domenica 23 novembre 2014

WEINEN


Ho pianto
un pianto amaro
con la bocca storta
e i singulti soffocati
un pianto stentato
che esce a fatica
ma lascia dentro il dolore
ho pianto
come il legno verde
prostrato dalla neve
desiderando di essere secco
per spezzarmi
pur di sottrarmi al peso
ho pianto
in silenzio
davanti al silenzio
di Dio.

domenica 16 novembre 2014

IL SEGRETO DEL VII GIORNO


All'alba del settimo giorno gli angeli iniziarono ad intonare un canto di lode a Dio per le meraviglie della creazione. Dio essendo onnipotente riesce a riposare anche mentre gli angeli cantano pur avendo, per così dire, un orecchio finissimo. Infatti si accorse subito che al coro mancava una voce.
“Lucifero” chiamò.
“Osanna al mio Signore”
“Cosa ne dici?”
Forse penserete che la domanda sia un po' stringata, ma gli angeli sono creature estremamente intelligenti e Lucifero capì al volo la domanda, per cui in effetti la domanda era perfetta, del resto Dio sa il fatto suo.
“Signore tutto ciò che fai è perfetto”
“Ma?”
“Ma sarebbe piaciuto anche a me creare qualcosa o sei forse geloso?”
Dio che non può alzare gli occhi al cielo, perché il cielo è sotto di lui, quindi semmai dovrebbe abbassare gli occhi al cielo, e pur non potendolo fare resta onnipotente perché essendo onnipotente può non poter fare qualcosa e restare per l'appunto onnipotente, Dio dunque alzò gli occhi al cielo, anche se non si può fare, ma, come saprete e del resto lo abbiamo già detto, Dio è onnipotente.
“E sia, domani potrai creare una creatura”
Sarebbe probabilmente presumere troppo affermare che tutto ciò infastidì Dio e gli rovinò il suo giorno di riposo, anche perché in effetti la cosa veramente spiacevole accadde, per opera di Lucifero, il giorno seguente.
Non a caso il primo giorno lavorativo della settimana non è un giorno particolarmente gradevole.
E Lucifero quel primo giorno dopo la festa creò la limaccia.
Dio gli disse: “Dalle un nome”
“Slekanc”rispose Lucifero.
“Bello” sorrise Dio “vieni, vediamo cosa ne pensa l'uomo”
Scesero ad Eden e all'uomo fu chiesto di osservare le limacce per una settimana.
La domenica successiva Dio e Lucifero tornarono dall'uomo.
“Sono ingorde, sgraziate, viscide, puzzolenti, cannibali, turpi nei costumi sessuali, del resto mio Signore sono aborrite da tutte le creature, sono le uniche infatti che nessun altra vuole mangiare e questo può diventare un problema giacché esse sono così voraci e così prolifiche.”
Mentre l'uomo parlava le oche e le anatre starnazzavano lì vicino. Ciò non dava fastidio a Dio, che può ascoltare infinite conversazioni simultaneamente, ma infastidì l'uomo che pensò:
“Perché non chiudono il becco”.
Dio sistemò subito le cose, toccò con il suo pensiero i loro becchi e istantaneamente queste furono attratte dalle limacce e cominciarono a mangiarle facendo quindi nel contempo silenzio.
L'uomo sorrise compiaciuto e lodò Dio.
Ciò invece non piacque affatto a Lucifero che, lui sì, era geloso e già si pregustava di vedere gran parte della creazione di Dio divorata dalle sue creature.
Lucifero fece finta di niente, per quanto con Dio non serva, ma pensò subito di vendicarsi. Andò così a parlare al serpente che viveva sull'albero di mele, che poi, dato il ruolo che ebbe fu anche ribattezzato albero della conoscenza del bene e del male, ma questa è la parte della storia che è ben nota.

domenica 9 novembre 2014

IL SIBILO CHE GAD NON SENTi'


