la terra scura e i sassi bianchi.
Tu giudichi già i desideri, ma forse essi sono buoni. Qualsiasi cosa tu faccia può essere giusta o sbagliata dipende da te renderla tale.” continuò pacatamente il maestro.
E da lei” e nella sua mente quel lei riverberò come le onde di un sasso in un'acqua ferma.
Tu puoi cambiare i suoi pensieri e lei i tuoi, come io cambio i tuoi e tu i miei, come la terra ci nutre e noi nutriamo la terra” lo sguardo del maestro si allargò fino all'orizzonte.
Il discepolo percepì di nuovo chiaramente il mondo intorno in sé e la sua coscienza per un istante infinito parve ampliarsi fino ai limiti dell'universo.
Maestro il tuo cuore è sereno?”
Lo è”.
I due si sorrisero fissandosi negli occhi, quindi si alzarono e iniziarono a scendere verso la valle.

lunedì 1 dicembre 2014

L'EDONISTA


“Ci si innamora di ciò che ci dà piacere, e non si può trarre piacere se non da ciò che si ama”. Questa frase che aveva pronunciato solo una volta, quasi distrattamente, per poi dimenticarsene, avrebbe potuto essere il motto di Ronaldo Remo Rotti. Tutto il suo stile di vita discendeva infatti da lì. “Cercare il piacere sessuale con tante donne è inutile, solo una donna che ami veramente ti può appagare” era invece una frase che non aveva mai pronunciato, ma che era in lui profondamente radicata e gli rigirava, magari con qualche variante lessicale, non di rado nella testa.
Purtroppo per lui, il grande amore della sua vita si era frantumato in una grandissima delusione, quando, a nozze già fissate, la promessa sposa, ritrovatasi gravida, aveva deciso di convolare con il padre del nascituro, lasciandolo attonito e depresso.
Era una ferita che non si sarebbe più rimarginata completamente e che aveva sconvolto completamente la sua vita sentimentale o meglio, l'aveva praticamente annientata.
R.R. Rotti aveva però altre risorse. Era innanzi tutto un bravo antiquario.
Essendo competente e onesto, abbastanza simpatico, non logorroico, né taciturno (entrambi difetti imperdonabili in un venditore), ma capace di spunti interessanti, attirava persone anche lontane sia come fornitori sia come clienti. Il Padre era stato rigattiere e RR, ne aveva ereditato il negozio, una vetrina in una zona semi-centrale, vicina ad un ampio parcheggio pubblico, con un magazzino capiente. Aveva mantenuto l'insegna “Rotti Rigattiere” aggiungendo però sotto in caratteri non più grandi, ma più accattivanti “Antiquario”.
La sua casa era distante poche centinaia di metri dal negozio, all'ultimo piano di un vecchio palazzo con un grande terrazzo. Gli arredamenti erano d'epoca, ma molto curati e impreziositi da soprammobili non di grande valore, ma molto interessanti, anche i numerosi quadri non erano di particolare pregio, ma scelti con gusto e ben accostati, la biblioteca di rilevanti dimensioni conteneva molti volumi in edizioni eleganti e per la maggior parte classici e saggi di varia natura, molti di gastronomia.
Oltre ad un vecchio grammofono, che leggeva i vecchi vinili compresi i 78 giri, di cui aveva una piccola collezione tra musica classica, jazz e blues e successi del primo dopo guerra, possedeva un impianto moderno con diversi DVD di musica classica e etnica. La televisione era piccola e messa un po' in un angolo.
RR era un buongustaio, aveva frequentato i migliori ristoranti, sia della città, sia dei luoghi che aveva visitato per turismo e per lavoro. Poi era arrivato ad un punto in cui il piacere della degustazione gli era sembrato monco e aveva iniziato ad appassionarsi alla preparazione del cibo.
Questa nuova passione oltre ad impegnarlo in cucina lo aveva spinto a selezionare con cura i negozi, poi era arrivato ad approvvigionarsi direttamente in campagna, infine aveva trasformato il terrazzo in un piccolo orto per potersi produrre per lo meno le spezie mediterranee, ma poi un po' alla volta un po' di tutto e così catturare appieno la fragranza e gli aromi dei cibi.
Anche la colazione era divenuta un pasto importante mentre in precedenza si era limitato ad un caffè e persino gli spuntini di metà mattina e del pomeriggio erano occasioni di degustazioni di pane, salatini e biscottini, tutti fatti in casa, con estratti di frutta e verdura e tè accuratamente selezionati.
