giovedì 28 marzo 2024

Il prelievo (Kafka lo stakanovista)

Kafka era un dilettante - dice Matteo per introdurre il racconto della disavventura che lo ha portato qui nel Castello. 

Anche lui è in largo anticipo, ha il numero 107, noi il 65 e abbiamo appena ultimato le pratiche dell’accettazione, dopo aver aspettato una quarantina di numeri.

Quando entri nella sala d’aspetto del centro prelievo, scansioni il QR code del foglio "Prenotazione CodaWeb", che hai comodamente ottenuto on line dal PC di casa e ritiri la stampa del numero, che verrà chiamato negli schermi prima per l’accettazione e poi per l’ingresso nei laboratori. Le meraviglie della tecnica finiscono qui. La mezz'ora di anticipo con cui siamo arrivati si deve al fortuito caso di avere trovato quasi subito un posto libero nel parcheggio, abilità visiva e fortuna. Il resto del parcheggio è gremito, come al solito, ma grazie a questo exploit abbiamo guadagnato 10 minuti sulla tabella di marcia.

Non posso fare a meno di ridere, pur se sarebbe più consono piangere, ma anche Matteo sorride mentre racconta, con la sua compostezza british, dell’incidente che gli ha procurato la frattura del polso. Colpa dell’altro sciatore che gli è venuto addosso, dice, e bisognerebbe sentire la versione dell’altro per esserne sicuri, ma a Matteo io credo e comunque è sempre colpa dell’altro.

Operato, con inserimento di chiodi che si intravedono sotto pelle. Due settimane fa il ricovero in day hospital per la rimozione dei ferri. Alle  8 del mattino vestito il camice si sdraia sul lettino a digiuno e vede poi i suoi compagni di degenza mangiare prima il pranzo  e poi la cena. E infine alle 8 di sera arriva la cena anche per lui. 

oggi non ce la facciamo ad operarla, resta qui stanotte e la operiamo domani - gli dicono.

Ma il giorno seguente l’operazione viene riprogrammata per oggi.

Fifty fifty che mi operano oggi - ridacchia, ma dentro c’è un grosso sospiro.

Chiacchiere varie e poi arriva il nostro numero: laboratorio 8. Mio figlio, minorenne prende il suo contenitore dell’urina, e io, adulto accompagnatore, la carte consegnateci dallo sportello 2 di accettazione.

Ci sediamo, l’infermiera ritira il contenitore dell’urina, guarda le carte e poi se ne va.

Nello stesso ambulatorio sul letto di fianco una ragazza aspetta con un ago in vena.

L’infermiera che glielo ha infilato è uscita anche lei dopo aver brontolato con la collega segretaria che pretendeva di parlarle proprio mentre infilava l’ago

Non guardo l’orologio, ho imparato a non guardarlo quando sono in attesa, perché guardarlo fa rallentare il tempo. 

Alla fine la nostra infermiera torna e ci informa che l’impegnativa contiene un errore e deve essere sistemata nel frattempo ci invita ad aspettare nelle sedie fuori, dove normalmente staziona chi ha già eseguito il prelievo per i 3 minuti canonici prima della libertà

Noi ci sediamo. In un attimo le sedie sono tutte occupate e c’è pure gente in piedi.

Si sente urlare: una poltrona!

Un’infermiera corre - chi ha detto una poltrona?

Azzardo ad indicare un ambulatorio. di fronte a noi, da lì l’infermiera passa in un altro, poi corre a prendere una poltrona a rotelle con cui porta via una ragazza, colore muro appena incalcinato, che viene parcheggiata nel corridoio dietro l’angolo.

Il via vai è continuo e pare in qualche modo incongruo, gente che parla, che ride, che va su e giù. Penso ai balcani o al nord africa, lì gli ospedali me li immagino così

C’è troppa gente qui - chi ha già fatto il prelievo resti gli altri per favore aspettino fuori - ordina perentoria un’infermiere sbucata dallo stesso angolo. Sembra sensato. Ci alziamo ma fatti due passi veniamo bloccati dalla nostra infermiera - dovete andate voi?

Ci hanno detto che non possiamo stare qui che dobbiamo aspettare fuori - ribatto prontamente per evitare di subire conseguenze fisiche per l’insubordinazione.

Chi lo ha detto? risedetevi subito, voi dovete fare quello che vi dico io 

L’infermiera rabbiosa va a rampognare la collega, ma sono troppo sollevato per il nostro scampato pericolo per seguire il battibecco.

I numeri passano sui monitor appesi in alto, una quarantina, dunque deve essere passata un’altra mezz’ora circa.

Quando ci richiamano nell’ambulatorio l’infermiera fa sedere il figlio e dà due fogli al padre. Che carte sono? - penso. Le guardo: “ritiro referti” e “pagamento”. Ma le avevo già!

Ma queste sono aggiuntive o sostituiscono le precedenti? - chiedo.

Mi dia quelle di prima che le butto.

Poi l’infermiera torna dolce e gentile, come quando ci aveva accolta la prima volta.

Noto però che la sostituzione ci è costata un rincaro del ticket da 27,5 a 37,5 euro, se l’inflazione corre così il tasso ufficiale di sconto non diminuirà mai.

Hai notato papà che nell'ambulatorio c’era un crocifisso attaccato al muro con lo scotch?

Uscendo controllo: nastro bianco, un altro dettaglio, un altro simbolo  nel quadro di disfacimento organizzativo del nostro sistema sanitario.

La cassa è efficientissima e veloce, peccato queste siano le briciole. 

Nel sottopasso per il parcheggio da una porta aperta del retro dell’ambulatorio analisi intravediamo un medico che parla con due uomini in tuta blu da lavoro

ma avete tranciato qualche cavo? non si ode la risposta forse hanno sgranato gli occhi increduli o si sono limitati a fulminarlo con lo sguardo.

No è una battuta - si affretta a stemperare il sanitario - è che siamo isolati dalla rete.

A posto: povero Franz, se deve riallineare il suo Castello per avvicinarsi a questo delirio ne ha da scrivere! Lavora lavora compagno Franz Stakanov Kafka!

Il cielo è ancora grigio e piove sempre, da 3 giorni ormai, ma se la Pasqua religiosa è vicina quella del bel tempo appare lontana. 

Che abbiano una qualche ragione quelli di 3Bmeteo che hanno relegato Belluno all’ultimo posto della classifica dei capoluoghi di provincia italiani con il clima migliore?

Il parcheggio è un caos con macchine che girano contromano e altre parcheggiate in doppia fila in attesa che si liberi un posto.

Martin resta colpito, con il suo istinto da regista, da alcuni bambini che corrono tra le macchine sotto la pioggia. Atmosfera sovietica - osserva.

Io penso sempre al Castello.


Nessun commento:

Posta un commento