domenica 1 aprile 2012

IL CARBURANTE MAGICO


Ci sarà un giorno, fra tanti millenni, una nonna che, su un pianeta lontano, alla luce multicolore di sette lune, racconterà una fiaba ai suoi nipotini:
C’era una volta un uomo, che aveva delle serre sull’asteroide Protobio e una volta alla settimana, con la sua piccola astronave, portava le verdure e i frutti sui pianeti vicini per venderli al mercato.
L’uomo si chiamava Obatzda.
Un giorno un vecchio robot si fermò su Protobio per alcune riparazioni e Obatzda lo accolse nella sua fattoria e gli diede tutti gli attrezzi e i materiali di cui aveva bisogno.
Non volle nemmeno farsi pagare, perché – disse - era contento di aiutare gli astronauti in difficoltà, uomini, androidi o robot che fossero e non gli dispiaceva di avere ogni tanto un po’ di compagnia. Obatzda era infatti l’unico abitante di Protobio.
Il robot allora, confessò ad Obatzda di essere un mago alchimista e di aver realizzato il carburante eterno. Spiegò anche ad Obatzda, che non aveva divulgato la sua scoperta, perché poteva creare grossi problemi, ma ne regalava qualche pezzo solo a persone fidate.
Fu così che Obatzda ebbe il cristallo magico, che messo nel motore dell’astronave, forniva energia senza mai consumarsi.
Il mago robot raccomandò poi ad Obatzda di non rompere mai il cristallo e se ne andò.
Non avendo più problemi di rifornimenti Obatzda cominciò a fare dei viaggi nello spazio per puro divertimento.
Un giorno mentre visitava un lontano ammasso stellare, captò un segnale di emergenza. Proveniva da un’astronave che era stata risucchiata da un buco nero e, grazie all’abilità del pilota, era riuscita a mettersi in orbita appena al di qua dell’orizzonte degli eventi. Passato quel punto l’astronave sarebbe stata inghiottita dal buco nero e ridotta in poltiglia.
L’astronave però non aveva più carburante sufficiente per allontanarsi dal buco nero che la attraeva a sé.
Nell’astronave c’erano tre intere famiglie di coloni in viaggio verso Moebius V.
Obatzda ci pensò su bene e decise che non poteva lasciarli lì a morire di vecchiaia girando attorno ad un buco nero e ignorando il pericolo, raggiunse l’astronave.
Poiché la piccola astronave di Obatzda non poteva trasportare tutti i coloni e Obatzda non poteva certo abbandonare lì la sua astronave, prese il cristallo magico e lo ruppe in due pensando di dividerlo tra la sua astronave e l’altra.
Ma il cristallo frantumato cominciò a reagire in modo molto brutto e, poiché stava per esplodere, Obatzda fu costretto a gettarlo fuori dall’astronave.
Il cristallo esplose, ma quell’esplosione magica, fu attirata nel buco nero e lo dissolse.
Così le due astronavi furono entrambe libere.
Il carburante dell’astronave dei coloni, una volta eliminata l’energia gravitazionale del buco nero, bastò anche per quella di Obatzda per arrivare fino al primo distributore spaziale.
Il pilota dell’astronave, che era una bellissima donna, dopo aver portato a destinazione i coloni, andò su Protobio, sposò Obatzda, che avendo trovato compagnia non rimpianse certo di non poter più andare in giro gratis per l’Universo”.

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