Tutti i passaggi nelle preparazioni e nel consumo erano sempre stati mossi dalla ricerca della perfezione organolettica e del conseguente piacere degustativo.
Anche la pulizia della cucina era diventato un piacere strettamente connesso a quello del mangiare.
Come si può cucinare con gioia e mangiare con soddisfazione in una cucina che non sia pulita, profumata e ordinata? Qualche buona bottiglia di vino, ma anche tè e tisane erano un compendio necessario cui RR dedicava un congruo spazio in dispensa e soprattutto nel budget alimentare.
RR badava certo alla qualità, ma anche alla varietà del cibo, ma alla fine ciò risultava anche in una certa abbondanza quantitativa. Per sua fortuna egli era costituzionalmente magro.
Forse per la vita molto tranquilla o per la qualità del cibo o forse di nuovo per dote genetica, RR godeva fondamentalmente di buona salute e ciò era una vera fortuna in quanto egli aborriva gli ospedali, come anche i cimiteri e tutti i luoghi e le persone in cui si leggesse troppo chiaramente la sofferenza. Ciò non faceva di lui una persona particolarmente aperta alle opere caritatevoli.
Ma il percorso con cui per gustare appieno il cibo RR era diventato prima cuoco e poi contadino non poteva fermarsi lì.
Cominciò così ad interessarsi di fisiologia per arrivare ad una dieta che lo portasse a digerire senza sforzo e dunque con piacere, e infine giunse ad interessarsi in chiave edonistica delle funzioni corporali.
RR era molto regolare nei bisogni grossi, defecava infatti tutte le mattine dopo colazione, ma anche in quelli piccoli, urinando con precisione quasi cronometrica ogni 2 ore. Ma per poter trarre piacere anche da queste attività imparò ad attendere qualche minuto prima di espletare le funzioni. Non troppo a lungo, altrimenti la cosa si trasformava in sofferenza e liberazione da questa, ma giusto quel tanto da rendere più sensibile il senso di liberazione e di appagamento. Equilibrio non facile da trovare che presuppone grande consapevolezza e capacità introspettiva. Ronaldo aveva questa capacità e anche il tempo da dedicare a sé stesso. Egli era infatti fondamentalmente una persona sola e la maggior parte dei suoi contatti sociali si svolgevano in ambito lavorativo, nel suo negozio, o in negozi e uffici per le necessità ordinarie.
Non che non avesse qualche amico e del resto alcuni clienti erano ormai divenuti anch'essi amici, che passavano da lui più per chiacchierare che per comprare, ma tutto ciò non occupava più di tanto né il suo tempo né il suo cuore.
Arrivato all'età della pensione iniziò a diradare gli orari del negozio e mise fine alle uscite alla ricerca di pezzi da vendere, ma non chiuse mai il negozio. La passeggiata dopo colazione verso il negozio era un rito cui non poteva rinunciare e spolverare in negozio e vedere qualcuno di quando in quando erano dei buoni passatempi per un anziano.
Ma con l'avanzare dell'età un nuovo grande enigma si affacciò alla sua mente: come trarre piacere dalla Morte? Ritornando gioiosamente a Dio, certo. Già, ma quale Dio? Non si poteva sceglierlo, era quello che era se pur era, inoltre affidarsi al Dio sbagliato per la morte poteva avere delle conseguenze infauste per il seguito e se nel momento della morte cade il velo la scoperta dell'errore poteva distruggere lo stesso momento del trapasso.
LA questione gli si presentava via via sempre più di frequente, più insistentemente, con sempre maggiore forza, era sempre più difficile da mettere in disparte fino ad arrivare a minacciare tutti gli altri piaceri di cui si era circondato, con la sua ombra di inquietudine.
Il problema del trapasso in realtà non aveva significato, ma RR non lo seppe mai, perché Ronaldo Remo morì nel sonno.

domenica 23 novembre 2014

WEINEN


Ho pianto
un pianto amaro
con la bocca storta
e i singulti soffocati
un pianto stentato
che esce a fatica
ma lascia dentro il dolore
ho pianto
come il legno verde
prostrato dalla neve
desiderando di essere secco
per spezzarmi
pur di sottrarmi al peso
ho pianto
in silenzio
davanti al silenzio
di Dio.

