domenica 19 febbraio 2012

PRIMITIVI (VERSO LO SPAZIO)


I piccoli e gli adulti che non facevano parte dell'equipaggio fluttuavano nella sala panoramica dell'arca. Dopo un mese di permanenza nello spazio si muovevano ormai con sicurezza in assenza di gravità. Durante quel mese l'arca aveva orbitato in attesa che le macchine completassero i lavori di costruzione e i test, compresi quelli attitudinali sui passeggeri. Ora era giunto il momento di partire verso lo spazio aperto. Tutte le sei pareti della sala panoramica - in assenza di gravità non c'erano soffitto e pavimento - erano coperte di schermi che trasmettevano le immagini delle telecamere esterne, cosicché i passeggeri avevano esattamente la stessa visuale a 360 gradi che avrebbero avuto fluttuando in quel punto nello spazio esterno in mancanza dell'astronave. Tutti però guardavano solamente verso il loro pianeta natale, giacché sapevano che lo stavano abbandonando per sempre. La loro stella aveva infatti cominciato la lenta trasformazione in gigante rossa e ormai le condizioni di vita erano al limite.
La sinto-guida teneva come sempre sotto controllo le reazioni dei piccoli, ma data anche la presenza degli adulti, se ne stava in silenzio. Anche perché lei stessa, che pure, essendo fisicamente solo una scatolina di tessuti nervosi e circuiti stampati e quindi un essere del tutto sessile che aveva esplorato il pianeta solo attraverso le telecamere del grande sistema meccanizzato planetario, considerava quella la sua casa e la sua parte emotiva non era coinvolta da quell'addio meno di quella dei mammiferi che accudiva. L'immenso spazio che stavano per affrontare era un salto nell'ignoto che spaventava anche le razionali macchine. La sinto-guida che tramite le telecamere esterne poteva guardare contemporaneamente in tutte le direzioni fissò lo spazio interplanetario e provò uno strano tremito nella sua parte biologica. Un brivido di freddo.

Nessun commento:

Posta un commento