domenica 18 dicembre 2011

LA MINIERA DELLA RICCHEZZA


Un uomo seduto per terra, con la schiena appoggiata ad un albero, piangeva piano e grosse lacrime calde gli rigavano il viso. Quell’uomo si chiamava Pog.
Gänfihel, un elfo dei boschi, che passava di lì, ebbe compassione di lui e si fermò. “Perché piangi così?” gli chiese. “Perché sono povero, ho sempre avuto sfortuna nella vita e dopo aver faticato per nulla, ora conduco un’esistenza misera.” “Non mi pari affamato, né infreddolito, né malato” ribatté l’elfo. “No certo – rispose l’uomo – questa valle è così ricca di frutti e di erbe che basta girare per i boschi e per i prati per avere di che vivere, il clima è mite e io so cucirmi i vestiti. Il problema è che tutti in questa valle hanno una bella casa di legno e almeno un carro trainato da cavalli, mentre io vivo in una capanna di paglia e giro sempre a piedi”. “Mi rendo conto – rispose Gänfihel – che voi uomini avete di queste strane esigenze e sento che sei una persona buona e sincera e anche volonterosa, perciò ti voglio aiutare. Ti svelerò un segreto. Se scaverai proprio qui di fronte nel fianco della montagna, troverai una grande ricchezza. Attento però, non sarà un’impresa facile, ma dovrai scavare e scavare e scavare ancora e ancora. Solo dopo un enorme lavoro e un’immane fatica, se avrai la costanza di continuare a scavare, potrai avere la ricchezza di cui ti parlo.
Pog tutto contento ringraziò Gänfihel, corse a prendere pala e piccone e iniziò subito a scavare. Scavò tutto il giorno e il giorno seguente e quello dopo ancora. Poi iniziò a scavare anche di notte, perché la miniera era diventata così profonda che non giungeva più nel suo fondo la luce del sole. Pog si fermava a dormire solo quando era stremato e usciva dalla miniera solo per raccogliere il cibo che poi portava nella miniera per sostentarsi durante gli scavi.
Passarono le settimane, settimane di grande lavoro. E un giorno trovò una vena di ferro. Tutto contento l’uomo pensò al bel carro e agli splendidi cavalli, che avrebbe potuto acquistare vendendo il ferro. Dopo un po’ però gli tornarono in mente le parole dell’elfo. Aveva parlato di “una grande ricchezza” e aveva anche raccomandato di “continuare a scavare”. Forse non era proprio quella la grande ricchezza di cui aveva parlato l‘elfo. E Pog riprese a scavare.
La roccia ferrosa era più dura e scavare diventò ancora più faticoso, l’uomo procedeva più lentamente, ma continuava a scavare. Dovette costruire una grande gerla per portare le provviste di acqua e di cibo, perché la miniera era ormai molto profonda e il viaggio verso l’esterno era lungo.
Passarono i mesi e un giorno Pog trovò una vena di rame. Tutto contento pensò alla lussuosa casa di legno che avrebbe potuto comprare con i proventi della vendita del rame. Ma poi, passato il primo entusiasmo, di nuovo si chiese se quella vena di rame fosse una ricchezza così grande come aveva promesso Gänfihel. E così riprese a scavare.
Si spinse tanto profondamente nel cuore della montagna che dovette costruire un carretto per riuscire a trasportare tutte le scorte che gli servivano per vivere nella miniera per periodi sempre più lunghi.
Passarono le stagioni e un giorno Pog trovò una vena d’argento. L’argento è un metallo prezioso e l’uomo vide la sua casa più grande e ricca e circondata da un bellissimo giardino con mille alberi da frutto e fiori esotici. Ma ormai la fatica sopportata era tale che non gli sembrò più sufficiente nemmeno questo premio. La ricchezza non gli apparve ancora abbastanza grande e proseguì.
Un giorno, mentre nelle ormai sempre più rare uscite all’aperto raccoglieva cibo nel bosco, vide un asinello caduto in una fossa. Lo liberò e lo curò. L’asinello così divenne il suo compagno e tirava per lui il carretto con le provviste.
Passarono gli anni, ma l’uomo non si avviliva né si stancava e continuava a scavare nella montagna alla ricerca della grande ricchezza. E un giorno trovò una vena d’oro. Con un metallo così prezioso, avrebbe potuto comprare intere campagne e assumere dei braccianti che lavorassero per lui e servitori per la sua casi e autisti per le sue carrozze e avrebbe potuto passare il resto della sua vita riposando negli agi.
Ma così a lungo e così tanto aveva faticato, che pensò il resto della sua vita non gli sarebbe bastato per riposare. A cos’erano dunque serviti tutti quegli anni di fatiche e di sacrifici? Gli elfi sono saggi e sinceri: no non poteva essere neppure quella la grande ricchezza promessa da Gänfihel. E Pog riprese a scavare con ancora maggior vigore.
L’asino aveva imparato a raccogliere il cibo e a riempire il carretto, così l’uomo smise del tutto di uscire dalla miniera.
Passarono i decenni. E Pog scavava e scavava. E un giorno la roccia si fece tenera e quindi all’improvviso franò davanti a lui. E Pog si ritrovò all’aperto. Aveva infatti perforato l’intera montagna ed era giunto sul versante opposto.
L’aria era profumata e i pendii coperti di larici e di abeti, mille ruscelli scendevano spumeggianti nella valle e i canti degli uccelli si rincorrevano con il vento nel cielo azzurro. Dopo tanti anni al buio a scavare nella roccia tutto apparve meraviglioso a Pog: i fiori e le montagne, gli insetti e le nuvole, il sole e l’erba.
Commosso l’uomo pensò: questa è la grande ricchezza promessa da Gänfihel, cosa può esserci di più meraviglioso di tutto ciò? Insieme al suo asino Pog scese nella valle.
Lì vide un uomo che sprangava la sua casa mentre la moglie e i figli l’aspettavano già sul carro con tutti i loro averi. “Come mai partite, lasciando una valle così bella?” chiese sorpreso Pog. E il giovane gli rispose: “La valle è bella, è vero e il legno è buono, ma oltre al legno e ai funghi non v’è altro in questa valle e i pascoli sono magri, invece abbiamo saputo che al di là della montagna esiste una valle in cui abbondano gli alberi da frutto e i cespugli di bacche mangerecce, le erbe e i tuberi commestibili, patate e tartufi, asparagi e radicchi ed erba pregiata per il bestiame. Così andiamo lì a cercare la fortuna. Ma voi sembrate così stanco. Vi prego prima di proseguire il vostro viaggio, che deve essere ben lungo e spossante, fermatevi nella nostra casa a riposare se come dite vi piace questa valle”.
Il giovane partì e Pog molto confuso e stupito della generosità del giovane si stabilì nella sua casa. Guardandosi allo specchio si accorse di essere ormai vecchio. Che strano – pensò - ho passato la vita a faticare per raggiungere una ricchezza che avevo a portata di mano eppure non mi dispiace: in fondo dalla disperazione in cui ero prima di iniziare a scavare la miniera ho poi trascorso la mia vita sempre con la speranza e l’entusiasmo come compagni.
Così finalmente soddisfatto con il suo asino tornò nella miniera, riempì il carro di oro e tornò nella sua valle. Ritrovò il giovane con la sua famiglia, divise con loro la sua ricchezza e visse insieme a loro una lunga serena e agiata vecchiaia e Gänfihel di tanto in tanto passava a trovarlo come un vecchio amico

Nessun commento:

Posta un commento