domenica 16 novembre 2014

IL SEGRETO DEL VII GIORNO


All'alba del settimo giorno gli angeli iniziarono ad intonare un canto di lode a Dio per le meraviglie della creazione. Dio essendo onnipotente riesce a riposare anche mentre gli angeli cantano pur avendo, per così dire, un orecchio finissimo. Infatti si accorse subito che al coro mancava una voce.
“Lucifero” chiamò.
“Osanna al mio Signore”
“Cosa ne dici?”
Forse penserete che la domanda sia un po' stringata, ma gli angeli sono creature estremamente intelligenti e Lucifero capì al volo la domanda, per cui in effetti la domanda era perfetta, del resto Dio sa il fatto suo.
“Signore tutto ciò che fai è perfetto”
“Ma?”
“Ma sarebbe piaciuto anche a me creare qualcosa o sei forse geloso?”
Dio che non può alzare gli occhi al cielo, perché il cielo è sotto di lui, quindi semmai dovrebbe abbassare gli occhi al cielo, e pur non potendolo fare resta onnipotente perché essendo onnipotente può non poter fare qualcosa e restare per l'appunto onnipotente, Dio dunque alzò gli occhi al cielo, anche se non si può fare, ma, come saprete e del resto lo abbiamo già detto, Dio è onnipotente.
“E sia, domani potrai creare una creatura”
Sarebbe probabilmente presumere troppo affermare che tutto ciò infastidì Dio e gli rovinò il suo giorno di riposo, anche perché in effetti la cosa veramente spiacevole accadde, per opera di Lucifero, il giorno seguente.
Non a caso il primo giorno lavorativo della settimana non è un giorno particolarmente gradevole.
E Lucifero quel primo giorno dopo la festa creò la limaccia.
Dio gli disse: “Dalle un nome”
“Slekanc”rispose Lucifero.
“Bello” sorrise Dio “vieni, vediamo cosa ne pensa l'uomo”
Scesero ad Eden e all'uomo fu chiesto di osservare le limacce per una settimana.
La domenica successiva Dio e Lucifero tornarono dall'uomo.
“Sono ingorde, sgraziate, viscide, puzzolenti, cannibali, turpi nei costumi sessuali, del resto mio Signore sono aborrite da tutte le creature, sono le uniche infatti che nessun altra vuole mangiare e questo può diventare un problema giacché esse sono così voraci e così prolifiche.”
Mentre l'uomo parlava le oche e le anatre starnazzavano lì vicino. Ciò non dava fastidio a Dio, che può ascoltare infinite conversazioni simultaneamente, ma infastidì l'uomo che pensò:
“Perché non chiudono il becco”.
Dio sistemò subito le cose, toccò con il suo pensiero i loro becchi e istantaneamente queste furono attratte dalle limacce e cominciarono a mangiarle facendo quindi nel contempo silenzio.
L'uomo sorrise compiaciuto e lodò Dio.
Ciò invece non piacque affatto a Lucifero che, lui sì, era geloso e già si pregustava di vedere gran parte della creazione di Dio divorata dalle sue creature.
Lucifero fece finta di niente, per quanto con Dio non serva, ma pensò subito di vendicarsi. Andò così a parlare al serpente che viveva sull'albero di mele, che poi, dato il ruolo che ebbe fu anche ribattezzato albero della conoscenza del bene e del male, ma questa è la parte della storia che è ben nota.

domenica 9 novembre 2014

IL SIBILO CHE GAD NON SENTi'