Gad prese il tablet nuovo fiammante che aveva ricevuto il giorno precedente per il suo 16° compleanno e lo mise nel cassetto. Amava la matematica, ma con il tablet sotto il naso non riusciva a concentrarsi e per il giorno seguente aveva un bel po' di esercizi di fare, complice anche il fatto che il giorno prima a causa del party di compleanno non aveva studiato affatto.
Aprì libro e quaderno e impugnò la penna.
Stava per iniziare a copiare l'equivalenza sul quaderno quando suonò l'allarme. Mollò la penna e balzò in piedi con il cuore in gola.
Perché ancora? Non ne poteva più del panico che lo travolgeva ogni volta che sentiva quel suono, dell'angoscia che lo attanagliava mentre correva al rifugio, del sibilo da cui riconosceva il missile in arrivo. Non ne poteva più nemmeno di vivere con l'ansia costante di sentire suonare l'allarme. D'improvviso un'idea strana lo attraversò: bastava accettare l'idea della morte, non scappare più, essere pronti a lasciarsi colpire e starsene lì tranquilli disposti a prendere ciò che arrivava la salvezza o la distruzione. Si riscosse e cominciò a correre. Sentì il rumore degli Shahak che proprio in quel momento passavano sopra la sua testa. Non se ne rallegrò, sapeva che non era una soluzione al problema. Altri ragazzi come lui sarebbero impazziti di paura per le bombe sganciate da quegli aerei e qualcuno forse sarebbe stato colpito motivando di più qualcun altro a lanciare nuovi missili verso di loro, verso Sderot. Se solo qualche palestinese fosse stato lì con loro e qualche israeliano a Gaza a scappare assieme inseguiti dai missili e dalle bombe nessuno avrebbe più sparato contro l'altro. O forse sì? Forse non bastava, bisognava che ebrei e musulmani si innamorassero tra di loro, si sposassero, facessero figli assieme, diventassero parte di uno stesso popolo con due identità in cui trasmigrare da una generazione all'altra in una direzione o nell'altra o da fondere in una nuova identità sincretica.
Forse per il rumore dei bombardieri, forse per quegli assurdi pensieri Gad non sentì il sibilo del missile.
Chissà quale ragazza, a Gaza, era pronta ad innamorarsi di lui. Non riuscì a darsi una risposta, a immaginare un volto, un corpo, perché in quel momento il missile lo colpì.

domenica 2 novembre 2014

PANTA REI (TUTTO SCORRE)


Παντα ρει, ora in modo fluido ora viscoso, ma scorre.
Ė l'eterna lotta tra il bene e il male.
Nel male c'è il seme del bene e nel bene quello del male.
O sei parte del problema o sei parte della soluzione, non c'è modo di mettersi in un altra posizione.
Non si può risolvere un problema senza capirlo, non si può capirlo senza conoscerlo, non si può conoscerlo senza vederlo.
Ma noi vediamo solo ciò che è visibile e con tutti i nostri sensi fisici cogliamo solo la realtà materiale.
La materia è solo una forma transitoria dell'energia.
L'energia scorre in noi e ci alimenta.
La nostra stessa volontà non ci appartiene integralmente.
E dunque?”
L'uomo, che per tutto il tempo aveva tenuto gli occhi socchiusi, li sgranò e concentrò lo sguardo su quelli del suo interlocutore. Il ragazzo sedeva sul pavimento di legno con tre grosse ceste, una sui due lati e una di fronte a lui. Nella cesta di destra c'erano i baccelli pieni, in quella di sinistra quelli vuoti, al centro i fagioli. Lavorava lentamente e il suo sguardo si perdeva sovente sulla campagna verde fino al bosco lontano che cominciava già a tingersi di giallo e di rosso.
Il leggero sibilo del vento, il ronzio degli insetti, i vari cinguettii degli uccelli gli giungevano come un tutto unico e indistinto che egli non si sforzava di interpretare. Non poteva vedere chiaramente il volto, perché la figura che gli si stagliava innanzi era inondata dalla vivida luce che penetrava nella veranda dal lato completamente aperto verso l'esterno, ma captò nel silenzio il mutare dell'intensità dello sguardo su di lui.
Il maestro ascoltava il proprio respiro fluire liberamente, il discepolo attendeva che la risposta scaturisse spontaneamente nella sua mente. Nessuno dei due fece caso allo scorrere del tempo.
Tutto scorre e anche la tua domanda che vibra energicamente in me, già scivola via”.
Il maestro sorrise compiaciuto.