giovedì 24 gennaio 2019

RIFORMA DELLA PAC ED ECONOMIA CONTADINA


Il dibattito sulla riforma della PAC è in corso, ma è improbabile possa avvenire quel cambio di prospettiva che sarebbe invece necessario e che è ben comprensibile se si approccia il problema del riconoscimento dei vantaggi di una economia contadina, realtà per fortuna sempre più attuale, ma che purtroppo ad oggi non ha ancora nessun riconoscimento giuridico (una bozza di legge in tal senso giace da anni in parlamento).
Il paradigma economico classico, ancora faro degli economisti agrari di Bruxelles, prevede che l’imprenditore agricolo, massimizzi il proprio profitto.
L’equazione che sta alla base è quella del tornaconto, che ogni studente di economia agraria ben conosce:

TORNACONTO = VALORE PRODUZIONE – SPESE VARIE – AMMORTAMENTI - SALARI&STIPENDI – INTERESSI – BENEFICIO FONDIARIO – TASSE

che possiamo riscrivere, per meglio comprenderla, in termini di remunerazioni :

REMUNERAZIONE IMPRENDITORE = RICAVI PRODUZIONI – COSTI PRODUZIONI & GENERALI – RIPRISTINO BENI DUREVOLI - REMUNERAZIONE LAVORO – REMUNERAZIONE FINANZIATORI – REMUNERAZIONE PROPRIETARI TERRENI – REMUNERAZIONE STATO

E’ evidente che per massimizzare la remunerazione dell’imprenditore (profitto o tornaconto) è conveniente da un lato sotto-remunerare quanto più possibile tutti i fattori produttivi, dall’altro sfruttarli al massimo, anche senza tener conto degli effetti sugli stocks di lungo periodo. In parole povere ciò significa che anche il terreno è un fattore produttivo come un altro e va semplicemente sfruttato. Non è in fondo sorprendente che sulle base di questa impostazione concettuale i terreni agricoli stiano andando incontro alla progressiva sterilizzazione e le risorse ambientali, importanti anche in ottica aziendale dato l’impatto agro-ecologico, siano sempre più compromesse nella loro capacità di rigenerazione .
Nel paradigma dell’economia contadina, al contrario, gli obbiettivi del soggetto che esercita l’attività agricola, il contadino, sono molteplici e possono essere riassunti in tre macro-obbietti (conservazione del patrimonio, fornitura di servizi, ottenimento di reddito) che hanno svariate declinazioni economiche e sociali sia in ambito aziendale sia extra-aziendali in termini di servizi resi alla collettività (vedi figura: Obbiettivi dell’azienda agricola nell’economia contadina).

Figura: Obbiettivi dell’azienda agricola nell’economia contadina



Per quanto riguarda la remunerazione monetaria (il reddito) è sia illusorio sia iniquo pensare che essa possa derivare in modo soddisfacente solo dalla vendita dei prodotti.
Illusorio perché con l’ampliamento dell’offerta di prodotti agro-alimentari biologici in atto, peraltro auspicabile per gli effetti sulla salute e sull’ambiente, i prezzi sono inesorabilmente destinati a scendere, iniquo perché restano non remunerati una larga parte dei vari servizi svolti dall’azienda agricola a vantaggio della collettività tra cui in primo luogo quelli ambientali.
Un’integrazione molto probabilmente necessaria al reddito dovrebbe sortire dalla remunerazione di servizi ricreativi offerti dall’azienda agricola, il che però comporta investimenti economici e disponibilità di personale.
Soprattutto però una remunerazione completa non può prescindere dalla compensazione dei servizi ambientali, che un’azienda contadina (implicitamente biologica) offre in misura consistente alla collettività.
Va sottolineato che un’azienda agricola biologica, anche non completamente all’interno di un contesto di economia contadina, rende tali servigi in misura considerevolmente superiore rispetto ad una azienda agricola convenzionale e tanto più quanto più l’azienda convenzionata sia legata a tecniche basate sulla chimica con tutte le ricadute negative sulla fertilità dei terreni, sulla salute delle persone, sulla qualità dell’ambiente.
Remunerare questi servizi ambientali attualmente offerti gratuitamente dall’agricoltura (esternalità positive) dovrebbe essere il compito della PAC, ma tale compensazione per essere efficace in termini di tutela ambientale ed equa in termini di pagamento del servizio effettivamente erogato deve essere collegata non già, come oggi avviene, anche per le misure esplicitamente finalizzate alla tutela ambientale, alle superfici, bensì all’impiego di lavoro aziendale, in concreto alle Unità di Lavoro Agricolo.
E’infatti indubbio che l’intensità di lavoro aziendale sia direttamente proporzionale ai servizi ambientali mentre l’estensione in termini di superfici sia più spesso inversamente proporzionale a tali servizi.
Un modello da imitare per una politica agraria strutturata in questo senso esiste: il sistema dei Pagamenti Diretti all’Agricoltura di Montagna della Confederazione Elvetica.
Purtroppo di tutto ciò non si sente nemmeno parlare, per questo sarebbe importante almeno cominciare a diffondere l’idea.