Gad prese il tablet nuovo fiammante che aveva ricevuto il giorno precedente per il suo 16° compleanno e lo mise nel cassetto. Amava la matematica, ma con il tablet sotto il naso non riusciva a concentrarsi e per il giorno seguente aveva un bel po' di esercizi di fare, complice anche il fatto che il giorno prima a causa del party di compleanno non aveva studiato affatto.
Aprì libro e quaderno e impugnò la penna.
Stava per iniziare a copiare l'equivalenza sul quaderno quando suonò l'allarme. Mollò la penna e balzò in piedi con il cuore in gola.
Perché ancora? Non ne poteva più del panico che lo travolgeva ogni volta che sentiva quel suono, dell'angoscia che lo attanagliava mentre correva al rifugio, del sibilo da cui riconosceva il missile in arrivo. Non ne poteva più nemmeno di vivere con l'ansia costante di sentire suonare l'allarme. D'improvviso un'idea strana lo attraversò: bastava accettare l'idea della morte, non scappare più, essere pronti a lasciarsi colpire e starsene lì tranquilli disposti a prendere ciò che arrivava la salvezza o la distruzione. Si riscosse e cominciò a correre. Sentì il rumore degli Shahak che proprio in quel momento passavano sopra la sua testa. Non se ne rallegrò, sapeva che non era una soluzione al problema. Altri ragazzi come lui sarebbero impazziti di paura per le bombe sganciate da quegli aerei e qualcuno forse sarebbe stato colpito motivando di più qualcun altro a lanciare nuovi missili verso di loro, verso Sderot. Se solo qualche palestinese fosse stato lì con loro e qualche israeliano a Gaza a scappare assieme inseguiti dai missili e dalle bombe nessuno avrebbe più sparato contro l'altro. O forse sì? Forse non bastava, bisognava che ebrei e musulmani si innamorassero tra di loro, si sposassero, facessero figli assieme, diventassero parte di uno stesso popolo con due identità in cui trasmigrare da una generazione all'altra in una direzione o nell'altra o da fondere in una nuova identità sincretica.
Forse per il rumore dei bombardieri, forse per quegli assurdi pensieri Gad non sentì il sibilo del missile.
Chissà quale ragazza, a Gaza, era pronta ad innamorarsi di lui. Non riuscì a darsi una risposta, a immaginare un volto, un corpo, perché in quel momento il missile lo colpì.

domenica 2 novembre 2014

PANTA REI (TUTTO SCORRE)


Παντα ρει, ora in modo fluido ora viscoso, ma scorre.
Ė l'eterna lotta tra il bene e il male.
Nel male c'è il seme del bene e nel bene quello del male.
O sei parte del problema o sei parte della soluzione, non c'è modo di mettersi in un altra posizione.
Non si può risolvere un problema senza capirlo, non si può capirlo senza conoscerlo, non si può conoscerlo senza vederlo.
Ma noi vediamo solo ciò che è visibile e con tutti i nostri sensi fisici cogliamo solo la realtà materiale.
La materia è solo una forma transitoria dell'energia.
L'energia scorre in noi e ci alimenta.
La nostra stessa volontà non ci appartiene integralmente.
E dunque?”
L'uomo, che per tutto il tempo aveva tenuto gli occhi socchiusi, li sgranò e concentrò lo sguardo su quelli del suo interlocutore. Il ragazzo sedeva sul pavimento di legno con tre grosse ceste, una sui due lati e una di fronte a lui. Nella cesta di destra c'erano i baccelli pieni, in quella di sinistra quelli vuoti, al centro i fagioli. Lavorava lentamente e il suo sguardo si perdeva sovente sulla campagna verde fino al bosco lontano che cominciava già a tingersi di giallo e di rosso.
Il leggero sibilo del vento, il ronzio degli insetti, i vari cinguettii degli uccelli gli giungevano come un tutto unico e indistinto che egli non si sforzava di interpretare. Non poteva vedere chiaramente il volto, perché la figura che gli si stagliava innanzi era inondata dalla vivida luce che penetrava nella veranda dal lato completamente aperto verso l'esterno, ma captò nel silenzio il mutare dell'intensità dello sguardo su di lui.
Il maestro ascoltava il proprio respiro fluire liberamente, il discepolo attendeva che la risposta scaturisse spontaneamente nella sua mente. Nessuno dei due fece caso allo scorrere del tempo.
Tutto scorre e anche la tua domanda che vibra energicamente in me, già scivola via”.
Il maestro sorrise compiaciuto.

domenica 26 ottobre 2014

RAUCH


Il verme di sangue
mi strozza la gola,
nell’aria di morte
conati furiosi
di vita.

domenica 19 ottobre 2014

IO VEDO


Sotto il cielo nero plumbeo
il viaggio lento
dei pensieri incollonnati
verso luoghi irrilevanti
dove la lama non affonda
nell’amore
con un dolore contenuto
per vedere
per vedere.

