domenica 30 ottobre 2011

AMORE A LIETO FINE


Fai quello che ti pare, non mi importa un cazzo di te, di troie come …
Il rumore della pesante porta di ferro e il rimbombo nella spoglia stanzetta coprirono le altre parole e anche il gemito del ciclostile contro cui si abbatteva il suo pugno. Sapeva che non sarebbe più tornata. La sedia si schiantò contro il muro con un secco suono di legno spezzato.
Si asciugò il sudore freddo dalla fronte, vuotò una mezza lattina di birra sgasata, lasciandosi cadere per terra. La tensione nervosa lo fece presto rialzare. Meccanicamente tornò al ciclostile.
Non ricordava nemmeno perché lo stesse facendo, ma concentrandosi sui fogli freschi d’inchiostro, incominciò a riprendere il controllo di sé.
In quel momento la porta si aprì, non fece in tempo a girarsi, non vide neppure il lampo. Pezzi del suo cervello volarono all’intorno.
Lo portarono subito fuori e lo infilarono in un sacco sopra al cadavere di lei. Finalmente, dopo tanto tempo rimasero insieme senza litigare.
Più tardi il vento disperse la ceneri dei loro corpi bruciati.

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