GIORNI MIGLIORI


Negli intricati budelli
di una mano cieca
(lungo il sentiero di Dio?)
il peso della nebbia
dell’autunno bavoso
mi si avvita nell’utero
delle ossa incorrotte.
Il sapore amaro
dell’amore
sulle labbra del giorno.

domenica 5 ottobre 2014

SACCO AMNIOTICO


Neve sul fianco boreale
dell’ultimo bastione
poi il riflesso abbacinante
del cielo aperto,
cola lenta e copiosa
dagli stretti passaggi
la sofferenza umana
inonda la gabbia
senza pareti,
ritarda per sempre
l’espulsione del vero
sotto la scorza familiare.

domenica 28 settembre 2014

PANORAMA ITERATO


Ogni giorno
la campagna veneta
mi entra
con rinnovato furore
e languida dolcezza
nell’anima
accartocciata
su questo tempo
instabile
che dalle labbra
tumide
amaro sfugge.

domenica 21 settembre 2014

MATTINO


Ricami di luce
sulle nuvole sottili
il cuore sazio
si gonfia fino alla nausea
della malinconia della terra
prima che il sole continentale
rivitalizzi le case scrostate
i cespugli e le viti spoglie
i campi arati
la tenera erba
verde
come il giorno che nasce
e già ne attendo
la fine.

domenica 14 settembre 2014

APNEA


Mandrie sterminate
calpestano correndo
le carni grevi
e una mano divina
scuote la spina dorsale
fino al germe
della speranza.
C’è calma nel mio cielo.
Questa tristezza inutile
fluisce lenta
più forte
di ogni dolcezza.

domenica 7 settembre 2014

CAMBIAMENTI


Nel cielo aspro
rari voli
a sfiorare
le rocce irte
chiazze di neve spruzzate
sui prati spogli
il groviglio dei tempi
e delle passioni
non si discioglie
nel nuovo mattino
non cambia colore
nella sera del desiderio.

domenica 31 agosto 2014

AUTO


La bianca bava
dell’Icaro tecnologico
domina nell’illusione
dei sensi il disco
arancione del sole
fosforescente.
L’opera silenziosa dell’uomo
giace immobile spruzzata
nello struggente respiro
della terra veneta
ch’io solo immagino
diviso dalla mia quiete
in questa gabbia
veloce e confortevole.

lunedì 25 agosto 2014

UOMINI


Frammenti di Dio
senza memoria
infusi nella carne
con coscienza incerta
non vediamo oltre la pietra
oltre il limite
ch’è dentro il limite.
Non sappiamo
che piangere.

martedì 12 agosto 2014

DOLORE


Rabbioso compagno
velato di sonno
il tuo artiglio
nella carne
mi avvelena
apre un camino
per l’eterno.

lunedì 4 agosto 2014

WARTEN


Non voglio aspettare
ma oziare
non guardare
ma essere assorbito
dall’orizzonte opaco
dal solco profondo.
Voglio perdere coscienza
e contemplare il giorno
nell’ondeggiare asincrono
nel taglio netto
dell’occhio interno.

domenica 27 luglio 2014

PENSIERI


Scaglie di sentimenti
nel groviglio sconnesso
dei pensieri,
incalzato
da livida febbre
dalla sete di pianto
da sommessi deliri.
Il miracolo della carne
e l'anima nuda
che geme e si raggruma.
Il turbinio informe
delle opere
specchio di follia
attorno e ovunque.
Inutile, inutile, inutile:
altro non so
altro non ho.
Altro so, altro ho
e mastico amare menzogne.
Contemplo il dolore
che temo di vincere.
Sospirando con
le mani nodose.

domenica 20 luglio 2014

INVERNO


Il tempo arido
delle risposte inconclusive
risacca spettrale
nel gelo
del nuovo inverno
senza lasciare traccia:
pensieri, eventi, sensazioni
si inabissano
in gorgoglii muti
lasciandomi nudo
e inespressivo,
la lingua atona
e secca.

domenica 13 luglio 2014

CITTÁ


Ancora la nausea
mi assale
l’aspro disgusto
per il formicaio umano
di cui sono parte.
L’ansia del sonno
mi opprime le membra
e lo sgomento
di ciò che non conosco.

lunedì 7 luglio 2014

LA PAROLA PERFETTA


Come può nascere
la parola esatta
dal pensiero obliquo
troncato, storto, ritrito?
La speranza di salvezza
dalle mani dell’uomo?
La gioia
da questa parvenza
di vita?
Come l’aria
nell’asma
mi manchi.

domenica 29 giugno 2014

HEUTE


Oggi le onde hanno battuto
e si sono ritirate dolcemente.
Oggi il sole non ha visto
i nostri volti scavati
sfiorire senza rabbia.
Oggi il giorno ci ha illusi
con il profumo della pioggia
e la sera ha portato
un mesto conforto agrodolce
e il riposo caldo che serviva.

domenica 22 giugno 2014

AD LAETITIA


Il cielo ripiegato
in striscie bianche
e plumbee
si è chinato
fino al vicino orizzonte,
un’immenso dolore
impregna le nubi
e incombe,
tralicci come croci
implorano contro il cielo
e scheletri nudi
di alberi neri,
poche gocce
tamburellano nervosamente,
l’angoscia ristagna nell’aria
s’accresce per osmosi
attraverso i miei occhi,
così si macera
quest’attesa di gioia.

domenica 15 giugno 2014

BETE


Parole vane
scaglie sdrucite
di sapienza
imploro e maledico.
La vita è sporcizia.
Barriere di tempesta
rabbia e rancore
sul metallo lucido
avvolto nel silenzio
dell’alba morente
minaccia evanescente.

domenica 8 giugno 2014

GRUMO DI TEMPO


Sipari infiniti di pioggia
per un giorno ancora,
il lamento pungente
della mano arida
come velo nella notte,
il respiro del sonno
caldo sul mio collo
e l’ansia della tenebra
mi inchioda al pensiero
- lontano -
del mattino.

sabato 31 maggio 2014

VIALE VENETO


Il sentimento inestricabile
che mi slega a tutto
trasuda come sangue
sullo specchio opaco
e tumultuosi silenzi
mi percuotono
tra i rumori importuni
del meriggio estivo.

domenica 25 maggio 2014

LETIZIA FRANCESCANA


Chiazze algide
di luce
sulla calce rugosa
i riflessi della Geenna
tra i fiori e gli altari
parole di pace
straziate nell’aria
attonita
pregna di pianto
e stridore
vuota d’amore.
Io mi rinserro
vacuo
nel freddo
nel buio.

domenica 18 maggio 2014

REQUIEM


Troppo umano
io sono
per la perfezione
del perdono,
un rancore sordo
e strisciante
incrostato al fondo
dell’anima.
Non così
il perdono
di Dio
e così, io perdono
a Dio
la mia incapacità
di capire.

domenica 11 maggio 2014

BONSAI


Rami contorti e senza frutti
foglie piccole e spesse
atroce perfezione.
Non così vuole il cuore
plasmato nel dolore.
Antico e vano grido
dell’uomo,
vanità dell’amore
di Dio,
agli occhi bui
del mio piccolo
cuore.

domenica 27 aprile 2014

NELLA LUCE E NELL'OMBRA


Invano cerco la voce
degli sguardi e dei contatti
della presenza e dei pensieri
della confusione in me.
In brevi lampi
scivola la vita
contrazione e dilatazione
nella luce e nell’ombra.
Amaro guardo
queste parole spuntate.

domenica 20 aprile 2014

ANIMA-SIDDHI


Sul letto arido
di un fiume dimenticato
minuscole ombre di insetti
sciamano dai filari densi
e geometrici dei pioppi.
La mia anima ripiegata
infinite volte
sui nodi informi
della passione
non cerca più
di dominare la notte.

domenica 13 aprile 2014

PREGHIERA D'AMORE


Un altro giorno
distrattamente
ho masticato,
un respiro breve
nell’afa estiva,
un sogno stinto
nella matassa del mattino.
Un altro giorno vuoto
che chiede amore
a Dio.

domenica 6 aprile 2014

SCAMPOLI


Mano nella mano
in questo tempo non richiesto
e oltre il desiderio
eppure ora così avaro
di ore, seppur stentate
e frammentate
come raffiche sparate
verso il nulla
come scritte sui TIR
in viaggio, lento, verso sera.

lunedì 31 marzo 2014

NODI


Da squarcio a squarcio
sulla maglia inossidabile
del tempo
grumi rappresi di sangue
sull’inchiodato muro
occidentale
brividi morbidi
come il danzare delle fronde
nel vento riarso
di aprili non vissuti
il profumo del bosco bagnato
sbava tra i denti serrati
e sgronda dalla tempia
giù, lungo la guancia
l’inutile sforzo
di amare.

martedì 25 marzo 2014

NEBBIA


Così bianca e fredda
questa nebbia onnivora
evocatrice di ansie ancestrali
dispensatrice di tristezza
ci isola nei nostri cuori
sempre più muti.

lunedì 17 marzo 2014

DER SINN


Sorge ruvida
dal respiro notturno edulcorata
sghimbescia forma
dal latrato corto
cui affido immemore
come spiccioli inutili
ciò che riannoda
il senso
altro da me.

domenica 9 marzo 2014

STEIN


Il potere orrendo
della pietra,
da fuggire urlando,
non quella aspra
selvaggia
che affiora dalla terra
e sale verso il cielo,
ma addomesticata
prostituita
stuccata e tinteggiata
chiusa in gabbie
senza amore
per proteggerci
dalla vita
con barriere di follia.
Il potere della pietra
cui mi abbandono
inerme e quieto
nel calore materno.

domenica 2 marzo 2014

BRUCHSTUECK


Mondi interi scorrono
senza alcuna assonanza
nell’anima mia
e discorde mi lacero
tra dominio e coessenza.

domenica 23 febbraio 2014

TEMPO INCERTO


Su altri cammini
docili animali
procedono sicuri
seppure qualcuno sparisca
risucchiato dentro oscuri crepacci,
altre uguaglianze
turbano i sogni
di bimbi coccolati
e baciati
da un sole fresco.
Gli stessi passi di ieri,
trascinati nel vento
intrisi di pianto,
scavano imperturbabili
l’antico solco
incuranti
dello spazio diverso
del tempo nuovo
nella terra fertile
nello scabro cemento.
Le nuvole si addensano
l’aria elettrica
attende l’urlo
dalle viscere della terra,
libero, trema, il mio cuore
nella sua gabbia.

lunedì 17 febbraio 2014

SOSPIRO


C’è uno sconforto nuovo
nella tristezza delle cose
nella luce scialba
nell’opera morta dell’uomo
un silenzio profondo
oltre le parole non dette
oltre i sogni e le veglie
oltre i palpiti più sordi
una poesia di lacrime
un’esplosione gelata
di angoscia e preghiera.
Invano setaccio
tra le dita indurite
l’eterea bellezza
di ciò che non conosco
di ciò che non possiedo.

domenica 9 febbraio 2014

DER GOTTESSTOFF


Materia indocile
è la parola
inconsistente e vana
ma signora
del mio orgoglio.
Materia aspra è l’uomo
di incomprensioni e rancori
di stupide furbizie
di infinita malinconia
di voragini abbaglianti.
Materia viva
il dolore
l’amore
Dio.

domenica 2 febbraio 2014

ALBERI NELLA NOTTE


Escono dall’ombra
alla fredda luce
dei fari e dei lampioni
e subito sfuggono
di lato
sotto il nero sipario
simulacri di vita
non umana
e in questo irreale deserto
solitudine e significato
perdono ogni contrario
ma già il tempo discioglie
ogni stupore, e all’alba
il filo sottile del dolore
ricucirà la vita arruffata
la vita che amo.

domenica 26 gennaio 2014

ANCORA UN'ORA


Acuminata selva pietrificata
riarsa e sterile
amaro calice
ebbro di muco
denso di tempo
denso di vuoto
e di mondine curve
sotto canti di vendetta
di sangue rappreso
sulla banchisa muta
di querule voci affogate
di albe soffocate
e spenti baci
e nuvole sciolte
dove la cresta del monte
sprofonda nella piana
nella desolazione senza nome
sprofonda dentro i miei occhi
mentre il tuo volto sfugge
nell’ora che s’appressa
al giorno
che informe dorme.

domenica 19 gennaio 2014

FRIEDE


Al chiarore riflesso
della strada
cammino per la casa silente
contemplo la pace strana
nella mia anima
improvvisamente prosciugata
dalle angosce del mio guscio
forse dal sonno
di chi dorme
senza sogni.

domenica 12 gennaio 2014

GOTTESDIENST


La vertigine
di essere uomo.
Le note dell’organo
mi calpestano il cuore
e nella solita chiesa
mi sorprendono
luce e colori
e la polvere lieve
che sale
nei coni di luce
i dorsi ricurvi
di questo gregge orante
la cui duplice distanza
mi assale improvvisa
dall’insensibilità
e dal sentire
l’amore di Dio.

domenica 5 gennaio 2014

AL DOMANI


Io piango
nel silenzio del cuore
dentro il silenzio della stanza
tra il rumore del mondo
ma non sono malato
guardo la mia forza
vana
afflosciata in queste ossa
stretta nelle viscere
ma non sono malato
penso cento volte
di morire
e ne sospiro
come in un incontro d’amore
ma non sono malato
conati nell’anima
conto ogni attimo
nella notte invernale
del Northumbria
vivrò perché
non sono malato.